URBINO – Gli occhi e i gesti nervosi delle mani tradiscono la sua timidezza, ma la voce di Olga è ferma e ha voglia di raccontare le ore di grande tensione che si stanno consumando nel suo Paese.
Olga Anikeyeva ha 21 anni, è originaria di Ivano-Frankivsk, città dell’Ucraina occidentale non lontana da Leopoli e da tre anni studia a Urbino. Ama l’Italia e il suo obiettivo è laurearsi in Lingue, ma in questo periodo è molto preoccupata per il padre e il fratello che sono rimasti in Ucraina.
“Vivere da qua la situazione mi fa sentire impotente – racconta Olga – l’ultima volta che sono tornata a casa è stato a dicembre, ma ogni giorno sento il mio fratellino”. Olga è arrivata in Italia insieme alla mamma, che ora lavora a Fano. Nel suo paese ha lasciato il padre, che insegna geofisica all’Università di Ivano-Frankivsk, e il fratello di 17 anni, che deve ancora finire il liceo.
“Provengo dalla parte più nazionalista e filo-europea dell’Ucraina – spiega Olga – le promesse di Yanukovich ci rassicuravano. Per noi l’Europa è un simbolo di protezione e di giustizia e farne parte non voleva dire solo stabilità economica, ma significava soprattutto identificazione culturale”.
Olga racconta che in Ucraina coesistono due mondi incompatibili: la parte est del Paese, ancora attaccata e quasi fusa con la Russia e la parte ovest, desiderosa di una nuova identità. “La nostra lingua nazionale è l’ucraino, mentre a est si parla e si pensa in russo. È come se si sentissero protetti dalla politica di Putin e avessero paura del cambiamento. Credo che non protestino contro le ingiustizie perché temono di perdere il lavoro e la loro stabilità ”.
La madre di Olga ha degli zii russi, ma non li sente da anni. “Ho una cara amica che vive a Krasnodar, nel sud della Russia – confessa Olga – ma non ho mai parlato con lei di politica. Non ho idea di quale sia la sua posizione e questo argomento è come se fosse un tabù. Ho il terrore che mi dica che apprezza quello che sta facendo Putin e se così fosse mi darebbe troppo fastidio, rischieremmo di litigare”.
Per quanto riguarda gli scontri di Maidan Olga si è fatta la sua idea: “A iniziare è stata la polizia. Le persone si erano organizzate per manifestare sotto il palazzo del Governo e sono stati bloccati mentre cercavano di passare. Sono morti quattro ragazzi, colpiti dritti al cuore dai proiettili. Questo significa che i poliziotti hanno mirato e sparato senza pensarci due volte”.
Secondo Olga la polizia non cercava solo di far desistere i manifestanti, ma aveva ordini precisi per impedire di entrare anche ai giornalisti. “Loro volevano distruggere le telecamere, impedire che ci fossero testimonianze. Non contemplano la libertà di espressione”.
Olga dovrà lavorare in estate e dovrebbe tornare in Ucraina a settembre per far visita ai suoi parenti. “Da noi la situazione è piuttosto calma, non ci sono scontri diretti, ma sono comunque tutti terrorizzati. Putin potrebbe introdurre l’esercito non solo in Crimea, ma in tutto il Paese e in quel caso ci potrebbe essere una guerra vera e propria. Se succedesse qualcosa correrei subito a casa dalla mia famiglia”.