Quando Roma ha sete: 70 anni di battaglie

acquedotto Peschiera

Con l’acqua alla gola, stavolta è il caso dirlo. La Regione Lazio, che aveva tempo fino al 25 marzo, ha legiferato sulla gestione delle risorse idriche: in Italia è il primo provvedimento regionale in materia frutto di una petizione popolare ( la numero 31) nata sulla spinta dei referendum di giugno 2011 e presentata il primo giorno d’insediamento della giunta Zingaretti.

La legge era particolarmente attesa nella provincia di Rieti, dove si trova uno dei più grandi complessi acquedottistici d’Europa. L’impianto del Peschiera- Le Capore, gestito dalla multiutility Acea, prende il nome dalle due grandi sorgenti che si trovano nei comuni di Castel S. Angelo, Cittaducale, Casaprota e Frasso Sabino. Le grandi quantità di acqua captate dalle sorgenti non alimentano solo questi piccoli territori, ma anche il capoluogo di provincia e soprattutto gran parte della capitale. Dopo una lunga discussione, il 17 marzo in via della Pisana viene approvata la nuova legge regionale sulla gestione del patrimonio idrico. Rispetto alle anticipazioni di questi mesi, criticate da più parti, il provvedimento contiene modifiche sostanziali, apprezzate da istituzioni e comitati locali. Di seguito il comunicato del Consiglio regionale del Lazio:

comunicato regionale lazio

 

 

 

 

 

Tra le novità assolute, quella che più direttamente si connette con la “Vertenza Peschiera” riguarda la sostituzione dei vecchi “Ato”, Ambiti territoriali ottimali. La gestione dell’acqua dovrà avvenire nel bacino idrografico di competenza. Perché i comitati la definiscono una vittoria? “ Finalmente- osserva Pablo de Paola, referente del gruppo reatino- viene rispettato il principio di sussidiarietà: a gestire le sorgenti saranno prima di tutto gli enti locali che, solo in un secondo momento, soddisfatti i bisogni territoriali, potranno fare accordi con altre società”. In questo modo viene tutelato anche il diritto della provincia di Rieti a essere risarcita da Acea, il cui azionista principale è il comune di Roma. Infatti, nonostante la concessione ottenuta dalla multiutility sulle sorgenti sia scaduta dal 1996, la maggioranza dei comuni del reatino continua a pagare l’acqua ad Acea come utilizzatore finale.

“Per noi – prosegue De Paola- Acea non ha più diritto di esistere. L’acqua è stata finalmente dichiarata pubblica e non mercificabile, aspettiamo di vedere la quantità dei fondi che la Regione deve stanziare per permettere ai comuni di gestire il proprio patrimonio idrico, nonché il risarcimento che aspettiamo da vent’anni”.

Soddisfazione anche dalle istituzioni. Il 17 marzo l’Assessore regionale all’ambiente Fabio Refrigeri sul suo profilo twitta #unabuonalegge.  Molti sindaci del reatino, che avevano criticato le anticipazioni sulla legge 40, apprezzano il nuovo provvedimento e premono per la costituzione di una società completamente pubblica sotto cui potrebbe ricadere la gestione delle acque territoriali. “Se ne discute dal 2007 e ora la legge ce lo permette”, afferma il sindaco di Cittaducale, Roberto Ermini.  Ma per attuare il progetto occorre che anche il sindaco del capoluogo di provincia dia l’assenso. Per ora, nonostante le domande dell’associazione consumatori di Rieti Codici, nessuna dichiarazione dal primo cittadino Simone Petrangeli, da anni in prima fila nelle battaglie per l’acqua pubblica.

Sui risvolti concreti della vicenda pesa anche il silenzio di Acea, forse troppo impegnata a contrastare il cambio dei vertici della società, reclamato dal sindaco Marino: il comune capitolino è infatti il primo azionista della multiutility, al momento amministrata da Paolo Gallo, ma non esprime alcun dirigente. La decisione sul ricambio di vertici è rimandata al 5 giugno, ma nessuno degli amministratori e degli addetti stampa interpellati in questi mesi ha voluto esprimersi sulla nuova legge e sulla “Vertenza Peschiera”.