Nuove generazioni e tifosi al comando: le Marche sperimentano il tifo del futuro

di ALESSANDRO CRESCENTINI
Tifare: fare il tifo, parteggiare con accesa passione per una squadra sportiva o per un atleta. Essere accanito sostenitore di qualcuno per il quale si dimostra entusiastica ammirazione

Due soluzioni per costruire un’idea di tifo diversa. Nelle Marche, due società hanno capito che il trend che allontanava la gente da stadi e palazzetti andava invertito. A Pesaro, la Victoria Libertas Basket, la storica società della palla a spicchi italiana, ha deciso di investire sul territorio e sulle nuove generazioni. Andando di scuola in scuola con i campioni per insegnare i concetti e la purezza del tifo pulito e “a favore”. Ad Ancona invece si sono affidati alla soluzione del supporters’ trust, l’azionariato popolare. In altre parole, i tifosi si sono spartiti le quote della società, che diventano investitori diretti e dirigenti, seguendo principi democratici come l’elezione di presidente e consiglio d’amministrazione.

Questo progresso ha radici lontane. Da quando il fenomeno degli hooligan ha preso piede, in Italia e in Europa i governi hanno percorso strade diverse per arginare in problema. E se in Italia si è preferito attaccare il problema direttamente, con leggi che hanno finito per creare problemi e non soluzioni, anche i tifosi non estremi, in Inghilterra e Germania hanno adottato misure per favorire il tifoso medio. E tutto ciò ha contribuito alla creazione del modello inglese che si può ammirare ogni settimana. Tragedie e violenza, dunque. E due strade legislative opposte per curare un virus che stava uccidendo lo sport.


A scuola di tifo con la VLTifosi al comando: U.S. Ancona 1905Mondi divesi, la storia della violenza negli stadi


A scuola con la VL, per un tifo pulito e sempre a favore

Consultinvest Victoria Libertas Pesaro – #IOTIFOPULITO

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Marco Ceron gioca insieme ai piccoli tifosi biancorossi

Il basket a Pesaro non ha bisogno di presentazioni. E’ una delle città che poggia le sue radici proprio nella “palla a spicchi”. Eppure sono stati tra i primi in Italia a sentire l’esigenza di cambiare qualcosa.

La necessità di ristrutturare la cultura sportiva nella città e nella provincia ha portato all’unione delle forze da parte di quattro soggetti totalmente diversi tra loro, o almeno, apparentemente tali. Il risultato? #IOTIFOPULITO, ovviamente.

In primo luogo la Consultinvest Victoria Libertas Pesaro, la storica squadra di basket della città. Marche Multiservizi, la multiutility che opera nel territorio pesarese. Il Provveditorato agli Studi. Infine SDT – Scuola di Tifo, un’Associazione di Promozione Sociale nata con l’obiettivo di promuovere una cultura sportiva positiva mettendo in risalto i valori più nobili dello sport.

L’idea che sta alla base di #IOTIFOPULITO è il tifo a favore della propria squadra e mai contro avversari e arbitri. E come si può trasmettere questo messaggio ai più giovani? Innanzitutto facendo provare loro gli effetti positivi che nascono da un tifo leale, fatto di solo incitamento. Inoltre, facendoli incontrare con i campioni. Quale voce potrebbe essere più autorevole se non la loro? Solo i protagonisti possono raccontare la carica e l’entusiasmo che possono trasmettere diverse migliaia di persone che tifano. Durante gli incontri si evidenziano infatti le qualità di un tifo corretto e leale, soprattutto nei momenti di difficoltà.

Solo così i ragazzi possono imparare e crescere. Questo la Victoria Libertas lo ha capito e ha deciso subito di aderire al progetto. Le date previste nelle scuole della provincia di Pesaro e Urbino sono quattro. Il 16 dicembre e il 20 gennaio a Pesaro, il 17 febbraio a Urbino e il 6 aprile a Borgo Pace. Proprio a Borgo Pace, già quest’estate sede del ritiro della squadra. Questo con la volontà di rafforzare i rapporti  anche con le zone dell’entroterra: “Per noi il ponte che abbiamo costruito con l’entroterra è fondamentale. Questo accordo con Marche Multiservizi e SDT – scuola di tifo vuole portare avanti questa politica di valorizzazione del territorio delle aree interne”, ha puntualizzato a tal proposito Marco Aloi, Direttore Operativo della Victoria Libertas.

Ogni incontro è composto da una parte introduttiva teorica in cui SDT e un gruppo di campioni raccontano la propria esperienza e quindi i principi positivi alla base di un tifo corretto e leale. Poi si passa alla pratica. I ragazzi vengono divisi in squadre e incominciano a giocare, mentre tutti gli altri mettono in pratica i concetti appresi nella prima parte, cantando e incitando solo a favore. E in loro compagnia ci saranno proprio i campioni, che si uniranno e tiferanno con loro.

I bambini festeggiano la vittoria della VL

E Marche Multiservizi? Entra in gioco alla fine, nella gara di tiro. L’idea è geniale: a ogni cestino verrà applicato un tabellone e i ragazzini sfideranno i giocatori in carne e ossa a fare canestro con bottiglie e cartacce negli appositi contenitori. Una maglietta personalizzata per ricordare la giornata sarà il premio per i vincitori della gara.

Ma non è finita qui. Perché dopo ogni incontro, i ragazzi che prenderanno parte al progetto alla mattina, andranno a incitare la propria squadra del cuore alla sera. Ad ogni data corrisponde infatti una partita. Concretamente, le partite in questione vedranno la Consultinvest Victoria Libertas ospitare al BPA Palace la Manital Torino, la Openjobmetis Varese, la Dolomiti Energia Trentino e la Betaland Capo d’Orlando.

Seguire i propri beniamini seguendo principi ben precisi. Tifare solo a favore dei propri compagni, combattendo lo stereotipo del tifoso violento e pericoloso. Giocare a pallacanestro ed essere incitati dai propri beniamini. Sfidarli in una gara di tiro nel pieno rispetto dell’ambiente. E sperimentare l’emozione di una partita vera per sostenere al massimo la propria squadra del cuore. Grazie a SDT, VL e Marche Multiservizi oggi non è più un’illusione.

“Lo sport è molto di più di una semplice vittoria. Significa molto di più: è un insieme di valori da condividere con tutta la società. Per questo per la Vuelle, poter essere testimoni all’interno delle scuole, all’interno delle istituzioni più importanti per la crescita dei nostri ragazzi, ci rende felici e orgogliosi di quest’accordo”, lo ha evidenziato Stefano Cioppi, direttore sportivo della Consultinvest Victoria Libertas.

Angiola Di Carlo, rappresentante del Provveditorato, è altrettanto entusiasta: “Questo progetto si traduce in un mix esplosivo per i ragazzi delle scuole. Lo sport può essere superficialità, ma anche condivisione di valori che si muovono trasversalmente su vari campi: ambientale, educativo e sportivo”.

“Siamo da sempre vicini al mondo dei giovani e a quello dello sport. La nostra azienda ispira il proprio lavoro anche alla responsabilità sociale e per questo siamo contenti di aver contribuito concretamente alla realizzazione di questo progetto, di alta valenza sociale ed etica, cogliendo l’opportunità di veicolare attraverso i ragazzi l’importanza della raccolta differenziata”, queste le parole dell’Amministratore Delegato di Marche Multiservizi, Mauro Tiviroli.

Infine, la grande soddisfazione di Emanuele Maccaferri, ideatore e curatore di SDT – Scuola di Tifo : “Questo progetto corona il lavoro di tre anni dimostrando come lo sport possa essere un veicolo potentissimo nel promuovere valori positivi e contenuti educativi che vadano oltre al tifo, come ad esempio il rispetto dell’ambiente e la raccolta differenziata”.

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Prima e dopo: quando la curva diventa dirigenza

U.S. Ancona 1905 – Supporter Trust

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I tifosi dell'Ancona in festa dopo un grande risultato

Sapersi rialzare dopo un fallimento non è mai facile. Ad Ancona per farlo si sono uniti tutti. In 5 anni la squadra è passata dall’Eccellenza alla Lega Pro e quest’anno è in lotta per la Serie B. Non ci sono né sceicchi, né bizzarri presidenti: al comando c’è la curva.

Il progetto è partito nel 2010, quando c’è stata una crisi societaria molto forte di quella che all’epoca si chiamava Associazione Calcio Ancona. Fra i tifosi è sorta un’associazione che ha unito tutte le varie anime del tifo che sostenevano l’Ancona. E proprio questa associazione, “Sosteniamo l’Ancona“, ha raggiunto un accordo con il proprietario di una squadra locale, Andrea Marinelli, per formare quella che poi sarebbe diventata l’Unione Sportiva Ancona 1905.

L’accordo prevedeva che la società nuova proseguisse la tradizione della storica società anconetana e non solo. Per i tifosi c’era la possibilità di essere presenti all’interno della società. Soluzione studiata per fare in modo che potessero esercitare in prima persona la funzione di garanti, di controllori. Per far sì che situazioni come quelle che avevano portato al fallimento non si sarebbero più verificate.

La base di un impegno a 360 gradi, che ha portato nel 2015, nel momento in cui cioè il proprietario Andrea Marinelli ha deciso di fare un passo indietro, lo stesso patron a cedere la società alle uniche persone che lui riteneva in grado di poter gestire la situazione, ai tifosi appunto.

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Tifosi che erano rappresentati dalla’associazione “Sosteniamo l’Ancona”, che dal 2010 opera per assicurarsi che i tifosi vengano coinvolti nella gestione e nella vita attiva della società, e non più come semplici clienti o utenti finali o semplici spettatori. Va specificato che la particolarità di questa associazione ha fatto sì che negli ultimi 5 anni sono nati numerosi progetti rivolti al sociale, da una scuola calcio partecipata rivolta all’inclusione sociale antirazzismo, al mondo del settore giovanile in generale, dalle scuole, fino al coinvolgimento della cittadinanza, la valorizzazione dei luoghi storici della città.

Un filo rosso che ha sempre legato la squadra alla città. Il primo esempio di questo tipo di società in Italia e in Europa. Questo nuovo modello ha subito attirato l’attenzioni di molti, ma all’inizio non si sono mostrati tutti fiduciosi verso una società gestita interamente dai tifosi. David Miani, il presidente eletto dai tifosi, ne parla con estrema lucidità. “L’interesse c’era e c’è tuttora, ma all’inizio emergeva la diffidenza. Piano piano abbiamo dimostrato i nostri valori e siamo passati dai sei sponsor della gestione precedente ai 30 odierni”. La cassa di risonanza si è amplificata rapidamente e naturalmente: “Per noi aumentare la capacità di raccolta dei finanziamenti da più sponsor è una necessità vitale, ma allo stesso modo anche per gli imprenditori del territorio è stato un vantaggio unire al proprio brand quello di una società storica del calcio italiano”.

Un processo inevitabilmente lungo e macchinoso, ma che non fa diminuire l’ottimismo: “Che la strada sia giusta è evidente, ma i tempi per percorrere questo cammino sono lunghi”. Dalla curva ai vertici societari. Oggi ci sono 1300 soci, che controllano l’88% della proprietà della società.

A livello partecipativo, l’aumento è esponenziale. Solo nell’ultima stagione si sono infatti registrati il doppio di abbonamenti rispetto a quella precedente. Ma non è tutto oro quel che luccica: “Devo dire che per quanto l’aumento di abbonati sia stato evidente, noi ci aspettavamo comunque un coinvolgimento della città di gran lunga maggiore”.

Il fatto che il tifoso sia direttamente coinvolto e responsabilizzato, rende lo stadio più sicuro e riduce al minimo l’eventualità che si verifichino episodi di violenza. “Dal 2010 siamo stati i precursori dello SLO (Supporter Liaison Officer), vale a dire l’introduzione dei funzionari per le relazioni coi tifosi. Sono delle figure che si occupano di curare i rapporti tra società e tifosi. Ampiamente utilizzate in Inghilterra e in Germania, in Italia non sono mai state adottate nonostante le direttive della Uefa”.

Secondo Miani il processo è estremamente importante all’interno della rivoluzione del tifo. “Idealmente è uno dei pochi modi che può portare soluzioni. E se in Inghilterra si è preferito procedere favorendo i tifosi pacifici, in Italia sono state adottate una serie di misure contro gli ultras. E non per forza questo ha facilitato le cose”. E puntualizza: “A causa di un’emergenza reale, è stata imbastita una macchina abnorme che ostacola l’accesso negli stadi a tutti e non solo i tifosi estremi. Dalla tessera del tifoso ai tornelli, passando per le perquisizioni ormai andare allo stadio è diventato faticoso, un problema”.

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Progressi che vengono da lontano: le radici degli ultras

Che cosa rende la Premier League inglese il miglior campionato nazionale a livello mondiale? I fuoriclasse che ci giocano, certamente. E con loro, la qualità delle partite. Ma non solo. Già, perché per permettersi di ingaggiare determinati giocatori e allenatori, non bastano i fondi milionari di cui dispongono i ricchissimi proprietari delle squadre di club. Serve altro. Serve il pubblico. In Inghilterra gli spalti sono pieni, sempre. Mai un seggiolino libero, code infinite ai botteghini, stadi presi letteralmente d’assalto ogni fine settimana. Questo è perché a vedere la partita ci vogliono andare tutti. Grandi e piccini, famiglie intere, turisti che si vogliono godere una giornata diversa, coppie di fidanzati. Tutto ciò è possibile grazie alla mentalità dei tifosi, che vanno lì per tifare appunto. Per divertirsi, e per nessun altra ragione.Trova le differenze: la celebre curva Kop di Anfield Road, lo stadio dove il Liverpool gioca le partite casalinghe. 1983 e 2015, a distanza di due decenni, ecco come le leggi contro gli hooligan hanno trasformato lo stadio.

Per andare da Londra a Milano si impiegano solo due ore, ma, almeno a livello calcistico, le cose cambiano radicalmente. Sembra di stare in un altro pianeta. Ed è inutile nascondersi dietro un dito. In Italia il livello dello sport è ai minimi storici, e scaricare le colpe sulla crisi economica è un buon modo, made in Italy del resto, per lavarsi le mani di fronte a un problema e continuare così a lasciarlo irrisolto.

S’è detto tutto e il contrario di tutto. La cultura sportiva è diversa, certo. Nell’Europa settentrionale è impensabile sostenere il Bayern Monaco per un berlinese. Ed è altrettanto irreale che un ragazzo di Birmingham vada a seguire l’Arsenal. Nella nostra penisola tutto ciò non esiste, anche se va detto che esistono delle eccezioni, come Napoli e Roma, per citare le più famose, in cui cioè la stragrande maggioranza della popolazione tifa per le squadre della città. Tuttavia, i tifosi della Juventus sono sparsi in tutta la penisola, da nord a sud. E lo stesso discorso vale per l’Inter e per il Milan. E’ anche a causa di questo modo di scegliere la squadra del cuore seguendo principi poco legati all’appartenenza territoriale che i costi aumentano, e con esso anche le distanze e il tempo necessario richiesto per seguire la squadra. Tuttavia anche analizzando questo aspetto, non si scava abbastanza a fondo verso le radici di questo calo presenze.

In Italia andare allo stadio è pericoloso. Solo la parola in sé, stadio, genera un sentimento avverso per molti. Quasi sinonimo di pericolo, delinquenza e persino ignoranza e degrado in alcuni casi. Andare allo stadio nel nostro Paese è rischioso. E non solo nelle leghe inferiori. Sono decine gli episodi che sono passati alla cronaca per la loro nefandezza. Non ultimo il caso di Ciro Esposito, che ha perso la vita per una partita di pallone.

E dunque come si fa a uscire da questo trend, a invertire la rotta? Qualcuno ci sta provando, ma per capire l’origine del fenomeno bisogna partire dall’inizio, da dove tutto è cominciato.

Come in tutte le favole che si rispettino, c’è un momento ben preciso in cui la storia prende una piega strana, grazie alla quale ci si avvia verso il lieto fine. In gergo si parla di turning point, un punto di svolta letteralmente, un evento cioè che cambia le carte in tavole e che stravolge tutto ciò che è accaduto prima.

Nella storia del tifo sportivo, di questi momenti ce ne sono due, e coincidono con delle date ben precise. La prima è il 29 maggio 1985. Siamo in Belgio, precisamente a Bruxelles. Si deve giocare la finale di Coppa dei Campioni e a contendersi la vetta del calcio europeo sono Juventus e Liverpool. Prima della partita, però, accade l’imponderabile: gli ultras inglesi, the hooligans, si spingono verso i tifosi italiani, sfondano le recinzioni e li attaccano. Nella confusione generale, alcuni si lanciano nel vuoto per evitare di essere schiacciati, altri cercano di fuggire disperatamente. La calca fa sì a un certo punto che il muro portante su cui si reggeva la tribuna crolla, molte persone vengono schiacciate e calpestate. Alla fine il bilancio conta 39 morti e oltre 600 feriti.

Quattro anni dopo arriva il secondo episodio. 15 aprile 1989, a Sheffield si gioca la semifinale di FA Cup, la coppa di lega inglese. Di fronte al Nottingham Forest c’è il Liverpool e con i Reds i suoi tifosi. Una delle più importanti competizioni inglesi si trasforma in tragedia. Per colpa degli hooligan muoiono 96 persone, schiacciate sulle recinzioni e calpestate dalla folla. Quella che poi verrà poi riconosciuta come la più grande tragedia inglese fa scattare qualcosa nella testa degli inglesi.

Nella timeline a seguire alcuni degli episodi più violenti della storia del calcio, con un focus sugli esempi inglesi e italiani. Dopo Heysel e Hillsborough, gli hooligans hanno colpito ripetutamente, lasciando cicatrici enormi nel cuore di chi tifa veramente

Le leggi del governo inglese

In Gran Bretagna gravi episodi di violenza, come quelli mostrati anche nella timeline in alto, spingono Margaret Thatcher, primo ministro inglese in carica dal 1979 al 1990, a muovere i primi passi nella sua battaglia contro gli ultras. Una vera e propria guerra che ha richiesto tempo ed energie, ma che ha portato ad avere la Premier League inglese, un brand esportato in tutto il mondo. Certo, il fenomeno della violenza legato al pallone non si può sradicare definitivamente, ma il primo grande passo è stato fatto e cioè quello di restituire lo stadio ai tifosi, quelli veri. Quelle persone, grandi e piccini, che si siedono in tribuna per supportare la propria squadra e basta. E per fare questo gli stadi non sono stati trasformati in teatri. Il tifo inglese caldo è rimasto, ma è diventato corretto. Sciarpe, bandiere e striscioni ci sono ancora, anzi si sono moltiplicati. Ma in un clima sereno e disteso. Le leggi introdotte hanno favorito questo genere di tifo e la strategia di rafforzare quest’ultimo è stata anche la mossa vincente per allontanare le frange più violente. Ecco dunque passo a passo tutte le misure prese per ottenere il grande spettacolo del Football made in Britain.

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Due storie per capire come lo sport sta cambiando grazie al nuovo modo di intendere il tifo. Due storie di grandi società sportive marchigiane che hanno puntato sul tifo per evolversi e per rafforzarsi. A Pesaro scommettendo sulle nuove generazioni, ad Ancona responsabilizzando i propri tifosi tramite la partecipazione azionaria diretta in società.
Per far cambiare idea alle persone e tornare a credere che negli stadi e nei palazzetti si va solo per divertirsi.