Oggi Repubblica ha un bello scoop: una cronista della redazione di Bari ha scoperto che un funzionario dell’Università passava le soluzioni di test di ammissione in cambio di prestazioni sessuali (qui la cronaca). La giornalista ha prima verificato di persona, poi è andata dai carabinieri e ha coraggiosamente accettato di fare da “esca” per incastrare l’uomo con un registratore nella borsa (qui la sua storia). Problema: dov’è il confine tra il mestiere del giornalista e quello del poliziotto? Confondendo i ruoli, i giornali non rischiano di perdere credibilità e/o accesso alle fonti? Che succederebbe se i carabinieri (o la polizia) chiedessero aiuto a un giornalista che ha intervistato un terrorista? Il fatto che nella vicenda attuale la giornalista non si sia presentata col suo nome non cambia la sostanza? (T)