Istituto per la Formazione
al Giornalismo di Urbino

i corsi - la sede - contatti
gli allievi - i docenti - l'istituto

Giustizia: avvocati contro la mediazione, finito lo sciopero resta la protesta

di    -    Pubblicato il 22/03/2011                 
Tag: , ,

URBINO – Terminato oggi lo sciopero di 6 giorni indetto dall’Avvocatura Italiana contro l’introduzione dell’istituto della mediazione-conciliazione. La riforma, prevista dal decreto legislativo 28/2010 ed entrata in vigore il 20 Marzo, rende obbligatorio, nelle cause civili su alcune materie, rivolgersi alla figura del mediatore, prima di adire il giudice ordinario.

Il mediatore, iscritto all’Albo Organismi di conciliazione istituito dal Ministero della Giustizia, può non essere un giurista. Il primo elenco di 179 organismi di conciliazione è poi “esploso” fino a comprenderne 630 di cui uno a Urbino.

Tra le materie interessate, sulle quali, almeno in una prima fase, non sarà necessario ricorrere a un avvocato, ci sono quelle relative a diritti reali, successioni ereditarie, affitto d’azienda, responsabilità medica. Coinvolto dallo sciopero anche il Tribunale di Urbino: “Su tutte e quattro le udienze previste oggi – ha affermato il Presidente del Tribunale, Alessandro Pascolini – gli avvocati si sono astenuti chiedendo il rinvio, per protestare contro quella che hanno definito ‘rottamazione di giustizia’.

Critico anche il Direttore del Tribunale, Daniela Monti Giannini “La riforma lascia molti dubbi sull’utilità dello strumento: probabilmente se si puntasse su un aumento di giudici e personale amministrativo, la strategia sarebbe migliore”.

Il presidente del tribunale Alessandro Pascolini commenta anche la riforma della Giustizia approvata dal Consiglio dei Ministri due settimane orsono : “Non ha alcuna utilità ai fini della accelerazione dichiarata dei processi: sarebbero necessarie riforme delle procedure oltre che un aumento dell’organico. La separazione delle carriere è un fatto estremamente pericoloso, in quanto finirebbe inevitabilmente per porre il pubblico ministero alle dipendenze del Governo. Lo stesso dicasi per la non obbligatorietà dell’azione penale, in quanto comporterebbe necessariamente la scelta da parte del potere politico di quali reati perseguire”.

Sullo stesso argomento:

I commenti sono chiusi