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Dalla cravatta al maglione
La figlia Sara racconta la metamorfosi scout-ingegnere


Sara Zolesi“Più babbo, diacono o ingegnere? Sicuramente più ingegnere, sia per il tempo dedicato sia per come questo suo aspetto si riflette sugli altri due”.

Il giudizio di Sara su papà Valfredo è insindacabile. Dal suo osservatorio privilegiato di figlia, dipendente e, per alcuni anni, anche con-parrocchiana giudica senza esitazioni pregi e difetti del padre. “Non vuole mai smettere di imparare, è sempre in cerca e questo credo abbia molto influito sia sul suo lavoro che sul suo personale cammino di fede”.

Una tensione continua che lo porta a non fermarsi mai. “Mi ha sorpreso più la sua decisione di diventare diacono che quella di accettare la proposta di parroco. Lo vedevamo talmente poco che mi chiedevo dove avrebbe trovato il tempo per impegnarsi nella formazione necessaria. Invece è stata la svolta. Costretto a ritagliarsi tempi ha dovuto ridimensionare il carico lavorativo. Non che stesse meno in ufficio, ma contemplava, forse per la prima volta, la possibilità di qualcosa al di fuori del lavoro”.

Ma se le sue caratteristiche da ingegnere hanno influito nel suo modo di stare in parrocchia, anche la sua esperienza con i giovani ha modificato la vita in ufficio. “Il cambiamento più evidente – continua Sara – l'ho visto quando divenne capo scout. Prima era inimmaginabile pensarlo senza giacca e cravatta dopo, invece, è diventato molto più informale. Quella esperienza se non la vita gli ha cambiato sicuramente almeno il guardaroba”.


 
     
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