Mammane 2.0. L’aborto clandestino non è morto. Dall’Umbria all’Italia alla ricerca di una verità che si vorrebbe nascondere

                      di Alessandra Vittori

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Foto presa dalla pagina Facebook Women on Waves

LIORA K PHOTOGRAPHY


LE ECCELLENZE TERNANELEGGE 194/78UN PERCORSO A OSTACOLIGLI ABORTI SPONTANEI
LA NUOVA MAMMANAL’ ABORTO 2.0LE FARMACIE ON-LINEWOMEN ON WEB
LA MIA PROVAL’ABORTO PRIMA DELLA LEGGE

“Quando ho scoperto di essere incinta ho deciso subito: sapevo di non voler tenere il bambino. Ne ho parlato con la mia più cara amica. Lei non può avere figli eppure mi ha appoggiata dal primo momento. Ricordo ancora le sue parole: ‘Questa morte porterà a una rinascita, la tua’. Lei conosce bene la mia situazione; sa che sono una persona abbastanza in vista. In città mi conoscono tutti, per via del mio compagno che è un personaggio famoso. La mia è stata una scelta, la scelta più giusta che potessi fare, se non per me per il bambino che sarebbe venuto al mondo. Quale madre sceglierebbe di mettere al mondo un figlio che non può accudire come vorrebbe?

Il motivo per cui sto raccontando tutta questa storia è per ricordare all’Italia che noi donne, dal 1978, con la legge 194 abbiamo il diritto di scegliere se portare a termine o meno la gravidanza. Eppure questo non sembra ricordarselo nessuno. Si perché il mio aborto, per quanto sia andato bene, non è stato un aborto regolare. Mi sono rivolta al mio ginecologo che però, essendo obiettore, mi ha indirizzato al consultorio. Ci tengo a ricordare che sono una persona abbastanza in vista perciò l’ultimo dei miei desideri era andare dal primo sconosciuto per farmi firmare un foglio che poi avrei dovuto presentare ad altri sconosciuti in ospedale per farmi autorizzare un aborto. Così la mia amica mi ha suggerito di guardare su internet. È stato facilissimo. Ho cercato ‘aborto’ in inglese e mi si sono aperte migliaia di finestre di farmacie on-line. Non sapevo bene cosa comprare. Ma poi ho trovato il sito Women on web. Qui spiegano per filo e per segno come procurarsi un aborto, che in caso di complicanze, al controllo del ginecologo, sembra spontaneo. C’era scritto, infatti, che per procurarsi un aborto basta prendere delle pillole di misoprostolo, il principio attivo contenuto nel Cytotec che è un gastroprotettore. L’ho ordinato on-line. Il pacchetto è arrivato dopo una settimana.

Ho messo quattro pillole sotto la lingua e ho aspettato che si sciogliessero. Poi dopo tre ore ne ho assunte altre quattro nello stesso modo e, infine, dopo altre tre ore, ho preso altre quattro pillole. Così sono iniziate le perdite di sangue e crampi fortissimi. Dopo due settimane ho rifatto il test per assicurarmi che l’aborto fosse riuscito. Il test era negativo. Sono andata dal mio ginecologo per un controllo e dopo un’ecografia mi ha assicurato che l’aborto era riuscito”.


“Sono andata in ospedale di corsa. Avevo crampi e perdite di sangue da ore. Subito mi hanno fatta salire al terzo piano dell’ospedale. In una piccola stanza tra il reparto di ginecologia e ostetricia mi ha accolta un ginecologo. ‘Perdite di sangue, crampi; è probabile che sia un aborto spontaneo’, mi ha detto. Tranquillizzata dalle sue parole ho pensato che il Cytotec avesse fatto effetto.

Mi ha fatto quindi sdraiare sul lettino, mi ha spruzzato un gel congelato sulla pancia e ha iniziato a spingere sul mio ventre con una sonda. Con un bip lo schermo alla mia destra si è acceso è ha iniziato a mostrare l’utero. ‘Mi sembra svuotato in modo ‘strano’. Continuava a spingere con lo strumento; poco più in basso, proprio nel punto in cui inizia l’utero, come mi ha spiegato quel giorno il ginecologo, si vedevano quattro palline, più o meno tutte delle stesse dimensioni.

Il dottore non era più tranquillo e rassicurante come cinque minuti prima. Dal suo sguardo severo ho capito che quelle quattro cose bianche e tonde che si vedevano sullo schermo dell’ecografo erano le pillole che avevo messo in vagina per procurarmi l’aborto. Si è girato, mi ha guardato e ha detto: ‘So cosa hai fatto. Dovrei denunciarti. Sai che c’è il penale per gesti come questi? Ma non lo farò. Il tuo aborto è andato a buon fine; ti tengo sotto controllo per qualche ora e poi potrai tornare a casa’.

Due donne, due storie comuni. Chiara e Giovanna (nomi di fantasia), hanno deciso di abortire. Entrambe umbre, nonostante questa sia una tra le regioni con il maggior numero di strutture che effettuano interruzioni volontarie di gravidanza, in cui si può scegliere tra aborto farmacologico (con la pillola Ru-486) e chirurgico, hanno scelto la via dell’aborto clandestino.

Quello dell’aborto clandestino non è un problema solo umbro. Come loro si calcola che siano almeno 12.000 le donne che in tutta Italia interrompono la gravidanza fuori dalla legge, che praticano insomma l’aborto clandestino. Eppure in Umbria il 70 per cento delle strutture pratica l’interruzione volontaria di gravidanza e anche nel resto d’Italia l’aborto è consentito, anche se in alcune regioni è più difficoltoso a causa dell’elevato numero di obiettori e dello scarso numero di strutture a cui la donna può rivolgersi.

Vediamo allora come e perché, dopo le grandi battaglie degli anni Settanta e, a 40 anni dall’approvazione della legge che regola l’interruzione volontaria di gravidanza, la pratica dell’aborto clandestino, per ottenere ciò che è un diritto, sia così diffusa.

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Aborto regolare: le eccellenze ternane

Nel luglio 2009 l’Agenzia italiana del farmaco ha dato il nulla osta per commercializzare la pillola abortiva (Ru-486) e dal 10 dicembre dello stesso anno, con la pubblicazione nella Gazzetta ufficiale, la pillola abortiva è entrata nella lista dei farmaci utilizzabili in Italia.

Sebbene siano passati sette anni dall’approvazione di questa tecnica, decisamente meno invasiva di quella chirurgica, gli ospedali in cui l’interruzione di gravidanza viene effettuata in questo modo sono ancora pochi. In Umbria, nella provincia di Terni, questo servizio è offerto in due strutture: a Narni e a Orvieto. I primari di entrambe le strutture hanno tenuto a sottolineare che per loro questa tecnica è fondamentale non solo perché meno invasiva, ma anche per la psicologia delle donne. Infatti scegliere la via dell’aborto è sempre difficile e lo è ancora di più se si deve affrontare un’operazione. “Un altro lato positivo della pillola – hanno continuato – è il poterla usare solo entro il quarantanovesimo giorno di gravidanza e il fatto che la donna abbia una embrione dentro di sé da così poco tempo le aiuta a non affezionarsi troppo”.

Per me l'aborto è scegliere di non cedere a un ricatto

Con queste parole Livia (nome di fantasia) inizia il racconto della sua esperienza con la pillola abortiva.

“Quando ho scoperto di essere incinta ho deciso subito. Mi sono informata su internet e in 10 minuti ho visto che a Narni si pratica l’aborto con la Ru-486. Così ho telefonato e mi hanno spiegato che dovevo recarmi al consultorio di Terni. Qui mi hanno fatto il certificato che ho dovuto presentare in ospedale. Della mia scelta erano a conoscenza solo due mie amiche che mi hanno aiutato moltissimo, e oggi mi hanno sostenuto nel momento cruciale, cioè quando ho dovuto ingerire la prima pillola, quella che di fatto dovrebbe interrompere la gravidanza. Voglio precisare che è stata la scelta più giusta che potessi fare, scelta che rifarei se mi trovassi nella situazione in cui effettivamente sono. Non ho preso questa decisione perché non voglio figli, anzi, ho già una bambina, ma ci sono problemi con il mio ex compagno (che poi sarebbe stato anche il padre di questo bambino). Ho avuto la conferma di aver deciso per il meglio proprio perché parlando con lui mi ha detto esplicitamente che non è stato un ‘incidente’, ma che la gravidanza era frutto di una cosa fatta di proposito, per non lasciarmi andare. Questo figlio, di cui lui non sa nulla, sarebbe stata la mia ‘catena’. Non mi pare giusto mettere al mondo un bambino in questa situazione. Sarebbe più crudele metterlo al mondo che ‘lasciarlo andare’. E poi, purtroppo, questa gravidanza non la sento, questo bambino non lo sento mio. Mentre per l’altra ero emozionata, l’ho cercata, l’ho voluta, anche se la situazione già non era facile, questa gravidanza non la sento; non ho nemmeno un sintomo. Comunque questa mattina ho preso la prima pillola, tra 48 ore prenderò la seconda. Passate queste prime due ore in osservazione firmerò le dimissioni e tornerò dalla mia bambina che è con la nonna. Mia madre non sa assolutamente nulla di quello che sto facendo, pensa che sia alle terme con le mie amiche. Probabilmente se lo avesse saputo non me lo avrebbe permesso. Vengo da una famiglia molto cattolica perciò questo bambino sarebbe stato visto, in ogni caso, come un dono di Dio. Ripeto che anche io fino ad ora non ho mai preso in considerazione la via dell’aborto, ma sono stata costretta, e sono sempre più convinta di aver fatto la scelta giusta”.

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La legge 194/78

In Italia, da quasi 40 anni, esiste la legge 194 che garantisce il diritto alla “procreazione cosciente e responsabile”, in altre parole: la donna è libera di scegliere se portare a termine la gravidanza o interromperla. Ma abortire in Italia non è così semplice. La 194 sta diventando una legge fantasma.

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Un percorso a ostacoli

Quella che dovrebbe essere una scelta garantita dallo Stato, si sta trasformando in un calvario, tra carte da far firmare e medici obiettori. L’obiezione di coscienza, infatti, sta raggiungendo numeri mai visti, al Nord come al Sud (toccando anche il 93%, come a Bolzano). Probabilmente queste percentuali, già allarmanti, continueranno a crescere a causa del ricambio dei medici; man mano che la vecchia guardia va in pensione iniziano a sparire i medici disposti a dedicarsi a questa pratica. A questa situazione già drammatica si aggiunge la chiusura dei consultori. Per non parlare poi del sistema sanitario nazionale sempre più scadente. Infatti, con le leggi sui tagli e sugli accorpamenti sempre più punti nascita (con relativi reparti di ginecologia e ostetricia) vengono chiusi e la possibilità di abortire diventa sempre più un miraggio. Ed ecco che inizia un’odissea tra porte sbattute in faccia, pellegrinaggi tra le varie città, o addirittura regioni, per trovare medici non obiettori, prenotazioni, giornate perse a fare la fila, spesso per non ottenere nulla, con la gravidanza che si spinge sempre più in avanti, spesso superando anche i tempi entro cui l’interruzione è permessa, aprendo uno scenario facilmente immaginabile.

Il problema dell’obiezione di coscienza è ben più grande di quanto si può immaginare. Infatti per sottoporsi a un aborto non c’è bisogno solo di un medico, ma anche di un anestesista, un ferrista e un infermiere che non siano obiettori. Ma partiamo dal l’inizio. Spesso l’aborto è l’ultima spiaggia. Infatti, moltissimi casi potrebbero essere evitati con la contraccezione di emergenza. Ma ecco che anche qui compare il problema dell’obiezione e della poca informazione dei farmacisti italiani. Dal 9 maggio 2015 le maggiorenni possono acquistare in farmacia EllaOne, la cosiddetta pillola dei 5 giorni IMGP4224dopo, senza ricetta medica e senza dover eseguire un test di gravidanza. Il problema dell’obiezione si presenta perché sono in molti a considerare ancora la pillola del giorno dopo, o dei 5 giorni dopo in questo caso, pillola abortiva. Ma non è così, come si può leggere anche sulla scatola, e come è dimostrato nel ‘bugiardino‘. Il farmaco, infatti, ritarda il periodo dell’ovulazione di alcuni giorni, abbassando il rischio di rimanere incinta. A non aiutare, come abbiamo detto, è anche la poca informazione. Infatti molti farmacisti continuano a chiedere la ricetta, rifiutandosi di vendere il contraccettivo. Ed ecco il serpente che si morde la coda: i farmacisti chiedono la ricetta, per la ricetta ci vuole un medico, il medico non deve essere obiettore, e la trafila riparte. Probabilmente lo stesso problema si presenterà anche per la Norlevo, la più comune pillola del giorno dopo, che da qualche giorno (15 marzo 2016), dovrà essere venduta nelle farmacie senza obbligo di ricetta medica.

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Gli aborti spontanei

I dati del ministero della Salute parlano di una diminuzione complessiva degli aborti ‘ufficiali’. Il totale delle interruzioni volontarie di gravidanza è pari a 97.535 secondo i dati ministeriali preliminari del 2014 (gli ultimi usciti, pubblicati il 26 ottobre 2015). Quindi ci sarebbe stato un decremento del 5,1% rispetto al dato definitivo 2013 e del 58,5% rispetto al 1982. Analizzando in parallelo il dato degli aborti spontanei vediamo che in questo c’è un’inversione di tendenza; se le interruzioni volontarie diminuiscono, gli aborti spontanei aumentano. Sul numero degli aborti spontanei dal 1982 a oggi, infatti, si registra un incremento del 31,4%. E sono proprio questi i dati che ci portano a una riflessione: le interruzioni volontarie diminuiscono e sempre più donne si presentano in ospedale denunciando un aborto spontaneo, cioè un’interruzione ‘naturale’ della gravidanza, non voluta dalla donna. La gravidanza si interrompe dopo l’impianto, provocando un sanguinamento che si verifica intorno alla data prevista per il ciclo mestruale. Starà tornando l’aborto clandestino in Italia? Secondo la ministra della salute Beatrice Lorenzin i numeri del clandestino sarebbero stabili, aggirandosi tra i 12.000 e i 15.000 per le italiane e tra i 3.000 e i 5.000 per le straniere. Ma questi si basano su una stima del 2012 calcolata su modelli matematici elaborati prima del 2005, cioè prima dell’introduzione delle pillole abortive. Questi numeri se non tengono conto delle pillole abortive, a quanto pare, non tengono conto neanche del farmacologico ‘fai da te’. È ora che i modelli siano modificati, i tempi e il panorama sono cambiati.

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La nuova mammana

E se ci sono tutti questi problemi ecco che scatta il piano b: ‘L’aborto fai da te’, cioè una mammana del 2016, rivista, corretta e più sicura, una mammana 2.0, che non usa più vecchi ferri arrugginiti per espandere l’utero, ma pillole facilmente reperibili, se non in farmacia, direttamente su Internet.

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L’aborto 2.0

Se prima dell’approvazione della 194 le morti per gli aborti illegali erano all’ordine del giorno perché fatti principalmente da comari in ambienti non sterili, inserendo tamponi, ferri, lamine, cannule, chiodi e raschiatoi nell’utero, o facendo bere alle donne decotti di prezzemolo, assenzio, zafferano e ruta, o con iniezioni di acqua saponosa, iodio, lisina, fenolo e china, oggi la clandestinità è la via più rapida per raggiungere lo scopo. Basta recarsi in farmacia e comprare il Cytotec, un farmaco contro l’ulcera a base di Misoprostolo. Sebbene questo farmaco non sia venduto come pillola abortiva la somministrazione ripetuta, a poche ore di distanza, provoca delle contrazioni uterine che portano a quello che apparentemente, a un controllo, si presenta come un aborto spontaneo. Lo stesso principio attivo infatti è usato per far espellere il feto quando si sceglie l’aborto farmacologico con la Ru-486. Certo per averlo serve la ricetta, ma basta trovare un medico o un farmacista compiacente e il gioco è fatto. Nel caso in cui questa via risulti impraticabile basta un click, come dimostra la storia di Chiara.

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Le farmacie on-line

Pochi secondi di ricerche sul web sono sufficienti per trovare e-pharmacies illegali, che vendono medicinali senza bisogno della prescrizione medica. Secondo la piattaforma legitscript.com ne esistono 35.610 in tutto il mondo, il 95% delle quali è illegale. E come se così non fosse già abbastanza semplice, basta affinare un po’ la ricerca e digitare le parole chiave ‘Abortion kit’ ed ecco qua che escono e-pharmacies dedicate esclusivamente a questo.

La più famosa è Abortionpillrx.com. Su questo sito non si trova solo il Cytotec, ma sembrano essere specializzati nella vendita di veri e propri pacchetti completi. In home page vediamo una bella ‘dottoressa’ bionda, avvolta in un camice bianco, con un sorriso rassicurante e una donna che rilassata si tocca la pancia. Basta uno scroll veloce per arrivare alla merce in vendita. Le informazioni fornite sono facilmente comprensibili: “100% di soddisfazione, prezzi accessibili, aborto sicuro e privacy”.

Quindi basta scegliere la quantità, digitare il numero della propria carta di credito e fornire un indirizzo e per meno di 180 euro, entro cinque giorni lavorativi, nascosto in un anonimo pacchetto, eccoti servito il kit per l’aborto. Facile come rubare le caramelle a un bambino.

C’è poi healthydancer.comIn italiano pubblicizzano così i loro farmaci ‘I nostri prezzi per i medicinali. Sono il 70% meno costosi rispetto alla vostra farmacia locale’. Qua sono esposti moltissimi prodotti super scontati con tanto di targhette che mettono in risalto le offerte speciali e le durate limitate di quel prezzo. In effetti su questo sito per comprare il Cytotec bisogna andare sulla sezione gastroenterici, ma questo non vieta a chi voglia comprarlo per abortire di procurarselo a 1,68 euro a pillola, e più le quantità sono grandi più il prezzo si abbassa. Ah, e non dimentichiamo il Cialis, un farmaco orale per la disfunzione erettile, in regalo. Come per le altre farmacie on-line il punto di forza è la riservatezza. Nella sezione spedizioni si legge: “Una delle nostre priorità è mantenere la riservatezza e la protezione delle informazioni personali e finanziarie dei nostri clienti e visitatori del sito. Riceverete un pacco discreto così nessuno tranne voi saprà del vostro ordine. Inoltre non indichiamo il costo del vostro ordine sul pacco – viene spedito come un regalo. In questo caso non dovrete pagare i diritti doganali. Implementiamo una serie di misure di sicurezza per garantire la sicurezza delle vostre informazioni personali. Offriamo la sicurezza dei vostri dati utilizzando Secure Sockets Layer (SSL) del software, che crittografa tutte le informazioni immesse. Per di più la vostra informazione confidenziale e la riservatezza sono sotto la protezione sicura. I prodotti non verranno indicati sul conto della vostra carta di credito”.

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Women on web

Ma le e-pharmacies non sono l’unico metodo on-line per procurarsi le pillole abortive. Si abortion is my choicepuò infatti andare anche su womenonweb.org . Il sito si occupa di fornire informazioni alle donne che vogliono interrompere la gravidanza, ma non possono farlo perché nel loro paese l’aborto è illegale o perché i tempi di attesa sono talmente lunghi che la gravidanza arriva troppo in là e quindi, di fatto, l’aborto diventa inaccessibile. Ma non solo: dopo una ‘test’ di 25 domande le donne che vogliono interrompere la gravidanza possono ordinare la pillola.

La fondatrice del sito è Rebecca Gomperts. Medico, attivista per i diritti delle donne e artista, ha lavorato su una nave di Greenpeace e proprio durante uno di questi viaggi le hanno raccontato che

un natante che naviga in acque internazionali sottostà alle leggi del paese di cui batte bandiera

Proprio da questo racconto parte la sua ‘rivoluzione’. Così ha aperto il progetto-provocazione Women on Waves (da cui poi sono nati i siti womenonwaves.org e womenonweb.org). Andando con una nave olandese al largo delle coste dei Paesi in cui l’aborto non è legale faceva salire le donne a bordo, dava loro le pillole e le faceva tornare a casa ad abortire. L’obiettivo è quello di rendere l’aborto una cosa che la donna può facilmente gestire da sola, ma soprattutto renderlo una pratica accessibile a tutte. Infatti, affinché i soldi non siano un ostacolo, ha deciso che la consulenza e l’eventuale spedizione del farmaco siano sottoposte a una donazione volontaria. L’ultima sfida dell’attivista è stata portare le pillole abortive in Polonia, per battersi contro le severe leggi della nazione sull’interruzione di gravidanza. Questa volta, però, l’ha fatto con un drone che da Francoforte è arrivato al confine dove due donne aspettavano che le pillole piovessero dal cielo.

Il volo del drone di Women on web che da Francoforte ha portato le pillole in Polonia

L’homepage di womenonweb.org è molto chiara. Sulla sinistra c’è la sezione ‘I need an abortion with pills’. Basta un click per trovarsi catapultati nel ‘test‘ rivolto alle acquirenti della pillola.

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La prova della cronista

La cronista si mette in gioco e prova a farsi spedire la pillola fingendosi un ragazza di 25 anni incinta da circa otto settimane.

È tutto talmente semplice e ‘serio’ che mi viene voglia di provare a ordinare la pillola. Con un leggero tocco del mouse mi ritrovo tra le prime domande: hai fatto un test di gravidanza? Hai fatto un’ecografia? Le richieste sono sempre più specifiche per sapere se si ha qualche problema e se qualcuno, in caso di emorragia, dopo l’assunzione della pillola può portarmi in ospedale. Non vengono tralasciati i dettagli; infatti mi chiedono se c’è  un ospedale a pochi chilometri in caso di complicanze. E finalmente il quesito cruciale: da quanto tempo sei incinta? Seguono due o tre pagine in cui viene spiegato tutto quello che si troverà nel pacchetto per l’aborto, come andranno assunte le pillole e cosa fare in caso di complicazioni. Finita la ‘prova’ inizia lo scambio di e-mail. I ragazzi che lavorano all’help desk del sito vogliono essere sicuri che effettivamente, nel mio paese, l’aborto mi venga negato. Non importa se esiste una legge che lo permette, se ho difficoltà la pillola me la invieranno ugualmente, a patto che rientri nei tempi previsti. Io rispondo che so che in Italia l’aborto è legale, ma vivo in una piccola realtà dove tutti sanno chi sono e che non posso spostarmi nelle strutture delle altre regioni perché le file sono troppe lunghe e sarei fuori tempo massimo. Ho bisogno di aiuto, e al più presto. Dopo questa corrispondenza che dura giorni mi avvertono che alcuni pacchetti inviati in Italia sono stati sequestrati, ma se voglio un tentativo lo faranno comunque. Rispondo che non importa, voglio provare. Gli attivisti, però, sono veramente seri. Mi rispondono che di tempo ne è passato parecchio, anche se inviassero la pillola il giorno stesso, la mia gravidanza ha superato il tempo prestabilito (meno di 9 settimane) per assumere il farmaco. Ma non mancano di suggerirmi delle alternative segnalando le nazioni dove l’aborto è consentito fino alle 24 settimane.

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L’aborto prima della legge

Tra due anni la legge 194 compie 40 anni, ma sono i 40 anni di una legge che c’è ma non si vede. Se in Italia si dice “fatta la legge, trovato l’inganno” in questo caso l’inganno sta diventando la legge stessa. Infatti, più il tempo passa più l’aborto diventa un miraggio. In compenso continuano a comparire in rete siti come quelli descritti che se da un lato aiutano, dall’altro stanno portando le donne a dover ricorrere ai metodi di un tempo.

Prima dell’approvazione della 194 la questione della maternità era regolata dal Codice Rocco e l’unica forma di aborto consentita era l’aborto terapeutico, ossia l’interruzione di gravidanza attuata per salvare la vita della madre, in ogni altro caso l’aborto era considerato reato. L’interruzione di gravidanza, infatti, veniva considerata non come un delitto contro la persona, ma contro lo Stato, come un attentato alla ‘stirpe’.

Di tempo ne è passato dal 1978, le cose sono cambiate, ma ancora si discute sulla legge 194. Continuano le manifestazioni dei pro-life, come quella a Bologna del 13 giugno di quest’anno per cui il gruppo cattolico ‘No194’ si è riunito a pregare per i bambini abortiti a piazza San Domenico e per cercare di raccogliere le firme per un referendum abrogativo della legge. In piazza a pregare però erano solo 19, mentre la ‘Favolosa coalizione’ un gruppo di associazioni, collettivi, singole femministe, transfemministe, queer, trans, lesbiche e gay, ha riunito 300 persone che hanno manifestato per le vie della città.

Ma questa non è stata l’ultima protesta delle femministe. Infatti, dal 15 gennaio 2016 con un decreto pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale l’aborto clandestino è stato depenalizzato, ma sono state innalzate le sanzioni pecuniarie da 51 euro a una cifra tra i 5.000 e i 10.000 euro, per chi dovesse ricorrervi. È immediatamente iniziata la protesta sui social, con gli hashtag #obiettiamolasanzione e #apply194, per questa decisione passata quasi inosservata. La seconda mossa, dopo il tweetbombing, è stata inviare una lettera aperta al premier Matteo Renzi e alla Ministra della salute Beatrice Lorenzin.

Ma come il decreto è passato in sordina anche le problematiche delle donne che vogliono abortire continuano a passare inosservate. Al governo si preoccupano di depenalizzare l’aborto clandestino, ma continuano a fare finta che non sia un problema esistente, brindano alla diminuzione degli aborti regolari senza minimamente preoccuparsi di aggiornare i modelli per calcolare gli aborti clandestini in Italia che iniziano a venire alla luce, denunciati dalle stesse donne, come testimoniano gli articoli pubblicati il 10 marzo 2016. La storia è quella di Valentina e Fabrizio. La coppia, nel 2010, ha scoperto che la bambina che aspettavano era affetta da una grave malattia, senza prognosi di vita, perciò ha preso la decisione di interrompere la gravidanza al quinto mese. Dopo avergli indotto il parto nessuno si è preoccupato di aiutare la donna che ha dovuto partorire in bagno da sola, o meglio solo con il marito accanto. E come se non bastasse si sono poi presentati gli obiettori con il Vangelo in mano a dire loro che stavano commettendo un crimine.

Gli obiettori continuano a esserci e a esercitare un potere che non dovrebbero avere, il clandestino sta diventando la pratica preferita delle donne che vogliono abortire, il governo fa finta di nulla: la legge 194 è, e continuerà a essere, una legge fantasma.

Questo servizio è un Progetto di fine corso per il biennio 2014-2016 dell’Istituto per la Formazione al giornalismo di Urbino (IFG), pubblicato il 18 marzo 2016.