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Il “Manifesto di Alex”, lezioni per tutti

di    -    Pubblicato il 13/05/2005                 

Qualche “commento ai commenti” e qualche chiarimento sul post qui sotto con “Il manifesto di Alex“.

Alex si riferisce, evidentemente, al giornalismo di “feature”, diremmo noi ai servizi di iniziativa “da settimanale” e non alla cronaca bruciante (breaking news) e – altrettanto evidentemente – a servizi giornalistici radiofonici, dove il racconto dalla voce dei protagonisti è o dovrebbe essere centrale. E’ giusto tenerne conto, ma la gran parte delle cose che dice sono suggerimenti di carattere generale che valgono erga omnes.

Primo insegnamento. Spesso si pensa che la “cronaca” sia solo quella sugli eventi di attualità, mentre i servizi di iniziativa o da settimanale debbano/possano essere soltanto “approfondimenti” fatti con interviste, opinioni, schede. Quello che ci ricorda indirettamente ma chiaramente Alex è che tutto il giornalismo è o dovrebbe essere basato sulla cronaca, anche nei servizi di iniziativa. Questo vale per i giornalisti radiofonici che dovrebbero far ascoltare le voci e i rumori di ciò di cui parlano, ma alla stessa stregua vale anche per gli altri giornalisti che le stesse “voci” e “rumori” dovrebbero farli “ascoltare” attraverso la parola scrita o altri mezzi.

Secondo insegnamento. C’è una differenza sostanziale tra avere in testa e proporre “un argomento” per un servizio e avere in testa e proporre una vera “idea” di servizio. Troppo spesso quando si chiedono idee per servizi otteniamo in risposta “argomenti”, “problemi generali” (v. la questione degli orti comunitari come fenomeno sociale). L’argomento è “l’occhiello” del vostro servizio e della vostra proposta, la proposta ne deve essere “l titolo e il sommario”. Provate ad applicare le regole suggerite da Alex alle vostre idee di servizio per il sito e vedrete quanto sono calzanti.

Terzo insegnamento. Raccontami qualcosa che non so. Di qui l’invito a “sorprendere”: nessun invito al “sensazionalismo” (aargh!), ma semplicemente a ricordare la regola base del giornalismo. A che serve raccontare qualcosa che so o che è scontata? Questo vale non solo per la “notizia”, o la “storia” nel suo complesso, ma anche per i singoli elementi costitutive del servizio, come per esempio delle dichiarazioni scontate.

Quarto insegnamento. Ogni servizio di cronaca (tanto più quelli di iniziativa) funzionano se si incarnano in esperienze concrete, esperienze delle quali possiamo raccontare e con le quali il nostro lettore/utente possa rapportarsi.

Quinto insegnamento. A volte l’idea si dimostra sbagliata, ma spesso noi non facciamo le domande giuste. Facciamo le domande alle quali l’interlocutore risponde in modo automatico e, appunto, scontato. Si fa tanto parlare e criticare a proposito di quei giornalisti conduttori di talk show che “porgono la battuta” all’interlocutore (spesso politico) invece che “incalzarlo”. Giusto. Ma quante volte tutti noi ci limitiamo a “porgere la battuta” ai nostri interlocutori? Che siano poliziotti in un servizio di cronaca nera, sindacalisti in un servizio di economia o attori in un servizio di spettacolo? La questione non è tanto di “incalzare”, ma intanto – almeno – di pensare delle domande che spingano a risposte non scontate. Ancora una volta: a che serve intervistare qualcuno se ti dice quello che già sapevi o ti aspettavi?

Sesto insegnamento (ma incluso in quelli precenti). Non scegliete una storia solo perché l’avete già ascoltata. Fatevi venire idee nuove, non limitatevi ad applicare schemi interpretativi e narrativi già uditi/utilizzati a soggetti nuovi.

In conclusione: tutto quanto precede si applica indistintamente ai giornalisti di ogni mezzo e su ogni argomento. E’, puramente e semplicemente, giornalismo. (T)

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