Referendum trivelle tra favorevoli e contrari, ma su cosa andremo a votare?

di ILENIA INGUÌ

Nessun divieto alle trivellazioni nei mari italiani. Il voto è per impedire il rinnovo delle concessioni soltanto per le piattaforme offshore che si trovano entro le 12 miglia dalla costa italiana, cioè 22,2 chilometri. È l’obiettivo del referendum abrogativo fissato per il 17 aprile che chiede di eliminare il comma 17 dell’articolo 6 del Codice dell’ambiente sulle “Norme in materia ambientale”. Una consultazione, che per la prima volta, nella storia italiana, è stata voluta dalle Regioni e non dalla consueta raccolta di firme.

Se vincerà il “sì” alla scadenza dei contratti, le grandi compagnie petrolifere non potranno continuare a estrarre gas o greggio dalle piattaforme. Una concessione che, fino a oggi, può essere rinnovata fino al completo esaurimento del giacimento. La legge attuale prevede che la durata iniziale delle concessioni sia di 30 anni, prorogabile una prima volta per altri dieci, una seconda volta per cinque e una terza per altri cinque anni. Ma il referendum non riguarda la possibilità di effettuare nuove trivellazioni, infatti, queste sono già vietate entro le 12 miglia.

Se invece prevarrà il fronte del no, la situazione resterà invariata e al termine dei contratti, le multinazionali potranno richiedere un prolungamento nell’estrazione degli idrocarburi. C’è da dire che il referendum ridimensionerebbe in parte la questione trivellazioni. Infatti, nel nostro Paese, la maggior parte delle piattaforme sono posizionate oltre le 12 miglia marine e quindi non sono coinvolte dalla consultazione. A essere coinvolte sono 21 concessioni sul territorio nazionale, una di queste si trova nelle Marche.

Regione in cui tutte le strutture di competenza della capitaneria di porto di San Benedetto del Tronto si trovano a una distanza inferiore alle 12 miglia. Come la piattaforma offshore “Sarago Mare A” che dista appena 3 chilometri dalla costa. Nelle Marche ci sono 37 piattaforme, la maggior parte di proprietà dell’Eni. Nell’area compresa tra Gabicce, Pesaro, Fano e Marotta, il mar Adriatico ospita otto impianti, impegnati nell’estrazione di gas naturale e di gasolina, un liquido che, se miscelato con altri idrocarburi, diventa benzina.

Un argomento, quello delle perforazioni nei mari italiani, che resta tabù,e non tutti ne vogliono parlare. Nessun commento da parte dell’ufficio stampa dell’Eni, nessuna replica del ministro dello Sviluppo economico Federica Guidi e nessuna risposta dal Sottosegretario all’Ambiente Barbara Degani.