Ci sono invenzioni che possono cambiare il mondo. Se ci si riferisce al mondo dell’informazione, i Google glass – occhiali “computerizzati” creati dal colosso di Mountain View – sono una di queste. O almeno di questo è convinto Robert Hernandez, docente alla scuola di giornalismo della University of Southern California ed esperto di informazione digitale, che ha istituito un corso sperimentale chiamato proprio “glass journalism”. Il suo intento è quello di capire, insieme ai suoi studenti, che cosa può cambiare nel giornalismo attraverso l’utilizzo di questo nuovo mezzo.
In Italia, proprio in questi giorni, tutti parlano dei Google glass per l’accordo raggiunto con Luxottica. E chissà che tra qualche anno il sistema non sarà installato su un qualunque paio di occhiali. Per ora, la domanda è questa: che cosa si può fare con i Google glass? Diventeranno uno strumento a servizio dell’informazione come i tablet e gli smartphone?
Abbiamo raggiunto telefonicamente il professor Hernandez per capirne di più.
Professor Hernandez, che cosa insegnerà esattamente al corso di “glass journalism”?
Durante il corso, che inizierà nel semestre autunnale (fine agosto, ndr), non insegnerò niente ma guiderò semplicemente i miei studenti. Lavorerò insieme a loro per capire come utilizzare questo nuovo mezzo, ogni studente ha le sue abilità per sviluppare la disciplina. Ognuno può decidere come sviluppare contenuti con gli occhiali e come raccontare storie. Abbiamo pensato di coinvolgere, oltre agli studenti, anche programmatori e ingegneri informatici.
Tutti in classe avranno il loro paio di Google glass?
Io ne ho un paio già da due anni. Per gli studenti ne avremo sicuramente altri cinque ma ora parlerò direttamente con Google per averne degli altri.
Siete gli unici ad aver istituito un corso del genere?
Qualcuno ha già usato i Google glass e mostrato come si fa ma noi siamo il primo corso che si pone l’obiettivo di creare una news app pensata per questo dispositivo. I ragazzi mi hanno chiesto di lavorare insieme in estate, sono molto eccitati per la sperimentazione che sarà essenzialmente su due fronti: capire come ottimizzare il ruolo del lettore attraverso i Google glass e creare contenuti giornalistici utilizzando gli occhiali.
Che cosa farete in concreto?
Inizieremo a studiare i contenuti esistenti rendendoli utilizzabili per i glass. Per esempio cercheremo di capire come guardare brevi video, oppure come twittare domande in diretta a un giornalista durante un’intervista. Dopodiché, inizieremo a creare contenuti nuovi fatti apposta. Nel futuro non tutti avranno, per dire, un drone, ma moltissimi avranno i google glass. Noi non sappiamo ancora che potenzialità abbia questo prodotto ma intendiamo scoprirlo.
Secondo lei, come cambierà l’informazione con i Google glass?
Diciamo che i Google glass non sono i Gutenberg del nuovo millennio, ma credo che ci sia molto potenziale per creare un nuovo giornalismo e noi per la prima volta non vogliamo restare schiacciati dall’innovazione. Quando nel 2007 è stato inventato Twitter nessuno pensava che sarebbe stato un mezzo d’informazione indispensabile per raccontare le primavere arabe. Ecco, prima che i glass diventino un prodotto commerciale, noi vogliamo sapere cosa farci e come. Vogliamo formare il giornalismo sulla piattaforma prima che il prodotto esca.