Recitare, creare sceneggiature, vivere il teatro, anche tra reclusi.
Tutto questo grazie al Coordinamento nazionale teatro in carcere, presentato al Convegno “Immaginazione contro emarginazione” , organizzato dalla rivista “Teatri delle diversità”.
Nato domenica 16 gennaio a Urbania, offre progettazione, relazione, luoghi di confronto e di qualificazione del movimento teatrale dentro le carceri italiane. Nell’attività ci si impegna a promuovere, censire e monitorare tutte le singole esperienze dei partecipanti al progetto, nella creazione di relazioni e contatti fra questi, nella realizzazione di un archivio, nonché di una vera e propria banca dati e nell’organizzazione di momenti pubblici di confronto e di scambio a livello nazionale ed internazionale. Ne sono promotori Donatella Massimilla del Centro Europeo Teatro e Carcere di Milano, Gianfranco Pedullà del Teatro Popolare d’Arte di Firenze, Vito Minoia rappresentante del Teatro Aenigma di Urbino che è anche presidente.
L’idea, completamente originale, parte da un tipo di teatro fondato sull’ascolto dei luoghi in cui opera, sulle biografie delle persone coinvolte, sulla reinvenzione continua dei linguaggi della scena. Il tutto secondo i limiti dati dalle strutture e dalle condizioni eccezionali della sperimentazione artistica che però spesso si rivelano invece delle armi vincenti. Le realtà che aderiscono al progetto numerose e non solo in italiane: si va dal Theatre de L’opprimé di Parigi al Teatro La Ribalta a Roma.