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ll C.A.A.C.P. Il fisiologo L'addestratore |
L'uomo: un "animale" quasi privo di olfatto. Il cane: il re dell'olfatto. E il motivo risiede nella conformazione anatomica della mucosa nasale, l'organo preposto ad accogliere le sensazioni odorose, come spiega Alessandro Malfatti, docente di fisiologia ed etologia veterinaria all'università di Camerino, facoltà di Medicina Veterinaria. "Alcuni animali hanno una notevole capacità olfattiva, altri più ridotta - afferma - e senza dubbio l'apparato olfattivo del cane è molto più sviluppato e ricco di circonvoluzioni rispetto a quello dell'uomo. Per dare un'idea quantitativa la mucosa olfattoria dell'uomo ha una superficie totale di circa 2-4 cmq, quella di un cane medio di circa 150 cmq, mentre quella del gatto medio tra i 10-20 cmq. E se osserviamo quanto è piccolo un gatto rispetto all'uomo capiamo che, anche in questo animale, l'olfatto è molto più sviluppato". "Ma non è solo una questione di grandezza - precisa Vincenzo Monaco, zoologo, consulente del Cnr - Fino a poco tempo fa si pensava che questa fosse l'unica vera ragione della potenza dell'olfatto canino, in realtà dipende anche dal numero di cellule recettive che ci sono per unità di misura. E nei cani siamo intorno a ordini di grandezza eccezionalmente diversi". Le differenze di comportamento rispetto all'olfazione dunque non sono dovute a sensibilità o a potenza olfattiva ma semplicemente a strutture anatomo-fisiologiche diverse. E la nostra specie, l'uomo, rispetto agli altri mammiferi potrebbe essere quasi considerata priva di olfatto. Infine come ci sono differenze legate alle specie, così
esistono anche differenze legate alla razza. I cani sono una specie
molto variegata: si passa da cani che pesano pochi etti fino a quelli
da un centinaio di chili e così, a seconda della grandezza, varia anche
la superficie della mucosa olfattoria, che va dai 20 fino ai 150 cmq.
Ci sono inoltre cani selezionati per l'odorato, quelli da caccia per
esempio abituati a seguire le piste delle prede, come esistono cani
selezionati per la guardia e la difesa. "Bisogna anche tenere conto
di un altro aspetto - tiene a sottolineare Malfatti - Nel corso degli
ultimi tre secoli si sono verificate moltissime differenziazioni di
razze. La maggior a partire da circa il 1700, prima infatti c'erano
solo poche linee (tipo il levriero che è una razza antichissima). E
in più rispetto all'uomo c'è un vantaggio: il cane ad un anno di età
può riprodursi, quindi questo facilita la selezione rispetto all'uomo.
Si possono avere in tempi più ridotti tante generazioni".
(pubblicazione: maggio 2002) | |||||