Diego vive a Torre Faro da quando era un bambino. Suo nonno ha una villa a due passi dal mare, accanto vivono i suoi genitori e i suoi zii. Anche lui sei mesi fa ha comprato una villetta vicino a quelle della sua famiglia. Ci andrà a vivere tra qualche mese, dopo il matrimonio.


 
Tutte le case della famiglia Vermiglio sono vicine al punto in cui dovrebbe sorgere il pilone siciliano del Ponte sullo stretto, due torri alte quasi quattrocento metri.I Vermiglio vivono abbastanza lontano dai lavori per evitare l'esproprio e abbastanza vicino da subire tutti i disagi che può portare un cantiere grande 153.000 metri quadri, come dire ventitrè campi da calcio messi uno accanto all'altro.

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“L'idea mi spaventa: ci saranno problemi di viabilità, traffico, confusione”, spiega Diego. Mentre parla si rigira tra le mani un cappellino da baseball blu con la scritta Si al Ponte: è uno dei gadget del comitato “Voglia di ponte”, di cui Diego fa parte. Perché, alla faccia della sindrome del NIMBY (ovvero “fatelo ovunque ma non nel mio cortile”), dei disagi, della polvere, dei camion che passeranno a centinaia accanto al suo giardino, lui questo gigante in cortile lo vuole.

I dubbi che hanno fatto schierare molti suoi concittadini contro il ponte non lo sfiorano. Secondo lui tutti i problemi di viabilità sottolineati dai tecnici del Comune di Messina in una relazione di qualche anno fa verranno risolti; idem per il finanziamento delle infrastrutture indispensabili per dare un senso al ponte, come le ferrovie ad alta velocità o delle autostrade che siano degne di questo nome. “Siamo ancora in fase di progetto preliminare, c'è tutto il tempo per fare modifiche. Certo, se il ponte non dovesse essere accompagnato da un contesto infrastrutturale adeguato sarei contrario anch'io. Ma sono certo che non sarà così”.

Vicino alle loro case i Vermiglio stanno costruendo un centro commerciale con un albergo da cento camere. Contano di finire i lavori entro il 2006, proprio quando dovrebbero posare la prima pietra del ponte.Quella che diventerà la terrazza dell'albergo è ancora un piano di cemento grezzo. Camminando bisogna stare attenti ai pezzi di ferro e agli attrezzi sparsi qua e là, ma il panorama ferma il respiro: di fronte, la costa della Calabria, dietro, i laghetti di Ganzirri, sotto i piedi una strisciolina di terra e poi mare e cielo finché gli occhi ce la fanno a vederne.O meglio, finché al posto del cielo non ci sarà un nastro di cemento armato largo più di cinquanta metri su cui passeranno macchine, camion, treni. Una vista che, secondo Diego, attirerà folle di stranieri ansiosi di dormire sotto un ponte.“Non stiamo costruendo in previsione di fare alloggiare qui la gente che lavorerà nei cantieri, puntiamo a un mercato estero: il nostro è un investimento in prospettiva”, spiega Diego.
A rovinargli la festa, però, ci sono due righe di un documento che si chiama PP2RE12001ED001, ovvero la “Valutazione preliminare degli espropri” contenuta nel progetto preliminare stilato dalla Stretto di Messina nel 1992. A pagina 23, nella colonna espropri c'è un nome, quello del nonno di Diego, e il riferimento a una particella catastale.

Vigneto, 12320 metri quadri: è l'area su cui stanno nascendo il centro commerciale e l'albergo. “Prima quello era un terreno agricolo, ma con il nuovo piano regolatore è diventato edificabile. Nel progetto del ponte avevano previsto di farci un deposito di materiali da usare nei cantieri”, spiega Diego, “ma è chiaro che adesso non si può più, dovrebbero buttare giù tutto, e poi quella lista di espropri è vecchia”, si difende.

Che la lista sia vecchia è vero, ma è anche l'unica esistente. Ed è abbastanza singolare che si faccia un investimento di una certa importanza con il rischio di vedere demolito tutto poco dopo l'inaugurazione. Che la sicurezza di Diego venga da un'assicurazione, magari informale, da parte della Stretto di Messina che il loro terreno non verrà toccato? “Che io sappia non ci sono stati contatti, ma non posso dire se i miei parenti ne hanno avuti”. E se davvero vi dovessero espropriare tutto? “E' impossibile”. Pausa. “Impossibile”.