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L’oasi felina di Urbino è senza soldi e senza tetto. I volontari lanciano un appello

di    -    Pubblicato il 21/03/2013                 
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URBINO – Tetti sfondati dal nevone dell’inverno 2012, box esposti alla pioggia e al vento, cibo e medicinali ridotti all’osso e casse semivuote. Il gattile di Urbino continua a stringere la cinghia in attesa che il Consiglio comunale approvi il bilancio 2013, liberando così i finanziamenti per il mantenimento della struttura: i volontari dell’associazione “Arca di Noè” stanno ancora aspettando la quota dell’ultimo trimestre 2012, ma da qualche settimana si trovano a dover lavorare senza più fondi.

Intanto i gatti ospitati a Mondolce, molti dei quali anziani o ammalati, sono costretti a vivere in baracche di plexiglass e rete metallica senza alcuna protezione dalle intemperie, con l’acqua piovana che filtra dai tetti bucherellati. Per far fronte all’emergenza i volontari hanno lanciato su Facebook una campagna di raccolta fondi per finanziare i lavori di ristrutturazione.

Servono 1200 euro per ridare un tetto ai 90 felini, questo il preventivo di spesa per i pannelli ondulati di metallo e di legno che andranno a sostituire le parti disastrate. “Si tratta di un conto ancora provvisorio – spiega Laura Ossola, operatrice dell’oasi felina – ma avremmo bisogno anche di persone esperte in questo tipo di lavori che si mettano a disposizione, in modo da non dover chiamare personale a pagamento. I fondi ci servono per nutrire e curare gli animali. Abbiamo bisogno di volontari e di adozioni, considerando che i gatti sono passati da 60 a 90 nel giro di un anno, ma anche di medicinali e sacchi per le lettiere”.

La generosità dei cittadini rimane l’ultima spiaggia: “Non sappiamo come arrivare a fine anno – prosegue Ossola – uno dei problemi è che molte persone non ci conoscono e non sanno in quali condizioni ci troviamo”.  Il futuro è reso ancora più incerto dalla questione della sede. Il Comune di Urbino ha più volte sottolineato le lacune della struttura attuale, soprattutto per quanto riguarda la sicurezza dei volontari, suggerendo il trasferimento all’interno del canile di Ca’ Lucio.

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