PERUGIA – Occhi assonnati, zaino in spalla e cuffia nelle orecchie. La giornata di noi volontari della radio del Festival internazionale di giornalismo inizia prestissimo. Sono le otto del mattino e la sala stampa dell’Hotel Brufani è già gremita di gente. Il tempo di prendere un caffè e siamo già operativi. Un gruppo di 15 persone, dalle esperienze più disparate. Ci sono i veterani del festival e quelli – che come noi – sono alla prima volta. La provenienza geografica e il tipo di studi sono tra i più disparati: ci sono giornalisti praticanti, ci sono pubblicisti e ci sono semplici studenti universitari.
Non sono solo appassionati e veterani della radio, ma anche persone che vogliono provare la loro prima esperienza con un linguaggio nuovo. Il nostro gruppo è coordinato da Francesco Locatelli, giornalista perugino, voce e anima di Umbria Radio, emittente locale che trasmette sulle proprie onde di frequenza la radio del festival. Una diretta che va avanti per sei ore, dalle 9 alle 12, per poi ricominciare alle 15 fino alle 18.
La giornata. Sono le 8:30 e la giornata comincia con la rassegna stampa. Facciamo sia quella locale, che nazionale ed estera. Ognuno di noi prende un giornale e inizia a selezionare le notizie da raccontare agli ascoltatori.
Finita la rassegna stampa, ognuno di noi è pronto per raccontare i diversi incontri della giornata del festival con interviste pre-registrate, cioè montate e poi mandate in onda, o in diretta da ‘studio’, come quella a Roberto Vicaretti di Rai News giovane giornalista e volto noto delle rassegne stampa di ogni mattina.
Lo ‘studio’, come avrete potuto vedere dalle foto, è un tavolone all’interno della sala stampa, con tutte le attrezzature necessarie per trasmettere.
Oltre a seguire gli eventi, un altro aspetto importante del nostro lavoro è quello di intercettare gli ospiti del festival che si aggirano per l’Hotel Brufani, dove si trova la sala stampa e la cellula organizzativa del festival, e portarli davanti ai microfoni. Spesso siamo un po’ emozionati: parliamo con personaggi del giornalismo e della comunicazione che ammiriamo e che incontriamo dal vivo per la prima volta. Ma non ci facciamo sopraffare e il più delle volte scattiamo anche la foto ricordo.
Ore 12. Per noi il primo incontro importante della giornata inizia alle 12: “I media occidentali alle prese con la propaganda del terrore”, un dibattito incentrato sul rapporto tra l’informazione e la comunicazione del “terrore” messa in piedi dallo Stato Islamico. Sul palco ospiti prestigiosi come Lucio Caracciolo di Limes, la direttrice di Sky TG24 Sarah Varetto, Giovanni Maria Vian dell’Osservatore Romano.
Ore 13. Pranzo. Sì, anche i volontari mangiano (quando ci riescono!). Ma siamo sempre con gli occhi puntati sulla strada per cercare volti noti da intervistare.
Ore 14. Si ritorna alla base: sala stampa, tavolo Umbria Radio. E’ il momento della seconda riunione per organizzare il lavoro del pomeriggio. Chi seguirà cosa? Valentina riesce a farsi assegnare due panel a cui teneva molto: un talk di 15 minuti dal titolo “Perché i giornalisti dovrebbero essere attivisti” di Dan Gillmor, giornalista americano molto impegnato sulla ridefinizione del ruolo del giornalismo nella società, e l’evento più importante di tutto il festival, il dibattito su sorveglianza e privacy con Edward Snowden via Skype. Marco, oltre a seguire Snowden con Valentina, alle 15:30 segue anche “Siamo tutti fonte di informazione”.
Ore 15. Ricomincia la diretta. Tanti, troppi gli ospiti che siamo riusciti a portare al nostro tavolo. Da Erri de Luca, a Zoro del programma Gazebo.
Ore 18: il grande evento. La diretta radio finisce, ma noi ancora siamo al lavoro. Per assistere al panel con Snowden bisogna andare mezz’ora prima dice l’organizzazione. L’evento è a Palazzo dei Notari, per entrare c’è una scalinata enorme, gremita di persone in fila. Una fila lunghissima di cui non riusciamo a vedere la fine. Fortunatamente abbiamo l’accredito per la radio e riusciamo ad entrare prima senza problemi e a prendere due posti in seconda fila. Ma ci siamo, dopo il “buonasera” del mediatore del dibattito, Fabio Chiusi, sul maxi schermo appare il volto di Snowden. Spontaneo parte un applauso fragoroso e lunghissimo: è il “grazie” di una sala enorme ma pienissima, riconoscente del suo lavoro.
Ore 00:30. Si va a letto. Ma prima si sfoglia il programma del giorno successivo, perché ogni giorno è meglio di quello precedente.