Viggiano: tanti soldi e una crescita che stenta a decollare
Pubblicato il 19/04/2012
Se la maggior parte dei comuni italiani soffre per i tagli agli enti locali, in Basilicata c’è ne uno che naviga nell’oro, o meglio nell’oro nero. Viggiano, un paesino di 3.170 abitanti in provincia di Potenza, percepisce nove milioni di euro all’anno di royalties derivanti dal petrolio. Ma tutto questo denaro non ha generato molta crescita né molta occupazione. Metà sono stati spesi in opere pubbliche, spesso inutili. Una parte in borse di studio e incentivi alla formazione, che non hanno avuto ricaduta sul territorio. E un’ultima parte in interventi a sostegno delle imprese e del turismo. Peccato che nessuno voglia comprare prodotti o visitare dei luoghi dove si estrae petrolio.
Viggiano infatti oltre ad ospitare 25 dei 39 pozzi attivi in tutta la Val d’Agri, è il Comune dove nel 1996 si scelse di collocare un Centro Oli per la raccolta e la prima lavorazione del greggio, il paese simbolo della deludente convivenza tra petrolio e società in tutta la valle. Alcune aziende, pur avendo ammodernato le strutture, hanno visto però calare i ricavi. I prodotti perdevano valore e restavano invenduti.
È il caso di Gaetano Sassano (vedi testimonianza video), che ha un’azienda familiare nella contrada Giardini di Viggiano, dove alleva bovini e produce vino. “Da quando sono spuntati i pozzi – dice il signor Sassano – per me è stata la fine. Ne ho due a meno di cento metri dalle mie terre. Lo scorso anno ho dovuto tagliare gran parte del vigneto perché producevo troppo e non riuscivo venderlo. Non lo vuole più nessuno, neanche regalato”. A preoccupare Gaetano Sassano non c’è solo l’uva che resta sulle sue viti, da qualche tempo infatti le sue mucche hanno iniziato a morire senza alcun motivo: “In meno di un mese ne ho seppellite 15 e nessuno sa darmi un spiegazione”.
C’è poi chi di benefici non ne ha visti, come Giovanna Corbisiri (vedi testimonianza video), che abita nella località le Vigne a meno di cinquecento metri dal Centro Oli. Da quasi 14 anni vive tra il rumore e la puzza che si sprigiona dall’impianto dell’Eni. “L’unica cosa che mi ha portato il petrolio sono le vibrazioni quando portano l’impianto al massimo della potenza e l’odore simile alle uova marce”. Se le parli di lavoro, la signora Corbisiri storce il naso: “Mio marito sono anni che lavora in una fabbrica a Novara, torna il sabato e riparte la domenica. Dei miei figli uno ha perso il posto che aveva a Cremona, l’altro ha un contratto a tre mesi con una ditta della zona. Qui siamo ricchi solo di promesse”. Poi si ferma un attimo alza la mano e indica le sue piante: “ecco quello che ci ha portato il petrolio. Solo morte. La mia uva è tutta secca”.
Il sindaco di Viaggiano, Giuseppe Alberti, pur consapevole dei problemi, non se la sente di stabilire un rapporto di causa ed effetto tra i fumi dell’impianto dell’Eni e i danni all’agricoltura o la morte di bestiame: “Dire che l’attività estrattiva sia a impatto zero equivale a mentire – dice – Allo stesso modo dire con certezza che quella attività crea situazioni di invivibilità nella zona è eccessivo”. Per Alberti occorrono dei dati certi per dimostrare questa tesi: “Una valutazione su possibili danni all’ambiente come alla salute, non possono farsi in un medio periodo, occorre del tempo e studi seri. Noi certamente cercheremo di capire, ma per adesso occorre non lanciarsi in ipotesi fantasiose”.
Ascolta il sindaco Giuseppe Alberti su “I rischi del centro oli”
C’è chi invece, come Maurizio Bolognetti, segretario regionale dei Radicali, crede che il petrolio abbia portato più inquinamento che progresso. “Per gli abitanti della Val d’Agri, in particolare per quelli di Viggiano, il denaro che è arrivato non ha cambiato minimamente la loro condizione di vita”. Una cosa, però il petrolio sembra averla cambiata, dice Bolognetti, i rischi per la salute dei cittadini si sono triplicati. “ Se si guarda il registro dei tumori in Basilicata negli ultimi vent’anni c’è stato un aumento tale da superare il trend nazionale. “ Nel 2000 –dice Bolognetti- si diceva che nella sola Regione c’erano novecento siti contaminati e la metà erano figli delle prospezioni petrolifere”.
Ascolta Maurizio Bolognetti:”Per quindici anni poca chiarezza”
Ascolta il medico di Viggiano Giambattista Mele: “I rischi per la salute”
In quasi vent’anni però il volto di Viggiano è cambiato. Le strade che attraversano il centro sono nuove, come i marciapiedi, i palazzi storici, i giardini e le targhe in marmo. Ma spostandosi verso la campagna si incontrano manti stradali danneggiati, carreggiate strettissime e molte abitazioni abbandonate. “Sono stati stanziati molti soldi per costruire opere mastodontiche – afferma Giambattista Mele, consigliere di minoranza e medico di Viggiano – Un centro sportivo, un campo da tennis, una piscina, un parco per i ragazzi immerso nel verde, campi da sci e rifuggi. Strutture certamente utili, Il problema però è chi le utilizzerà una volta che tutti saranno andati via? Come faremo a fare della manutenzione quando non ci saranno più le royalties? Sono domande senza risposte, nessuno ne vuole sentir parlare adesso e si continua a procrastinare. Quello che è mancato è stato uno studio sulle possibilità di utilizzo delle royalties. Bisognava fare degli studi di fattibilità per capire come e dove spendere questi soldi. Adesso è tardi”.
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