URBINO – Estati sempre più calde, ghiacciai che si sciolgono velocemente, livello del mare che si alza. Questioni di cui si parla ormai da tanti anni, ma che troppo in fretta vengono dimenticate. Non si dovrebbe. Perché negli ultimi cento anni il livello del mare è salito in media di circa 20 centimetri, 2 millimetri all’anno. E gli scienziati si aspettano che questa tendenza continui anche nel prossimo secolo.
Potrebbero sembrare cifre marginali, ma non lo sono. Basti solo pensare a Venezia e a cosa significherebbe un ulteriore aumento del livello del mare per una delle città più belle del mondo.
E se poi all’improvviso tutto il ghiaccio della Groenlandia e quello dell’Antartide dovesse sciogliersi? Il livello del mare aumenterebbe di circa 85 metri e tutte le città costiere verrebbero sommerse, semplicemente scomparirebbero.
Per capire meglio le variazioni climatiche ed evitare spiacevoli sorprese è nato un progetto scientifico internazionale che vede coinvolti molti centri di ricerca europei.
Urbino è uno di questi, con il dipartimento di Scienze di base e Fondamenti. “L’intento è quello di capire quale sarà l’effetto dello scioglimento dei ghiacci, a livello globale, sulle variazioni del livello marino, sul sollevamento del suolo e sulle variazioni del campo di gravità nel prossimo secolo. Insomma, prevedere e simulare ciò che succede quando una grande massa glaciale si scioglie” spiega il professore Giorgio Spada, responsabile dell’Unità di ricerca urbinate, da una vita impegnato su questi temi.
Il progetto si chiama Ice2sea ed è nato tre anni fa per volontà del British Antarctic Survey che ha riunito intorno a sé 24 gruppi di diversi Paesi europei. Ognuno ha un compito specifico ma tutti collaborano a stretto contatto, perché il lavoro di ciascun gruppo dipende da quelli che l’anno preceduto e influisce su quelli che seguiranno.
I ricercatori di Urbino stanno aspettando i dati dei glaciologi sull’evoluzione dei ghiacci “per poter poi fare le nostre proiezioni sulle variazioni del livello marino – spiega il professore Spada – e prevedere il suo effetto sulle coste. Nel farlo lavoriamo in parallelo con gli oceanografi di Amburgo che faranno delle stime sul riscaldamento futuro degli oceani”.
Per sapere se il destino della terra sarà degno del più catastrofico dei film hollywoodiani bisognerà, però, aspettare qualche mese, quando i risultati di quello che attualmente è il più vasto studio su questi temi, finanziato dall’Unione Europea, saranno discussi a Londra e poi presentati anche dall’Intergovernmental Panel on Climate Change.
Ma alcuni risultati ci sono già e riguardano la Groenlandia. Negli ultimi dieci anni il tasso di scioglimento dei suoi ghiacciai è stato nettamente superiore rispetto ai decenni precedenti e, a causa di questo, la Groenlandia si è sollevata in media di circa cinque millimetri l’anno.
Per i ricercatori di Urbino, ma non solo per loro, questo è un risultato importate. Intanto perché le loro previsioni teoriche sono state confermate dalle osservazioni sul campo, effettuate attraverso l’uso di antenne gps piazzate in Groenlandia per misurare l’effettivo sollevamento. Ma soprattutto perché “abbiamo capito qualcosa in più su com’è fatta la Terra – continua il professore Spada – e su come si deforma sotto gli effetti delle forze esterne”.
Già, perché la terra è un pianeta vivo e quello che vediamo in superficie non è che il risultato delle forze che agiscono all’interno. Essendo più leggera proprio per lo scioglimento dei ghiacci, la Groenlandia oppone meno resistenza e si solleva. Questo studio, realizzato dal dipartimento di Urbino in collaborazione con l’università di Copenaghen, l‘Istituto nazionale di geofisica di Roma e il Centro Euro-Mediterraneo per i cambiamenti climatici di Bologna,è parte del progetto Ice2see e sarà presto pubblicato sulla rivista “Geophysical Journal International”.
Sul futuro del nostro pianeta il professor Spada non si sbilancia: “Senza dati in mano è difficile fare previsioni esatte, ma molto probabilmente l’aumento del livello marino nel prossimo secolo sarà almeno lo stesso osservato in quello precedente. Le conseguenze sulle coste e sulle città costiere, in termini di aumento del rischio di inondazioni ed erosione, invece, direi che sono rilevanti già ora”.