Il priore

 

 

 

 

 

 

Nei ricordi dei discedenti

Vincenzo Piccini ha tramandato la passione per la farmacia ai suoi discendenti. Oggi può raccontarlo Vincenzo Pierini: il Piccini era il nonno di suo nonno, da parte materna.

Chi era suo nonno?
Farmacista anche lui, e anche lui piore della Confraternita della Buona Morte.
Nel solco della tradizione.
Sì, ma con qualcosa in più. Nelle sue vene scorreva anche sangue di artista: era ceramista.

Aveva qualche ricordo di Vincenzo Piccini?
Certo, ma non era tipo da molte parole, non si abbandonava ai ricordi in mia presenza,anche perché i fatti dei confratelli dovevano restare segreti. A volte però faceva uno strappo alla regola e mi portava alle loro riunioni…ma solo se c’era una festa.

E lì sentiva dei racconti?
Avevano ancora grande rispetto per Vincenzo Piccini, mi raccontavano dei funerali che i confratelli e tutta la comunità gli tributarono. In pompa magna, come testimonia addirittura un atto ufficiale della compagnia. Sua moglie ne fu così riconoscente da donare una Madonnina col bimbo, che purtroppo venne rubata.

I confratelli godevano ancora del prestigio che avevano in passato?
Sì, ma dovuto all’illustre tradizione più che ai meriti attuali. Infatti la Confraternita si spense di lì a poco.

Perché?
Per morte naturale, negli anni ’60: ormai ai funerali pensavano altri, i condannati a morte non c’erano più e ai poveri si pensa con le elemosine.

Lei si è mai occupato della Chiesa dei Morti?
No, non mi piace mescolare storia e leggenda. Preferisco tenermi i pochi ricordi e quanto si legge sui libri, il resto lo lascio ai turisti.