“Costruisci la tua vita lontano da qui”


Pubblicato il 17/04/2012                          
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L’AQUILAGiuseppina Vignini e Giulia Tresca. Madre e figlia. Oggi Giulia è una diciannovenne, dal 6 aprile 2009 sono passati tre anni e l’intero mondo della ragazza è cambiato. I suoi luoghi di ritrovo come quelli di tutta la popolazione aquilana, all’interno del centro storico, non ci sono più, se ne sono creati altri in sostituzione, sono cambiate alcune amicizie, si sono create nuove realtà.
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Giulia è diventata maggiorenne , tra qualche mese dovrà sostenere l’esame di Stato. Poi ci sarà l’università che è già sicura di voler frequentare. È il momento di prendere una decisione importante che segnerà il suo futuro e scegliere se rimanere o andare via dal capoluogo abruzzese.

La famiglia Tresca è rientrata nella propria casa quasi subito, già a settembre 2010, ma ciò non significa che tutto sia tornato alla normalità di prima del terremoto. Giuseppina ha anche un’altra figlia, Gloria, di 8 anni. La bambina la notte della scossa aveva un braccio rotto, è stata svegliata di colpo e si è sentita molto male. Da quel giorno non riesce più a dormire nella sua stanza da sola. Anche Giuseppina non si sente più tranquilla dentro casa sua, di notte lascia delle piccole lucine accese e la paura che la terra torni a tremare ancora una volta la perseguita.

“Questa è una zona sismica, sappiamo che il rischio di una nuova scossa c’è”, racconta la madre. Dal 6 aprile 2009 è cambiato tutto, il centro storico è bloccato, praticamente non esiste più. Le abitudini di un tempo quando si poteva andare in Piazza Duomo e girare a piedi per fare tutte le commissioni sono un ricordo lontano, ora si deve riuscire a organizzare i tempi e incastrare gli impegni. “Per fare qualsiasi cosa bisogna prendere la macchina e girare intorno alla città. Qui è tutta periferia”.

Intanto le figlie di Giuseppina stanno crescendo e lei continua ad aiutarle nelle loro scelte  e a desiderare per loro un futuro sereno. “È brutto dirlo ma da una parte io spero che se ne vadano da qui. La sola idea che un giorno, quando saranno più grandi magari con le loro famiglie e i loro bambini, possa risuccedere un terremoto come questo non posso sopportarla”.

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