Ma la didattica
può andare avanti solo per chi riesce a seguire
le spiegazioni in italiano. Le lezioni sono
indirizzate a volte solo a una metà della
classe. Per l’altra metà quattro ore la settimana
vengono a scuola i “facilitatori linguistici”,
assunti dal Comune di Prato. “Chiaramente
è troppo poco - esclama Barbara – per il resto
sono gli insegnanti a prendere i bambini stranieri
in piccoli gruppetti e a gestire i corsi di
alfabetizzazione. Servirebbe anche una preparazione
specifica che non tutti hanno perché è affidata
finora all’iniziativa personale”. (Vai
alle interviste)
Al momento è prevista la presenza di un “mediatore
culturale”, cioè di una persona che parla
sia cinese che italiano soltanto al momento
della consegna delle pagelle, quando davvero
comunicare con tutti i genitori è essenziale.
E’ anche una delle poche occasioni in cui
le maestre hanno l’occasione di parlare con
i genitori, perché è difficile farli partecipare
alle assemblee di classe. “I miei alunni sono
comunque molto seguiti dai genitori – racconta
Grazia – si vede che ci tengono all’istruzione
dei figli. La madre di Angelo, ad esempio,
è venuta accompagnata dalla sorella, che parla
italiano, per chiedere che suo figlio ripeta
la seconda, perché le sembra che sia rimasto
indietro”.
Per la formazione
degli insegnanti e per i corsi di “genitorialità”,
come vengono chiamate le riunioni per aiutare
i genitori stranieri a capire il nostro sistema
scolastico, le scuole insieme con il Ministero
della Pubblica istruzione, con la Regione
Toscana, la Provincia e il Comune di Prato
hanno firmato un protocollo di inserimento.
Seicento mila euro sono stati stanziati per
i progetti presentati dalle scuole nel gennaio
del 2008 (Vai al servizio).
La preside della scuola Mascagni, Laura
Papini spiega che il numero di alunni
di origine cinese è destinato ad aumentare.
Nell’anno scolastico 2007-2008 le iscrizioni
hanno avuto un incremento del 15% (Vedi le tabelle). Sessanta
bambini cinesi, che si sono iscritti per la
prima volta, sono stati spostati in altre
scuole perché le classi avevano già raggiunto
il numero massimo di alunni. Il loro inserimento
è stata possibile seguendo il nuovo stradario
scolastico e grazie alla “rete” creata dal
protocollo. (Vai al servizio)
“Se gli
studenti stranieri non riescono a integrarsi
presto, dalle elementari – racconta Alessandro
Levantesi, facilitatore linguistico –
succede che si scoraggiano e spesso lasciano
la scuola”.
L’abbandono
scolastico è “un problema di convivenza” per Andrea Frattani,
assessore comunale che si occupa di un settore
molto particolare, quello alla “Città multietnica”.
Per portare all’attenzione della comunità
cinese la questione, Frattani ha pensato anche
di vietare i festeggiamenti per il capodanno
cinese. Nel febbraio 2007 la sfilata del dragone
non si è svolta per le strade del centro,
ma è stata confinata al centro di arte contemporanea
Pecci. “ Il problema non era il capodanno
– afferma Frattani – volevo spingere
la comunità cinese a valutare i problemi di
convivenza come il decoro urbano e l’abbandono
scolastico: gli alunni cinesi che lasciano
la scuola superiore sono l’85%”. (Vedi
le fotogallerie)
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