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Università, l’energia pulita per recuperare risorse

di    -    Pubblicato il 16/11/2011                 

Coniugare innovazione e sviluppo sostenibile, recuperando risorse economiche necessarie per coprire i lavori di manutenzione sulle strutture dell’ateneo. Ma soprattutto, in tempi di finanziamenti ministeriali latitanti e razionalizzazione dei costi, per cercare di offrire in futuro servizi come borse di studio e assegni di ricerca: questo l’obiettivo dell’Università di Urbino “Carlo Bo”, che inaugurerà domani nuovi impianti di energia fotovoltaica e geotermica.

Il progetto, realizzato nel campus scientifico intitolato alla memoria di Enrico Mattei, mira a collegare l’università al mercato del lavoro, promuovendo la collaborazione degli studenti con il mondo delle imprese e delle nuove tecnologie. Tutto garantendo allo stesso tempo la tutela dell’ambiente e del territorio: “L’università non è solo un luogo dove fare cultura e ricerca, ma deve avere l’ambizione di proporre modelli di crescita ecocompatibili”, ha spiegato Vilberto Stocchi, prorettore allo Sviluppo.
Il costo dell’operazione per la “Carlo Bo” sarà di circa 2 milioni e 900 mila euro per l’impianto fotovoltaico, mentre circa 170 mila euro saranno spesi per realizzare quello geotermico, coperto da un finanziamento regionale dell’80 per cento sul costo totale.
L’impianto fotovoltaico produrrà 907,82 Kwp (Chilowatt picco, unità di misura della potenza massima generata) di energia pulita, consentendo così benefici economici per l’ateneo, attraverso la vendita di quanto prodotto: “In attesa che, al termine del processo di statalizzazione, il Ministero ci riconosca l’aumento della quota dell’FFO – cioè le risorse previste dal fondo di finanziamento ordinario, principale entrata delle università – gli impianti permetteranno di contenere i costi energetici e generare entrate aggiuntive”. Nuovi fondi che saranno destinati al completamento dei lavori di riparazione del tetto di Palazzo Albani, danneggiato dal terremoto del ’95. L’ammortamento delle spese sarà raggiunto entro sei anni dalla costruzione dell’opera: “In seguito i risparmi – spiega il prorettore – potranno essere reinvestiti per aumentare il numero delle borse di dottorato, gli assegni di ricerca e per permettere l’ingresso di nuovi ricercatori”. Anche se non sono previsti tempi brevi, dato che l’università ha richiesto un finanziamento alla Cassa Depositi e Prestiti: “Dovremo prima pagare gli interessi sul debito, anche se il mutuo a tasso fisso del 5 per cento mette al sicuro il nostro investimento”, ha spiegato Luigi Botteghi, direttore amministrativo della “Carlo Bo”.

LE TECNOLOGIE UTILIZZATE – A realizzare gli impianti fotovoltaici è stata la società Franchini di Rimini, vincitrice un anno fa della gara d’appalto con un ribasso poco superiore al 20 per cento, rispetto a un costo iniziale di 3 milioni e 600 mila euro. I pannelli saranno costruiti in silicio monocristallino, che garantisce rendimenti superiori in condizioni standard, ma anche abbassamenti nelle giornate nuvolose e nelle ore serali. Sui tempi di obsolescenza dei pannelli e sulla diminuzione delle prestazioni, la società chiarisce: “I pannelli mantengono il 90 per cento dell’efficienza fino a 12 anni e l’80 per cento fino a 25”. Sulla garanzia di rendimento è intervenuto anche Botteghi: “L’efficienza dei materiali è superiore rispetto a quanto preventivato un anno fa in via cautelare”.

LEGARE UNIVERSITÀ E IMPRESE – Oltre al nuovo impianto, altri sessanta moduli fotovoltaici saranno destinati alla ricerca e alla sperimentazione degli studenti della Facoltà di Scienze e Tecnologie che ha sede proprio nell’ex campus della Sogesta: “Per fare ricerca c’è bisogno di competenze specifiche e laboratori: progetti come questo hanno l’obiettivo di aumentare la qualità offerta”, ha continuato il prorettore Stocchi.
Gli impianti di geotermia, invece, sono stati realizzati dall’azienda “Termoidraulica e Sanitari Gulini”, grazie a un finanziamento pubblico che copre l’80 per cento dei costi. Garantiranno la climatizzazione della biblioteca scientifica e di un’aula didattica. Alla sua costruzione hanno contributo i ricercatori del DiSTeVA (il Dipartimento in Scienze della Terra, della Vita e dell’Ambiente), ma soprattutto gli studenti iscritti ai corsi di laurea in Scienze Geologiche che hanno svolto tirocini formativi: “Il nostro obiettivo è quello di promuovere il legame tra il mondo accademico e quello del lavoro. Così offriremo agli studenti la possibilità di affrontare esperienze professionalizzanti – ha concluso Stocchi – e al territorio un esempio di comportamento da seguire”.

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