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Silvano Rizza, il ricordo degli ex allievi della Scuola di giornalismo

di    -    Pubblicato il 5/09/2013                 
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Se ne è andato ieri Silvano Rizza, fondatore della Scuola di giornalismo di Urbino. Direttore amato e guida impagabile per i giovani giornalisti che hanno appreso da lui le capacità professionali per affrontare il mestiere e l’etica per svolgerlo nel rispetto del lettore e del cittadino. Questo è il ricordo dei suoi ex allievi (anche di chi non lo ha conosciuto ma, attraverso la scuola, ha avuto la possibilità di realizzarsi). Ognuno di essi esprime la gratitudine per i suoi insegnamenti e l’importanza di averlo avuto come maestro.

Per me è stato un Maestro, di quelli veri. Uno dei pochi che ho avuto la fortuna di conoscere
Anania Casale

Voglio ricordarlo così, immerso nella lettura dei giornali mentre aveva buttato il mozzicone di sigaretta nel cestino. Il fumo aveva invaso la stanza, ma lui andava avanti. “Prof guardi quanto fumo”. Rizza: “Oh, beh, lo spegniamo subito”.
Luigi Benelli

“I fatti separati dalle opinioni”. Quante volte ce lo ha ripetuto. Insieme all’idea, “rivoluzionaria”, che il giornalista debba raccontare, senza personalismi, ma in spirito di servizio, per il nostro unico giudice che è il lettore. Grazie Rizza
Andrea Biondi

Hai smontato e ricostruito il mio modo di scrivere e anche di pensare: meno giri di parole, dritti al punto con onestà e chiarezza. Un insegnamento utilissimo nel lavoro e nella vita. Grazie Silvano!
Chiara Bannella

Era un uomo dolcissimo e ironico, una di quelle persone persone che, come i nonni, chissà perché pensi che non moriranno mai. Era bello sentire la sua risata roca, quando spiegava le cose a modo suo. E ora, anche se non li so ripetere come li diceva lui, gli unici fondamentali insegnamenti che ricordo dei due anni passati a Urbino sono i suoi! Ti voglio bene Rizza.
Maria Leonarda Leone

“Pensa alla cosa che ti ha colpita di più, è da lì che devi iniziare a scrivere”, mi dicevi sempre. Non c’é stato attacco di articolo in cui io non abbia ripescato le tue parole. E non c’é stato momento in cui non abbia tenuto la schiena dritta e la passione accesa, come volevi tu. Grazie di tutto, Silvano.
Daniela Corneo

Mi “beccasti” un giorno di neve, che scappavo da scuola per andare a dettare un pezzo alla cabina telefonica dell’ex stazione. Quando ti raccontai che avevo tenuto la collaborazione come corrispondente da Napoli per un giornale da Roma anche se oramai mi trovavo a Urbino, sorridesti, come sapevi fare tu, con il tuo sorriso di traverso e simpatico e mi dicesti: “Vabbè, fai bene, non bisogna lasciare niente. Ma non perdere le occasioni importanti neanche a scuola”. Hai avuto sempre un consiglio, una parola, e ogni tuo racconto di vita è stato come un pezzo di cronaca ben scritto: citavi sempre la fonte di qualsiasi informazione, insegnavi il mestiere anche con una chiacchierata. Se per molti di noi il giornalista è essere controllore dei poteri è merito tuo. Resterai per sempre il mio maestro. Ciao Silvano, grazie per tutto.
Stefania Divertito

Quelli del primo biennio, altrimenti detti “le cavie”, eravamo indisciplinati e buontemponi. Una sera a cena, di fronte all’immancabile piatto di strozzapreti fumanti, mostrammo a Silvano la prima pagina del nostro “Il Bucato”, versione buffa del ben più noto e paludato “Il Ducato”… Aprivamo con la notizia della fuga all’estero – località ignota – del direttore Silvano Rizza (fresco di tinta azzurinargentea) che non aveva saputo resistere alle grazie di una giovane ballerina ucraina. Mi piace pensarlo così, magari seduto a un caffè – con la sigaretta tra le dita – intento a spiegare alla giovane ballerina ucraina che l’attacco di un pezzo vale il pezzo. Mi ha insegnato il mestiere e mi mancherà.
Fabio Sanfilippo

Ho un ricordo indelebile di lui, anche a distanza di così tanti anni, per gli insegnamenti che ci ha dato, per la voglia di vivere. Tutte le volte che ripenso a Rizza mi viene da sorridere. E credo che lui, questo, lo avrebbe apprezzato.
Alessandra Cardone

Un grande, ricordo i suoi rimproveri, i suoi complimenti e le sue fantastiche battutacce! Un vero tesoro. Sapeva vivere e si è meritato tutti suoi 90 anni di lucidità e intelligenza fuori dall’ordinario. Un maestro di passione, per il nostro lavoro così difficile da amare.
Rosanna Magnano

Non ho avuto la fortuna di fare la scuola quando c’era Silvano Rizza. Sono capitata una sera a cena con lui e altri ex allievi di Urbino. Capelli bianchi e uno spirito libero. Mi hanno detto di lui che era combattivo e determinato, che in una frase di 5 parole, 4 erano parolacce, ma andava bene cosě perché davano anima e corpo ai suoi insegnamenti.
Silvia Saccomanno

Ho un sacco di ricordi. Il viaggio in macchina per Urbino. Le feste sul terrazzo. La storia dell’8 settembre. Quella volta che mi aveva chiesto una mano per scegliere e installare il modem. E questo è il ‘colore’… ma soprattutto quelle chiacchierate (lezioni è troppo formale) che ti danno a 22 anni il senso di ciò in cui ti stai imbarcando e nemmeno te ne rendi conto… ciao Silvano.
Alessio Sgherza

Oltre a essere un grande direttore, Silvano Rizza era soprattutto una grande persona. Devo a lui tanti consigli e insegnamenti, spero di nn dimenticarli mai.
Simona Rossitto

Il giornale a mezzogiorno e’ buono per incartare il pesce. Ci penso tutti i giorni, quando apro il giornale troppo tardi. E tutte le volte che sono stata in situazioni difficili e avrei voluto usare gli aggettivi più roboanti per descriverle mi veniva in mente lui. “Non me ne frega niente di quello che pensi tu, racconta quello che vedi”. Ci provo, ancora. Ciao Silvano.
Francesca Caferri

Io non ho avuto la fortuna di averlo come insegnante, non posso parlare della persona. Ma un grazie glielo devo perché fondando l’Ifg ha permesso a me e a molti altri di diventare un giornalista…con la suola delle scarpe rotte
Stefania Bernardini

Come tanti altri, il sogno di fare il giornalista me lo portavo dentro fin da bambino. Sono arrivato a 25 anni senza avere idea di cosa significasse davvero. Silvano Rizza me lo ha insegnato più di chiunque altro. All’inizio ha distrutto la mia idea troppo autoreferenziale di scrittura, a suon di stroncature. Da lui c’era da imparare, in ogni occasione. Non con verbose lezioni in cattedra, ma lavorando alla limatura di un pezzo. Lui è sempre stato direttore di testata, non di scuola. Ci si è sempre confrontati, come avviene (o dovrebbe avvenire) in ogni giornale. Si discuteva, a volte fino a qualche smadonnamento tenuto a stento tra i denti. Quasi sempre aveva ragione lui. E, anche se non ce l’aveva, ce l’aveva lo stesso. Mi piacerebbe potere ancora una volta ascoltarlo tirare fuori, dall’immenso archivio della sua memoria, qualcuno degli aneddoti che ci raccontava. Ho la fortuna di poterlo portare per sempre nei miei ricordi. Non è poco. Addio, direttore.
Alfredo Ranavolo

“Per fare il giornalista non bisogna essere dei premi nobel, serve si e no sapere le tabelline…” Lo diceva a dispetto del rigore, etico e tecnico, che metteva nel fare questo (sporco) mestiere.
Paola Cavadi

Caro professor Rizza, ci mancherai. Ci mancheranno il tuo insegnamento rigoroso ed entusiasta, il tuo sorriso aperto, il tuo studio sempre aperto per chiunque di noi avesse un problema di cui parlare, la pazienza con cui, gia’anziano, aspettavi la chiusura del ducato, la regolarita’ con cui prendevi il muretto con l’auto, la tua pazza guida verso Roma…e tanto altro. Grazie da tutti noi.
Valentina Roncati

È volato via l’ultimo vero giornalista e cronista!…Una grande anima. Mancherà a tutti
Arianna Ugolini

Caro Rizza, L’ultima volta che abbiamo parlato ci eravamo riproposti di incontrarci a Roma, in una di quelle cene fra ex ifgini che ogni tanto tu organizzavi. Non l’abbiamo mai fatto, mi dispiace. Ti ringrazio per quello che mi hai insegnato, per i rudimenti del mestiere che cercavi di inculcarci, per la passione per il giornalismo che traspariva da ogni tua frase. Mi piacerebbe poter pensare che ora continuerai a discutere di mestiere, di ordine, di etica e deontologia con Giovanni Mantovani.
Maurizio Molinari

Rizza voleva 32 giornalisti diversi. Lui di sicuro lo era.
Patrizio Cairoli

Addio vecchio Maestro Nessuno più di te mi ha fatto sembrare il giornalismo bello, appassionante, necessario, umano e persino allegro
Paolo Fiorelli

Sono trascorsi diversi anni, ma non potrò mai dimenticare quelle chiusure in notturna del Ducato che tu, caro Silvano, aspettavi con noi, aspiranti redattori, seguendo il nostro lavoro fino alla fine. E la fine era poi la pizza tutti insieme a parlare di giornalismo e ad ascoltare le tue incredibili esperienze di vita. Porto con me il tuo sorriso aperto, il tuo sguardo attento, ma soprattutto quella tua passione per il giornalismo che difficilmente ho trovato nei colleghi delle redazioni che ho frequentato. Grazie professore
Elisa Esposito

“Caro Direttore, ero affascinato da quella tua ironia che, pensavo già allora, apparteneva a un altro tempo. A un tempo in cui il giornalismo aveva eleganza e grande signorilità».
Maurizio Dalla Palma

Da allieva, non sempre capivo quello che Silvano Rizza ci insegnava. Dopo vent’anni, posso dire che era tutto vero.
Claudia Marchionni

Vabbè, vabbè, come ripetevi sempre, caro Rizza (che strano passare dal “lei” al “tu”, una volta finito l’Ifg)… Voglio ricordarti con una tua frase: “La moglie di Cesare non deve solo essere onesta, deve anche apparire onesta”. Perché l’onestà intellettuale è la per me la tua più grande eredità. Grazie per essere stato un pezzo così importante della mia vita. Della vita di tutti noi.
Liliana di Donato

“Non cominciare mai il tuo articolo con una citazione. Significa dare in appalto il tuo pezzo a un’altra persona”. Io invece ti cito, caro Silvano, per ringraziarti per averci trasmesso la passione e il rispetto per questa professione. Il tuo ricordo ci aiuterà a tenere la schiena dritta come volevi. Riposa in pace. E lassù, tra le nuvole, cerca di capire finalmente come sia andata la vicenda Calvi.
Roberto Tallei

Silvano Rizza ha insegnato a tanti cosa sono (o dovrebbero essere) l’etica, l’onestà e l’attenzione. Per me è stato un privilegio e un onore imparare da lui. Gli sia lieve la terra.
Gabriele Isman

Prima che giornalisti hai formato persone che credessero in se stesse, forti di un’eredità professionale ed etica che faceva sentire giganti, pronte ad affrontare qualsiasi situazione. Grazie, ti dobbiamo tanto!
Maria Luisa Sgobba

Lo so che non si fa, che fra “colleghi” bisognerebbe darsi del tu. Ma io professor Rizza non ce la faccio: continuo a darle del lei. A chiamarla professore. Come a scuola. Una scuola che mi ha cambiato la vita e reso felice di quel che faccio. Ci sono mille cose che vorrei scriverle. Ma c’è poco spazio. Allora le dico solo quello che invece non scrivo mai: “autovettura”, “si è recato”, “il vertice dei capi di stato”, “l’evento si è verificato”… Devi scrivere come se stessi raccontando la notizia a tua mamma, mi ripeteva sempre. Ero un po’ scettica all’inizio, ma aveva ragione: funziona. Grazie
Silvia Giacomini

Caro direttore, credo che lei avrebbe sghignazzato e le avrebbe dato pure fastidio tutta questa puzza di incenso che stiamo spargendo qua e là, ma abbia pazienza per oggi. Coltivo il rimpianto di non averla ringraziata abbastanza. Si, l’ho anche scritto da qualche parte e magari qualcuno l’ha anche letto, ma lei mi ha cambiato la vita strappandomi alla noia di un lavoro sicuro in una azienda del nord est. Quello che allora sembrava una follia a tutti è stata la mia salvezza. Non dimenticherò mai quando a bruciapelo mi ha chiesto “ma se poi passi ti licenzi?”. E io ho finalmente detto a lei e a me la verità ed è iniziata la mia vita vera, non quella sottovuoto. Non mi sono mai pentita un giorno di quella scelta. E anche se non sempre tutto funziona auguro a tutti di incontrare sulla loro strada qualcuno che gli dica in faccia chi sono. Perché io non faccio la giornalista, io sono una giornalista. Grazie maestro.
Valentina Furlanetto

Per me è la persona che ha inventato facebook. Basta questo per dire quanto fosse avanti anni luce su quasi tutto.
Chiara Pizzimenti

“Un’idea al giorno, dovete avere almeno un’idea al giorno, è questo che vi serve per fare il giornalista”. Non l’ho conosciuto molto però questo è uno degli insegnamenti che mi si è piantato in testa e, se anche ogni giorno ancora non riesco ad avere un’idea nuova, non posso smettere di ricordare queste parole e di provarci ancora.
Clara Attene

Per il mio compleanno organizzammo la prima festa dell’Ifg di Urbino. Era il 1990. Rizza mi regalò una bottiglia di Jack Daniel’s, solo che io avevo 20 anni e non bevevo. Ma era il suo modo di dirci che affrontando quella sfida (e all’epoca era davvero una sfida) diventavamo adulti. Non ha mai trattato nessuno di noi con condiscendenza, nè con indulgenza. Ci considerava per quello che voleva diventassimo: professionisti orgogliosi e degni di esserlo. Credo che ci sia riuscito
Ugo Barbàra

Prof Silvano, io l’ho vista poco perché lei poi si è buttato anima e corpo nella nuova avventura del master di Potenza, con lo stesso entusiasmo di un ventenne. E le farà piacere sapere adesso che Urbino e Potenza si sono idealmente uniti. Perché oggi tengo in braccio mio figlio, anzi “nostro”, mio e di una sua ex allieva del master della Basilicata. Posso darti quindi del TU? Forse Silvano ti farà piacere partire con questo “off topic”. Sì lo so, è un termine inglese! Fuori tema, ok? Ciao e grazie di avermi fatto respirare il sapore di quel giornalismo di tanto tempo fa, affascinante e travolgente. Salutaci Giovanni: digli che abbiamo messo la testa a posto e che portiamo con orgoglio in giro il nome della nostra scuola.
Luca Moriconi

Volavo entusiasta tre metri sopra la seggiola dell’aula, quando Rizza ci parlava di giornalismo. Mi confermava che avevo scelto il mestiere più bello del mondo. E mi faceva capire che, se avessi voluto, lo avrei sempre potuto rendere speciale, seguendo regole ed etica. Grazie direttore!
Beatrice Bortolin

Quando qualcuno se ne va, alla fine ti rendi conto che gli insegnamenti li hai interiorizzati e quello che resta nei ricordi sono i particolari. Di lei, professor Rizza, mi resteranno le immagini delle sigarette fumate, la lettura dei giornali, i crocchi di noi ragazzi con lei al centro a discutere. Mi ricordo anche di quando raccontava che si faceva portare la mazzetta dei giornali a casa perchè il lavoro inizia da lì. Vede, di tutti i suoi racconti, forse è il più stupido, solo un piccolo particolare che insieme a tanti particolari raccolti nei miei due anni a scuola hanno contribuito alla mia formazione e a quella di tutti noi. Un abbraccio
Guido Maurino

La passione. L’entusiasmo. Sei sempre stato il più giovane del gruppo. Ciao Direttore.
Mattia Giuramento

Ciao, Maestro. Mi passerai per stavolta questa “M” maiuscola… e questi puntini di sospensione… per dirti grazie di avermi trasmesso ciò che sul campo, su questo campo, non avrei mai imparato. Per avermi dato quella marcia in più che fa la differenza e che ti fa sentire un professionista vero, comunque. Per avermi fatto capire che giornalisti si può nascere ma poi bisogna anche diventarci.
Alessia Trivelli

…stavo per scrivere: che la terra ti sia lieve. Tu me l’avresti cancellato. Ciao
Giancarlo Mola

Ogni volta che la mattina prendo la mazzetta penso alla “lettura critica” che ci insegnava a scuola. Ogni volta che passo un pezzo mi ricordo della penna nera dorata con cui mi cancellava aggettivi dicendo: “È un giudizio”. Ogni volta che devo fare un titolo, mi dico ” Ora scrivo ‘ma restano dubbi e incertezze’ (ma questo lo capiranno solo i miei compagni di biennio). E quando leggo i ricordi di tutti, vedo che sono anche i miei. E sono contenta di essere stata così fortunata da aver potuto imparare da lui. Perché tanti lo hanno solo conosciuto, noi da lui abbiamo imparato.
Annalisa Misceo

Silvano Rizza se ne è andato e con lui quel giornalismo che non amava gli scandali ma le notizie…mancherai a tanti, mancherai a noi, ex giovani giornalisti, che tu hai cercato di plasmare… diversi se non migliori.
Raffaele Vitali

Ringraziarti ora oltre che ovvio è superfluo. Per come sei fatto ci avresti tagliato anche la malinconia, oltre a queste parole. Avresti detto che non ci sono fatti in questa tua trasvolata all’indietro o all’avanti (a seconda dei punti di vista). I fatti sono quelli successi prima. Quegli splendidi sprazzi di sole attraverso le tapparelle della scuola in quello che era un principio. Oggi siamo lontani e a nulla vale rimestare nel ricordo, scavando in qualcosa di inconsueto. Ma è ancora come quando parlavamo alla stazione dei treni, mangiando un panino, e fissavamo i fili dell’elettricità, sapendo che là dentro c’eravamo anche noi e le nostre ambizioni. Il futuro era là, in un palo della luce della campagna urbinate, in un’amicizia che non ci siamo mai detti.
Giovanni Giacchi

Al tuo “party di saluto” c’era la gratitudine di tutti, colleghi, redattori, allievi. Ci hai trasmesso la convinzione che cercare di essere obiettivi si può. Oggi, quando scrivo un pezzo, sento la tua voce nelle orecchie mentre mi fai un cazziatone o approvi. Pochi aggettivi, molti fatti. Addio,direttore.
Antonio Iovane

Tra i suoi allievi si sentiva a casa: in classe, in redazione, a tavola…era sempre sorridente, si sentiva vivo. Alla stoffa del giornalista aveva aggiunto quella del Maestro: carisma, schiena dritta, poche regole e chiare. “Il giornalista deve stare sulla Luna”, ripeteva. Era allergico alla faziosità, all’ipocrisia, alle parole grondanti di retorica, quindi la chiudo qui. Ma i conti con il mio Maestro continuerò a farli ogni volta che scriverò un attacco (rigorosamente “obliquo”), taglierò gli aggettivi (“inutili!”), passerò i pezzi di qualche collega che scrive….”la polizia indaga”!
Fabio Tricoli

Ciao Professor Rizza, e grazie, da urbinate, per aver creduto per primo in quella meravigliosa esperienza che era ed è Il Ducato.
Giovanna Bartolucci

Apprendo adesso della morte del professor Rizza. Mi dispiace moltissimo. E’ stato un vero maestro.
Alessandro Gandolfi

Anche quando l’ho sentito pochi mesi fa, era impossibile per me dargli del tu: Professor Rizza. Lui sarà sempre questo: la persona che mi ha spiegato chi deve essere un giornalista. E cosa non deve mai dimenticare. Averlo avuto come insegnante lo considero un privilegio unico. Grazie Professore
Angela Frenda

Ho parlato di te tutti questi anni, da quando ti ho conosciuto, primo biennio Ifg. Ora non trovo le parole. Non ho incontrato piu’ nessuno come te, nel mondo del giornalismo. Ne’ in Italia, ne’ altrove. Sei stato un punto di riferimento, come uomo , prima che come giornalista. Erano tutti insegnamenti di umilta’ i tuoi, di attenzione ai dettagli , di rispetto delle persone. E tu, che avresti potuto essere arrogante come pochi, sei sempre stato il piu’ umile. E il piu’ appassionato. Di gente che vive per il giornalismo ce n’e’ tanta. Tu vivevi per trasmetterlo. E, visto il ricordo che hai lasciato, devi aver in qualche modo colpito nel segno. Già’ ti vedo, li’ dove ti trovi, a organizzare una scuola di giornalismo. Chi altri, se non tu? Scommetto ti daranno pure retta. E cominceranno un’avventura come quella che abbiamo vissuto tutti noi, grazie a te. Grazie Silvano, grazie per averci creduto cosi’ tanto.
Irene Zerbini

Che dire? Del mitico professor Rizza, ricordo il piacere di trasmettere a tutti i segreti di un mestiere che lui amava davvero. Il giornalismo fatto con cialtroneria diventa squallido, ripeteva. Esercitato con rigore, rispetto della verità e del lettore, diventa una bellissima responsabilità.  Grazie Silvano per averci trasmesso tanto, con leggerezza, con fierezza, con passione. Mai con supponenza o arroganza. Mi mancherà.
Michela Duraccio

Rigore, precisione, obiettività. Bandire la fuffa e la retorica. Stile asciutto: ogni parola deve rappresentare un’informazione e non essere messa lì a caso. A Rizza devo le basi del mio lavoro, lo ricorderò sempre come il mio maestro.
Antonio Sciotto

Spero che anche da lassù risuoni il tuo più grande insegnamento: scrivete, sempre, pensando al lettore che avete davanti.
Adios
Silvia Pieraccini

Ogni volta che nella mia brave vita professionale ho avuto qualche dubbio su cosa fare, come comportarmi, cosa e come scrivere, come cavarmela davanti a un dubbio o a un problema, mi sono sempre risposta: cosa mi avrebbe detto il professor Rizza?
Ha sempre funzionato.
Non posso e non devo aggiungere altro. Indulgere nel ricordo potrebbe finire in sentimentalismo patetico. Ovvietà strappalacrime. Banalità romantiche.
Ovvero tutto quello che Silvano detestava. Pur avendo un grande cuore.
Lucia Duraccio

L’attacco. Un buon pezzo e’ nell’attacco, diceva sempre. Per me Rizza e’ l’inizio di tutto, impossibile parlare della sua fine. Mi piace pensare che da qualche parte stia cominciando qualcosa di nuovo. Grazie per aver reso possibile il sogno….Buon viaggio.
Lucia Esposito

Anche se non sono diventata una grande giornalista ma una semplice addetta stampa di un comune di medie dimensioni cerco di mettere ogni giorno in quello che faccio un po’ di quanto mi ha insegnato. Ovunque sia la saluto con una delle tante sue battute che non ho dimenticato: “Grazie a Dio siamo laici”.
Elisabetta Fusconi

La cronaca per imparare le basi del mestiere, la cultura del dubbio, i fatti separati dalle opinioni, il linguaggio comprensibile e semplice. Sono tante le cose che Silvano Rizza ha insegnato a tutti noi. Con ironia e semplicità.
Non ci ha mai lasciati soli anche dopo il corso, nella difficile ricerca di un posto di lavoro. Grazie di tutto
Valeria Pini

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