URBINO – Il fatto non costituisce reato. E’ questa la formula scelta dal giudice Anna Mercuri per assolvere il giovane Mattia Maurizi, rappresentante dell’Assemblea permanente degli studenti di Urbino, dall’accusa di manifestazione non autorizzata per aver organizzato un presidio antifascista in piazza senza l’autorizzazione della Questura.
I fatti risalgono alla primavera 2011 e ha il suo prologo in aprile durante una manifestazione di Forza nuova. I ragazzi di Assemblea permanente organizzarono una contromanifestazione per rispondere al picchetto anti-immigrati installato dal partito neofascista in piazza della Repubblica. I militanti di Assemblea strapparono i volantini che contenevano slogan contro l’immigrazione dovuta alle primavere arabe e innalzarono striscioni con slogan antifascisti.
Nella circostanza si beccarono una denuncia da parte degli esponenti dell’organizzazione di estrema destra per ingiurie, e il processo per quell’episodio è ancora in corso per 6 dei contestatori. Durante le udienze del dibattimento i ragazzi dell’Assemblea hanno anche organizzato dei picchetti di solidarietà a favore dei loro compagni imputati.
Circa un mese dopo quei fatti, Assemblea Permanente decise di organizzare un presidio in piazza della Repubblica per distribuire materiale antifascista e manifestare la propria contrarietà alle posizioni espresse da Forza Nuova.
Stavolta, però, a denunciare i rappresentanti di Assemblea, fu la Polizia: violazione dell’articolo 18 del Testo unico pubblica sicurezza, ossia manifestazione non autorizzata.
Nel processo che si è concluso oggi, però, Mattia Maurizi è riuscito a dimostrare di avere attivato le procedure necessarie, presentando alla Polizia municipale e al sindaco una notifica, protocollata il giorno prima della manifestazione, pur senza avvertire la Questura.
Il pubblico ministero Catia Letizi ne ha perciò chiesto l’assoluzione perché, seppure la notifica alla Polizia è necessaria per organizzare una manifestazione, il rappresentante di Assemblea permanente è stato indotto in errore dal comportamento del comando di Polizia municipale che ha omesso di ricordargli di dare comunicazione dell’iniziativa alla Questura.
Soddifatto il difensore di Maurizi, l’avvocato Pasquale Marra, che nella sua arringa finale ha sottolineato che “la nostra costituzione si basa su valori antifascisti” e che il Tulps “nonostante sia stato epurato dalle disposizioni persecutorie ad opera della Corte Costituzionale, è sempre una legge del 1931, e dunque di stampo autoritario”.