URBINO – Carmine Abate ha presentato ieri sera alla libreria Montefeltro il suo ultimo libro, ‘Il bacio del pane’. Insieme a lui c’era anche Alessio Torino, urbinate d’adozione e autore del romanzo ‘Urbino, Nebraska‘. I due scrittori hanno letto alcuni brani tratti da da varie opere di Abate, tra cui ‘La collina del vento’, il suo penultimo libro che gli è valso il premio Campiello 2012. Dopo quel riconoscimento, Abate ha deciso che la sua nuova opera sarebbe stata una “novella”, uno scritto più lungo del racconto, ma più corto del romanzo.
La trama de ‘Il bacio del pane’ si sviluppa attraverso la condivisione del pane tra un uomo che combatte l’ndrangheta e due adolescenti che s’imbattono in lui in modo fortuito. La metafora del pane sta ad indicare qualcosa di buono per antonomasia: “Per fare il pane – ha detto Abate – dalla semina all’infornata, ci vogliono nove mesi. Come fare un bambino”. Per questo motivo l’autore sostiene che ci voglia fatica e tempo per costruire qualcosa che abbia valore, dalla legalità all’amicizia.
“Lo spunto per questo romanzo – ha continuato l’autore – è nato da un episodio che riguarda la mia infanzia: quando ero piccolo mi è caduto un tozzo di pane e anziché raccoglierlo gli ho dato un calcio. Mia madre mi ha dato uno schiaffo dicendomi che il pane era una cosa troppo importante per trattarlo come un sasso qualunque”. Come ha raccontato durante la presentazione, i luoghi dell’infanzia in Calabria, le origini albanesi e l’emigrazione in Germania hanno segnato la sua produzione fin dalle origini: “dentro i miei testi uso termini dialettali calabresi e parole Arbëreshë, l’albanese antico che mi hanno insegnato i miei genitori. Non avrebbe senso tradurre certi termini, perché perderebbero la loro musicalità e il significato recondito che incarnano”. L’immagine del pane è anche la suggestione da cui è partita la narrazione, come ricorda Abate: “nel costruire un romanzo parto da una suggestione e comincio a scrivere la storia. Non so neanche io come un libro andrà a finire, mi diverto a scoprirlo mentre vado avanti nella scrittura”.
Altro spunto deriva dalla parola ‘compagno’, in latino ‘cum-panis’, colui con cui si spezza il pane. In questo modo si fa intuire il legame profondo tra il dividere il cibo e costruire un’amicizia. ma quando Alessio Torino gli ha chiesto se ci fosse qualche riferimento al cattolicesimo, Abate ha risposto con una battuta: “ Veramente non ci ho mai pensato, ma ora capisco perché il mio libro è stato elogiato da Avvenire e famiglia cristiana”. con la condivisione del pane mi riferisco alle tradizioni della calabria, in cui si mangia tutto il giorno e in compagnia di amici”. Un altro aspetto su cui ha ironizzato Abate è il luogo in cui vive, il Trentino: “Dopo aver vissuto in Calabria e in Germania ho voluto trovare un posto che fosse a metà strada, così ho scelto di vivere in Trentino”. E Sebbene abbia scritto molti dei suoi romanzi in uno “sgabuzzino di due metri per due” assediato da pile di libri nella sua casa di Trento, l’autore ha detto che siano i luoghi a visitare lui per dargli l’ispirazione: “I luoghi hanno un’anima, ti inseguono con le loro storie”.