Minuscole, provinciali e in continua espansione: cresce in Italia il fenomeno delle micro web tv, che sono più che raddoppiate negli ultimi due anni. Secondo il sito altratv.tv, che le censisce, sono almeno 42, dalle otto del 2003. Ventidue sono nate solo tra il 2006 e il 2008.
Altra caratteristica delle micro web tv è di essere locali. Tre su quattro nascono in provincia, dove il legame con il territorio è più forte. E anche quando sono presenti in grandi città (Bologna, Roma, Torino, Napoli) mantengono spesso un vincolo strettissimo con il quartiere.
“Oggi parliamo dell’oro bianco, ovvero dell’acqua in Valsugana” dice, con una mano in tasca, l’inviato di Tesino Telestreet all’apertura di un servizio su una perdita d’acqua nella piccola valle del Tesino. Dietro la camera, un operatore semi-professionale alterna nella ripresa il giornalista e l’idrante rotto. Basta poco per creare il contenuto di una micro web tv. Una redazione può essere composta soltanto da uno o due operatori e pochi giornalisti o cittadini appassionati.
“Quello delle micro web tv è democrazia dal basso” sostiene Giampaolo Coletti del team di altratv.tv “con il progressivo abbandono delle grandi platee delle tv generaliste si crea una audience attiva, in cui produttore di contenuti e pubblico hanno un rapporto orizzontale e potrebbero potenzialmente scambiarsi i ruoli in qualsiasi momento. La nascita delle micro web tv ricorda l’esperienza delle prime radio libere”.
Ma si tratta di realtà molto diverse.
C’è quella che aggrega gli utenti in comunità su un tema specifico, che riesce di solito ad attirare il maggior numero di visitatori unici. E quella d’opinione, che denuncia ciò che non va in regione, in provincia, addirittura nel condominio. Poi c’è quella di servizio, che si prefigge un obiettivo socialmente utile. Spesso, comunque, adottano una “estetica” da tv generalista: studio formale, telegiornali, trasmissioni di flusso continuo, ecc. In questo modo l’utente, anche sul web, ha la sensazione immediata di una “televisione”.
DOVE SI TROVANO
Sono diffuse soprattutto al Nord, dall’Emilia-Romagna in su, in particolare nel Nord-Est. Secondo i calcoli di altratv.it, il 78% di loro nasce in provincia e solo il restante 22% trasmette dalle principali città. Questo accade perché città come Milano o Roma hanno già i loro grandi organi d’informazione ed è la provincia a essere spesso trascurata dai racconti dell’informazione. Le micro web tv trovano terreno fertile nelle aree in cui è molto forte l’associazionismo.
CHE COSA TRASMETTONO
Stando le rilevazioni di altratv.it, nei programmi di queste televisioni al primo posto con il 28% ci sono le video-denunce dei cittadini, che valorizzano l’aspetto partecipativo, seguite dall’approfondimento degli eventi del territorio (22%). Molto presenti le descrizioni di mestieri del passato (14%) e le voci e i volti della gente comune (13%). Solo il 12% dei programmi è dedicato alla politica, mentre a coprire il restante 1’11% dei palinsesti c’è lo sport locale, spesso osservato nelle discipline minori.
• La piccola Telejato di Partinico (Palermo), impresa familiare in un appartamento di cento metri quadri, è riuscita a far parzialmente chiudere la distilleria più grande d’Europa, che inquinava il tratto di mare San Cataldo-Ciammarita. I suoi servizi di denuncia sono stati citati da Bbc, Cnn e Canal Plus.
• A Senigallia, Disco Volante tv ha documentato le barriere architettoniche della città. “Stavano costruendo il palazzo delle Poste senza lo scivolo per i disabili e siamo arrivati in tempo con la telecamera per bloccare tutto mentre stavano facendo le gettate”, racconta un iscritto dell’associazione Studio Zelig, che gestisce la piccola tv marchigiana
• La bolognese Crossing tv, che trasmette dalla zona multietnica di San Donato, sponsorizza la tolleranza. Così, nella sua programmazione, capita d’imbattersi in una congolese che spiega ricette tipiche italiane.
COME TRASMETTONO
C’è chi trasmette solo sul web in streaming e chi invece ha anche delle trasmissioni via etere. Tutte hanno anche un blog per favorire la discussione sui contenuti. Nel complesso le micro web tv si appoggiano in rete alle piattaforme di distribuzione gratuita come Youtube e le più recenti Vimeo e Mogulus.
In molti casi sono sorelle gemelle delle “telestreet” (le tv analogiche che trasmettono sfruttando le frequenze libere dell’etere): l’una passa in digitale on demand (vedo ciò che scelgo) quello che l’altra ha passato in analogico. A Gaeta, per esempio, c’è Tele Monte Orlando, fondata da un tabaccaio e pioniera dell’informazione locale, proietta la sua “telestreet” analogica sfruttando il cono d’ombra generato nell’etere dall’omonimo monte. E mette tutto anche online.
IL PUBBLICO
Il pubblico delle micro web tv partecipa molto: il 58% degli utenti lascia commenti, o si propone addirittura come fornitore di contenuti. Il 23% si collega da luoghi geograficamente lontani. Per esempio, dei circa 800 utenti unici giornalieri che vanno su Messina web tv, molti appartengono alla comunità messinese di New York.
COME SI FINANZIANO
Le micro web tv fanno fatica a generare profitto. Tuttavia sopravvivono. Secondo i calcoli di altratv.it raggiungono tra i 1.500 e i 7.000 visitatori unici mensili. Non abbiamo a disposizione il dato aggregato mensile per tutte queste emittenti, ma su base annuale – comprendendo anche le micro web di community, difficili da censire – toccano i 450.000 visitatori unici.
Dove non arrivano a coprire le spese gli sponsor locali spesso intervengono le sovvenzioni dei Comuni o delle Comunità montane. Molte tv utilizzano banner pubblicitari che vengono caricati tramite Google.
Alcune micro web tv ricorrono a forme di marketing “virale” per farsi pubblicità. Altre usano vecchissimi sistemi “analogici”, come la napoletana Insu^tv tappezza di volantini con il proprio palinsesto i quartieri Spagnoli.
C’è anche chi ottiene il sostegno finanziario degli utenti. Tesino Telestreet ha comprato le attrezzature grazie alla sottoscrizione degli abitanti della Valsugana. Tele Monte Orlando riceve donazioni spontanee dagli utenti; il fondatore Antonio Ciano, è convinto che gli abitanti di Gaeta “preferiscono contribuire con 50 euro alla tv per vedere i Consigli comunali, i convegni, le feste di paese, gli strafalcioni del sindaco e lo sport la domenica e il lunedì, piuttosto che pagare il canone Rai”.
Guida alla rete:
“Paese che vai”, meeting italiano delle micro web tv
Esempi di micro web tv:
Crossing Tv, Bologna
Insu^tv, Napoli
Telejato, Partinico (Palermo)
Tele Senior, Bolzano
Messina Web Tv, Messina
Tele Osservanza, Cesena (Emilia-Romagna)
Orso Tv, Piemonte
Piero Da Saronno Tv, Saronno (Lombardia)
Tele Torre 19, Bologna
Pnbox Tv, Pordenone (Friuli Venezia Giulia)
Santagatesinelmondo, Sant’Agata di Puglia
Centro Italia Tv