La storia

A che punto siamo Com'è fatto I numeri I costi Dove trovare i soldi? La "Stretto di Messina"


 

La storia

I primi progetti per unire le due sponde dello Stretto di Messina vengono presentati alla fine dell'800. Il terremoto del 1908 fa tramontare per un po' l'idea del collegamento stabile, ma già nel 1935 viene presentato il progetto di un enorme tubo sottomarino attraverso cui far passare macchine e treni. Alla fine degli anni ‘60 l'Anas e il Ministero dei lavori pubblici indicono un concorso internazionale di idee per un collegamento viario e ferroviario stabile sullo Stretto.

Nel 1981 una legge dello Stato istituisce la Stretto di Messina S.p.a., cui viene affidato l'incarico di produrre ricerche e studi atti a verificare la fattibilità di un manufatto di attraversamento stabile dello Stretto di Messina.

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I DATI
I LUOGHI
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Nel 1991 viene presentato pubblicamente il progetto, scelto fra varie alternative ( tra cui quella del tunnel sottomarino e quella del “Ponte di Archimede”), di un ponte sospeso con una campata unica (cioè senza strutture di sostegno tra una sponda e l'altra) di 3300 m .
L'accelerazione arriva nel 2001, quando il Ponte sullo stretto viene inserito tra le infrastrutture strategiche che usufruiranno delle procedure speciali previste dalla “legge obiettivo” (legge n°443 del 21 dicembre 2001). Nel corso del 2003 il Consiglio di Amministrazione della Stretto di Messina S.p.A. e il Comitato intermisteriale per la programmazione economica approvano il progetto preliminare.

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A che punto siamo

Nell'ottobre del 2005 il raggruppamento di imprese capeggiato da Impregilo (Impregilo è la capocordata di una variegata formazione composta da Vinci Construction Grands Project, Società italiana per condotte d'acqua spa, Cooperativa Muratori e Cementisti di Ravenna, Sacyr Sau, Ishikawajima - Harima Heavy Industries co ltd, Consorzio stabile Aci scpa) si è aggiudicato la gara d'appalto come general contractor dell'opera: questo significa che toccherà a Impregilo realizzare la progettazione definitiva ed esecutiva e scegliere le imprese terze cui subappaltare i lavori. Il general contractor ha la responsabilità della buona esecuzione dell'opera e della consegna secondo i tempi stabiliti.

Impregilo si è aggiudicata la gara con un'offerta di 3,88 miliardi di euro . Con uno sconto del 12,33% rispetto ai 4,43 miliardi di euro indicati come prezzo a base d'asta. E promette di realizzare l'opera in 70 mesi.
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Come è fatto

Il progetto prevede un ponte a campata unica, cioè senza strutture di sostegno tra una sponda e l'altra, retto da due torri alte come l'Empire State building, cioè 382 metri . Per costruire la torre siciliana bisognerà scavare due buche circolari (una per ogni “gamba” della torre) con un diametro di cinquantacinque metri ciascuna. Il solo cantiere delle torri (quello vicino alle case di Diego, Santino e Gino) secondo alcuni calcoli sarà grande 153.000 metri quadri, come dire ventitrè campi da calcio messi uno accanto all'altro. L'impalcato, cioè il ponte vero e proprio su cui passeranno le auto e i treni, oltre che dalle torri verrà retto da una coppia di cavi, ciascuno con un diametro di oltre un metro. I cavi verranno ancorati a due blocchi (quello sul versante siciliano sarà grande 323mila metri cubi) quasi del tutto interrati. Questo significa che per realizzarli sarà scavata una enorme buca riempita di calcestruzzo. Il blocco di ancoraggio siciliano sarà costruito a pochi metri di distanza dal cimitero di Granatari, l'unico esistente nella zona di Torre Faro e Ganzirri.

L'impalcato del ponte, una volta oltrepassate le torri, diventerà un viadotto (il viadotto Pantano) che passerà sopra i due laghi e sopra molte abitazioni di Ganzirri, ad un'altezza di oltre cinquanta metri. Questo significa che chi attraverserà lo stretto con in ponte non “scenderà a terra” a Faro e Ganzirri. Il viadotto Pantano, che a sua volta sarà retto da piloni (ad esempio quello che dovrebbe essere costruito dove adesso abita Paolo), continuerà il suo percorso con un sistema che alterna gallerie e viadotti e che si collegherà direttamente con le autostrade per Palermo e Catania. La stessa cosa vale per le ferrovie.

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I numeri

(dal sito Strettodimessina.it)

Il Progetto Tecnico

3.300 metri la campata centrale, cioè la distanza tra le due torri
3.666 metri la lunghezza complessiva
60,4 metri la larghezza dell'impalcato
382,60 metri l'altezza delle torri
2 coppie di cavi nel sistema di sospensione
5.300 metri per il diametro di 1,24 metri la dimensione dei cavi
44.352 fili di acciaio per cavo

La portata stradale e ferroviaria

6 corsie stradali, 3 + 2 di servizio
2 binari
6.000 veicoli/ora e 200 treni/giorno la portata teorica

I Collegamenti

20,3 km i raccordi stradali
19,8 km i raccordi ferroviari
10,5 km di raccordi stradali in Sicilia; 6,9 galleria + 1,5 viadotti + 2,1 all'aperto (allacci alle autostrade A18 Messina-Catania A20 Messina-Palermo)
15,2 km di raccordi ferroviari in Sicilia: 13,8 galleria + 0,4 viadotti + 1 all'aperto (allaccio alla nuova stazione ferroviaria di Messina )
9,8 km di raccordi stradali in Calabria: 6,3 galleria + 1 viadotto + 2,5 all'aperto (allaccio al nuovo tracciato  della autostrada A3 Salerno-ReggioCalabria)
4,6 km di raccordi ferroviari in Calabria: 4, 4 galleria + 0,1 viadotti + 0,1 all'aperto (allaccio alla prevista linea di Alta Capacità Napoli-Reggio Calabria )

N.d.r. : i fondi necessari a costruire la nuova stazione ferroviaria di Messina e la linea ferroviaria Napoli – Reggio Calabria non sono previsti all'interno dei sei miliardi di euro per la costruzione del ponte, né la loro realizzazione è in qualche modo obbligata
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I Costi

Il costo di costruzione del Ponte è pari a circa 4,6 miliardi di euro. Questa cifra si riferisce alla sola realizzazione del ponte e dei 40 chilometri di raccordi stradali e ferroviari che servono per collegare il ponte vero e proprio alle autostrade e alle ferrovie già esistenti. Se si parla di fabbisogno complessivo però (cioè se si aggiungono a questa cifra il peso dell'inflazione e degli oneri finanziari, cioè gli interessi, che matureranno nel periodo di costruzione) si arriva a 6 miliardi di euro .

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Dove trovare i soldi?

Il 40% di questi 6 miliardi di euro, secondo le previsioni della Stretto i Messina, si dovrebbero ottenere con un aumento di capitale della società stessa. Dato che la Stretto di Messina è costituita al 100% da soggetti pubblici (vedi infra), i 2,5 miliardi di euro sarebbero soldi dello Stato (per capire come si è realizzata la prima tranche dell'aumento di capitale clicca qui). Il 60% restante, cioè 3,5 miliardi di euro, dovrebbero essere trovati sul mercato con il project financing, cioè quella forma di finanziamento tramite cui le amministrazioni pubbliche possono reperire capitali privati per opere di pubblica utilità. Secondo questa formula, gli investitori privati vengono ricompensati del loro investimento tramite la concessione per sfruttare l'opera stessa, una volta terminata. Nel caso del ponte, dunque, a ripagare i privati dei loro 3,5 miliardi di euro dovrebbero essere i pedaggi pagati per attraversare lo stretto .

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La Sdm

Creata nel 1971 con una apposita legge dello stato, la Stretto di Messina S.p.a. è la società concessionaria per la progettazione, realizzazione e gestione del collegamento stabile tra la Sicilia e il continente. I suoi azionisti sono la Fintecna (una costola dell'IRI), con il 68,8% delle azioni, Rete ferroviaria italiana (RFI, la società del gruppo Ferrovie dello Stato che si occupa della parte infrastrutturale), con il 13%, l'Anas con il 13% e la Regione Sicilia e la Regione Calabria rispettivamente con il 2,6% ciascuno. Sia Fintecna che RFI e Anas sono di proprietà del Ministero del Tesoro. Questo assetto societario è diverso da quello originario che prevedeva che le quote di capitale fossero distribuite così: Fintecna 53%, RFI 12,9%, ANAS 7,7% Regione Sicilia 12,9%, Regione Calabria 12,9%. Il nuovo assetto è il risultato della prima tranche dell'aumento di capitale necessario per finanziare il ponte (vedi sopra ) che la Sdm ha attuato alla fine del 2003. Le quote di proprietà delle regioni Sicilia e Calabria sono sensibilmente diminuite perché le due regioni hanno deciso di non sottoscrivere l'aumento di capitale, per cui le altre tre componenti della società hanno comprato anche le quote azionarie che erano riservate ai due governi regionali.
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