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2 - Kolibe e la guerra
 

 

 

traduzione di Admir Masic

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Kolibe Gornje in sé non ha importanza storico-geografica, e visto che non si trova vicino a ferrovie o svincoli stradali importanti (come ad esempio Doboj o Modica) ha avuto una vita tranquilla, caratteristica di un piccolo paesino lontano da importanti svolte storiche fino all’ultima guerra, quando è stata completamente distrutta.
Durante il predominio turco Kolibe non ebbe sviluppi di rilievo. Lo stesso si può dire per il periodo di dominazione austroungarica (1878-1918). Anche dopo la prima guerra mondiale (1914-1918), il paesino è vissuto ai margini dell’allora regno iugoslavo; ha avuto il suo sviluppo principale dopo la seconda guerra mondiale, nel periodo dal 1945 al 1992. Grazie a un clima politico favorevole nell’allora Federazione Jugoslava (e in particolare nella Repubblica di Bosnia e Erzegovina) Kolibe ha vissuto uno sviluppo più rapido. Si ricorda Hodzic Husein, allora presidente del comune, per il suo contributo allo sviluppo del paese. E con lui si ricordano altri personaggi che hanno garantito a Kolibe il benessere.

Così, appena prima dell’inizio della guerra del 1992-1995, a Kolibe esistevano un moderno ufficio postale e una centrale telefonica, strade asfaltate, illuminazione pubblica, una banca, le scuole elementari e medie, un acquedotto, un ottimo centro sportivo e molti altri servizi sufficienti a garantire un elevato standard di vita. La vita culturale era più vivace che in altri paesini di dimensioni simili. La scuola elementare e media intitolata a Hasan Kikic contava 489 alunni.

Le statistiche dicono che Kolibe Gornje prima dell’ultima guerra (1991) contava 403 famiglie per un totale di 1398 abitanti. (L’enciclopedia Britannica parla di 1401 abitanti). L’occupazione superava il 90%.

I cognomi più diffusi a Kolibe sono: Masic (la famiglia che, secondo molti, è stata la prima a vivere a Kolibe) e poi Mujcin, Zepcan, Havic, Matinjanin, Hodzic, Karic, Plehandzic,Kresic, Maric, Lovric, Selimagic, Kobiljar, Malinovic, Saravanja, Karacic, Obradovic, Havlacan, Bulbul, Naletilic, Idrizi, Dujak, Soldo, Islamovic, Dzinalic, Cvitkovic, Knezevic, Crnogorac, Ergovic, Stefancic, Muminovic, Begzic, Sosolovski, Sarandoski, Crnac, Burmudzija, Rizvic, Sumar, Zoric, Bajric, Mahmutovic, Vuzmek, Cavar, Dugalic, Stuc, Isic, Krdzalic, Mehmedi, Puzic, Rasic, Djakovic, Beslic, Saric, Mehicic, Zovko,Soldan, Tihic, Becic, Susa, Pilipovice altri.
Le nazionalità principali sono (dati del 1992): Bosniaci (musulmani) 84%, Croati (cattolici) 14%, Serbi (ortodossi) 1%, Macedoni, Albanesi, Sloveni e Olandesi in totale 1 %.

Le frazioni sono: Bare, Srednja Mahala, Masici mahala, Zepcani mahala, Matinjani mahala, Dujaka sokak, Eminova mahala, a polja u Kolibama i oko Koliba imaju slijedeca imena: Sasevi, Zelenkusa, Cadjevica, Begluk, Halilovka, Udjuherka, Dijelovi, Docinka, Umina Bara, Gajina, Zasjeke, Utvaj, Johovaca, Lug, Smrikovi, Kladik.

Dal 6 ottobre 1992 all’autunno del 1998 Kolibe è stata un paese distrutto e completamente abbandonato. Le infrastrutture che erano state risparmiate dalla guerra (nel 1992) sono state completamente depredate e devastate. La commissione delle Nazioni Unite impegnata nella valutazione del grado di distruzione dovuto alla guerra ha segnato per Kolibe il cento per cento di distruzione. Nell’autunno del 1998 ha avuto l’inizio il difficile e imprevedibile ritorno degli abitanti di Kolibe alle loro case. Rimarrà noto che chi ha dato il via al ritorno (e ha combattuto più di altri per questo) è stato Ivo Krizanovic, insegnante nella scuola di Kolibe. Ivo passerà anche alla storia come uno dei più grandi combattenti per i diritti umani dei profughi in Bosnia Erzegovina.
Nel 1998 si uniscono a lui: Ferid Masic, Alija Masic, Ismet Masic, Rasim Zepcan, Suvad Zepcan, Alica Masic, Suhbija Lemes, Ferid Mujcin, e ben presto anche Senad Masic, che con la sua successiva attività giocherà un ruolo fondamentale nel rientro degli abitanti di Kolibe e nella ricostruzione di case e infrastrutture.

Il 15 settembre 1998, dopo tanti anni di espatrio, i profughi rientrati dall’estero passano per la prima volta la notte a Kolibe. Di grande aiuto all’inizio è anche un avvocato di Slavonski Brod (ma in realtà di Derventa), Serif Isakovic. Nel 1999, in primavera, a Kolibe tornano diversi abitanti che, lavorando giorno e notte, creeranno le condizioni per una vita normale.
Nel maggio del 2002 Kolibe conta 600 abitanti in 200 case ricostruite. Due terzi di queste sono state ricostruite con l’aiuto della commissione internazionale e del governo federale della Bosnia Erzegovina; il resto lo hanno pagato i proprietari. Sono state ripristinate la rete elettrica e l’acquedotto, la scuola elementare, il centro culturale, la linea del gas, mesdzid, le strade, il centro sportivo “Duganja”. Sono riprese le coltivazioni sul 60 per cento dei terreni. E’ ancora in corso la ricostruzione della moschea. Mentre scriviamo queste parole, ex abitanti di Kolibe vivono nei seguenti paesi: Germania, Svezia, Austria, Olanda, USA, Canada, Australia, Svizzera, Islanda, Croazia, Italia, Danimarca… Comunque quasi tutti tornano a Kolibe, ricostruiscono le proprie case e collaborano, in vari modi, al rinnovamento materiale e spirituale del loro paese d’origine.

Posizione geografica di Kolibe Gornje: 9 km da Bosanski Brod, 11 km da Slavonski Brod (Croazia), 18 km da Derventa, 60 km da Doboj, 200 da Sarajevo.
200 km da Zagabria e 200km da Belgrado.
A est c’è il monte Vucijak, e a ovest il monte Motajica. Cinque chilometri a nord scorre la Sava, cinque chilometri a ovest il fiume Ukrina.
90 metri sul livello del mare.

Archivio Kolibe-Online (maggio2002)

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