di Laura Venuti
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Qualcuno sta già pensando a dove trasferirsi appena inizieranno i lavori. Luigi invece non ha neanche immaginato cosa farà. Perché lui al ponte è favorevole, ma è convinto che “qua siamo a Messina, e allora altro che prima pietra, la pietra al massimo ce la attaccano al collo, e poi ci buttano a mare”. Il signor Luigi è un floricoltore che una ventina di anni fa ha deciso di trasferirsi da Messina a Torre Faro insieme alla moglie e ai due figli. Vive in un complesso di villette con al centro una piscina. Quando parla del ponte dice sempre “sarebbe”, mai “sarà”, perché per lui questo ponte è tutto meno che una reale possibilità. |
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Ai modelli di sviluppo alternativo, basati ad esempio su un migliore sfruttamento turistico della riserva naturale dei laghi di Ganzirri o di realtà nate da poco come il parco letterario dedicato a “Horcynus orca” (il romanzo di Stefano d'Arrigo ambientato proprio tra Scilla e Cariddi), Luigi non ci crede e quando se ne parla si arrabbia. “Ma quale turismo?” chiede ironicamente mezzo in italiano mezzo in dialetto. Indica la strada, fuori dalla vetrata del bar di fronte casa sua e continua: “Lei lo vede il marciapiede?Lo vede? Certo che non lo vede, non c'è. Questi benedetti turisti dove dovrebbero camminare?” La sfiducia del signor Luigi non colpisce solo i messinesi. “Io ho cinquant'anni, e di ponte ho sentito parlare solo in campagna elettorale. Tutti i politici di destra e di sinistra lo hanno sempre promesso e nessuno l'ha mai fatto. Finora io ho visto solo bauli di carte, camion di carte”. Così si finisce a discutere della “Stretto di Messina”, la società pubblica che si occupa del ponte, e il signor Luigi si arrabbia ancora di più. “Se il ponte si deve fare si faccia, ma se si decide il contrario allora chiudiamo questa società e mandiamo tutti a casa. Ma lei lo sa quanti soldi hanno speso finora? Ecco, io lo vorrei sapere. Se poi in quanto uomo della strada non posso saperlo…”. Nonostante i messinesi, i politici e la Stretto di Messina, però, Luigi continua ad essere disposto a sacrificare la sua tranquillità personale per il sogno del ponte. “In fondo anche dove hanno costruito le autostrade o le ferrovie la gente è stata espropriata. L'importante è che mi paghino il disturbo. Vuol dire che cambierò le mie abitudini e mi trasferirò. Dove ancora non lo so. Ce n'è tanto mare….”. |