URBINO – Non chiamateli ‘Forconi’. La protesta continua in Piazza della Repubblica. Anche stanotte i manifestanti hanno dormito sui camion e oggi sono rimasti in cinque al presidio. Rimarranno qui fino a sabato.
Uno di loro è Alessandro Balestrino, piccolo imprenditore, che racconta: “Non rappresentiamo i sindacati, siamo semplici cittadini e non siamo i Forconi che si stanno muovendo nel resto d’Italia, anche se appoggiamo la loro protesta. Siamo il popolo delle partite Iva, dei disoccupati, dei cassintegrati. La stampa ci ha definito fascisti ma noi vogliamo solo sensibilizzare il paese verso i nostri disagi”. Si stanno organizzando per andare a manifestare a Roma. Fino a sabato il comune di Urbino li ha autorizzati a rimanere in Piazza col gazebo, poi decideranno la data per la partenza verso la capitale.
“A Urbino siamo così pochi- continua Balestrino – perché si è creato un clientelismo semi-mafioso: se ti fai la tessera ti comprano, se non la fai ti minacciano. Qui molti hanno paura di metterci la faccia e di dire come stanno le cose. Nonostante questo abbiamo ricevuto il sostegno di molte persone. I poliziotti sono passati qui, ci hanno detto che i loro stipendi sono stati abbassati e che così è difficile mantenere le loro famiglie. Hanno anche detto che è giusto che la gente si faccia sentire se non ce la fa più. Adesso aspettiamo anche il sostegno degli studenti”.
“Non ci riferiamo a nessun partito e nessuna politica”, spiega Stefano Scogli. “A Urbino protestiamo contro l’ingerenza del Pd nella nostra amministrazione. Siamo in contatto con i gruppi di Pesaro e Fano e facciamo capo a un movimento che si chiama “Imprese che resistono“, nato quattro anni fa in Piemonte. Il nostro progetto è formare un’ associazione per liberarci di questa classe politica che non tiene conto delle persone che lavorano”.
Giovanni Aigotti, che lavora in un cantiere navale a Fano racconta: “Sono in cassa integrazione dal 2012 e rimarrò in questa condizione fino al 2014, dopo probabilmente l’impresa chiuderà. L’anno scorso i cinesi hanno acquisito il 15% del’impresa ma la nostra condizione non è affatto migliorata”.
Nel frattempo dagli uffici del Comune torna Domenico Crescentini, in mano ha il foglio dell’autorizzazione a rimanere in piazza per altri tre giorni. È un piccolo imprenditore affossato dalla crisi del credito. E per questo si definisce ‘precario di Stato': “In questo Stato non mi riconosco più, avevo una piccola impresa ma con la catena di debiti che si sta creando non ce la faccio a pagare tutte le tasse. Lo Stato ci sta rovinando. Con le elezioni non cambierà niente. La gente non ragiona più con la propria testa. Noi vogliamo che i media ci rappresentino in maniera adeguata, oggi a molti fa comodo dipingerci come il problema dell’Italia ma il problema sono le classi dirigenti del paese che ci costringono a scendere in piazza”.
SCOGLIO DEVE SOLO STARE ZITTO …. PRIMA PAGA, POI PARLA.
L’anno scorso i cinesi hanno acquisito il 15% del’ da rettificare io ho detto il 75%