URBINO – Fino a qualche anno fa 14 fogli A4 non bastavano a contenere l’elenco di tutte le proprietà della Curia a Urbino. Oggi riuscire a stimare tutta l’eredità patrimoniale ecclesiastica accumulatasi a partire dal XV secolo è un’impresa non facile, ma affermare che la Chiesa possieda mezza città non è forse troppo lontano dalla realtà.
Al Comune risulta che su 18.432 unità immobiliari (appartamenti, abitazioni, fabbricati, magazzini ecc.) circa 313, l’1,70%, sono intestate a Enti religiosi. Pochi, viene da pensare, ma molto buoni se si guardano i profitti.
Dei 313 totali, 68 sono luoghi di culto, gli altri figurano quasi tutti al catasto come appartamenti, case, magazzini.
Secondo l’Agenzia del Territorio il 25% di queste unità, più di 80 fabbricati, sono intestati all’Istituto diocesano per il Sostentamento del Clero di Urbino – Urbania – Sant’Angelo in Vado, l’ente ecclesiastico che può gestire, sulla carta, tutto quel patrimonio della Chiesa che genera reddito.
Molti degli edifici sono in affitto a privati, banche, studenti, negozianti ma soprattutto all’Università.
Alcuni esempi sono la chiesa sconsacrata di San Paolo, di fronte alla facoltà di Economia, affittata a un restauratore, il palazzo del Cinema Nuova Luce, di proprietà della Curia e gestito da privati e l’edificio in via Veneto, prima sede di una banca. Il grosso si trova di fronte al Palazzo Ducale dove molti dei palazzoni sono della Chiesa e dati in affitto all’Ateneo.
In via Piazza del Rinascimento ci sono laboratori e aule dell’Istituto di Scienze Chimiche, il Palazzo Petrangolini è sede dell’Istituto di Lingue, in Piazza Gherardi un edificio ospita la facoltà di Scienze Politiche e in via Santa Chiara 27 si trovano i laboratori del Dipartimento di Scienze Biomolecolari. Costo degli affitti: oltre un milione di euro, almeno fino al 2010 e oggi la situazione non dovrebbe essere cambiata.
La curia possiede inoltre quasi 200 terreni per un totale di oltre 3500 ettari, la maggior parte data in affitto agli agricoltori di Cia e Coldiretti producendo ulteriore reddito che però è diminuito negli ultimi anni. Nel 2010 Giovanni Palazzi, presidente dell’Istituto diocesano per il Sostentamento del Clero, raccontava al Ducato che la rendita annuale dai soli terreni era di 300.000 euro per affitti di un massimo di 250 euro a ettaro nelle zone più redditizie. Prima della crisi il prezzo era ben superiore, circa 650 euro a ettaro.
Più di questo però non è possibile sapere: il criterio della “trasparenza”, tanto ricercato nelle amministrazioni pubbliche, non è ancora stato evocato negli stanzoni della Diocesi di Urbino: Palazzi tiene la bocca chiusa e non ha voglia di rilasciare dichiarazioni.
Oltre gli sterili numeri, interessante sarebbe anche soffermarsi su chi gestisce concretamente le risorse. È l’Ufficio Tecnico Amministrativo della Diocesi, il quale ha come Responsabile tecnico, nominato nel 2001 dall’ex vescovo Marinelli, l’ingegnere Alessandro Cioppi, ex presidente del Rotary di Urbino. Tra le principali attività svolte dall’ingegnere ci sono vari restauri di chiese e oratori e il progetto per l’allestimento e l’ampliamento degli spazi del Museo Diocesano Albani. I lavori li ha effettuati la Piquadro società di ingegneria s.r.l. della quale Cioppi è Vicepresidente del Consiglio di amministrazione dal febbraio 2012 e socio al 20%.
Un’altra questione che porterebbe a tanti punti interrogativi, senza poi entrare nel merito delle rendite catastali e delle varie tasse sugli immobili che meriterebbero giornate di lavoro a parte.