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Pensioni, la cura dimagrante di Monti

di e    -    Pubblicato il 16/12/2011                 
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URBINO – Immaginate di aver già prenotato la crociera dei vostri sogni. Immaginate che i vostri amici abbiano già preparato la festa a sorpresa con tanto di statuetta di pensionato dell’anno. Immaginate ancora di aver presentato la richiesta di uscita dal lavoro all’Inps dieci mesi fa e di trovare sotto l’albero l’amara sorpresa: in crociera ci andrete tra sei anni. C’è grande preoccupazione tra i vecchi lavoratori urbinati che subiranno, come tutti gli italiani, i provvedimenti annunciati dalla manovra Monti; manovra che è in corso d’opera e che dovrebbe essere approvata in via definitiva entro l’anno. A Urbino il 54% delle pensioni sono di anzianità, quelle più colpite dalla riforma Salva Italia.

Non saranno più sufficienti 40 anni di contributi: dal 2012 salirà a 42 anni e un mese per gli uomini e 41 anni e un mese per le donne, il contributo necessario per chi vuole lasciare il lavoro. I più penalizzati nel Montefeltro saranno i lavoratori dipendenti, coloro che hanno studiato e chi ha fatto tardi il proprio ingresso nel mondo del lavoro. La loro pensione “rischia di ritardare minimo di cinque anni” secondo Silvia Cascioli, responsabile ufficio Inca (Cgil).

Non faranno più ore di lavoro gli operai che “hanno cominciato a lavorare prima” e che hanno raggiunto il traguardo della pensione ben prima dei 60.

Sotto i torricini le pensioni basse, soprattutto di artigiani e operai sono la regola con più del 50% di ex lavoratori che percepiscono 467 euro mensili. Sia in Cgil che all’Inps, i lavoratori prossimi al ritiro hanno cercato informazioni. “Non c’è ancora una corsa alla pensione – ha detto Fabio Marchionni, responsabile Inps Urbino – per il momento non c’è stato un maggior afflusso, dare notizie certe è ancora prematuro”.

Principale vittima del provvedimento, se verrà approvato nella versione attuale,  sarà il gentil sesso urbinate: “Le donne sono le più svantaggiate, hanno una carriera meno continua e meno contributi” ha detto Silvia Cascioli. Di conseguenza poca possibilità di raggiungere i 40 anni richiesti dal decreto legge.

Altra nota dolente della manovra sarà l’aumento dell’età minima in cui si potranno abbandonare gli attrezzi del mestiere: se fino a quest’anno raggiunti i 60 anni si poteva salutare la propria professione, dal 2012 gli uomini dovranno aspettare di spegnere 66 candeline, mentre le donne 62. Il lavoratore che decide di abbandonare il lavoro con l’anzianità, prima dei 62 anni previsti, avrà inoltre una penalizzazione del 2% per tutti gli anni che lo separano dal termine stabilito per legge. Invece di mettersi in tasca i suoi 1000 euro il pensionato, con le nuove regole, potrebbe trovarsi con 200 euro in meno. Duro il commento della Cgil: “E’ assurdo, un ammanco di 200 euro per le famiglie è troppo”.

Danneggerà i lavoratori prossimi alla pensione anche l’introduzione del contributivo per tutti.“Le pensioni saranno ancora più basse perché il nuovo calcolo terrà conto di quanto effettivamente il lavoratore ha versato, non si baserà più sugli ultimi stipendi. Inoltre non ci sarà più l’integrazione statale sulle pensioni minime”, è il commento del responsabile dell’Inps. Una notizia negativa soprattutto per i giovani dato che “l’impatto sarà più lieve per chi è prossimo alla pensione, mentre più si è vicini al ritiro e meno si sarà penalizzati”, come ci ha confermato la Cascioli.
Se la manovra non cambierà, la classe d’età più svantaggiata sarà quella del 1952 che attendeva proprio per l’anno che viene il primo assegno pensionistico, e che invece dovrà contribuire alla propria pensione ancora per qualche anno.

Con le quote abolite, e i criteri di anzianità e vecchiaia modificati, un lavoratore che fino a ieri assolveva i requisiti di tutte le categorie, oggi si trova nella posizione di Maria, dipendente pubblica urbinate che da anni rincorre il traguardo della pensione. “Nel 2012 compierò 60 anni e raggiungerò 40 anni di contributi, stavo per andare all’Inps a fare la richiesta e invece dovrò attendere ancora del tempo prima del meritato riposo”, ha affermato la signora Maria. “E’ un’iniquità soprattutto per la questione anagrafica, noi del ’52 ritarderemo il nostro ritiro per pochi mesi, siamo i più penalizzati”.

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