Olfatto:
dal biologico all'artificiale
Non
si ottura anche se fa freddo, può essere utilizzato "no
stop" 24 ore su 24 e soprattutto non sbaglia mai. E' il naso artificiale
elettronico, un dispositivo in grado di sentire e riconoscere gli odori
percepibili e non percepibili dall'olfatto umano. Uno strumento, di
piccole dimensioni, portatile, accompagnato da un PC che lo controlla
e ne gestisce i dati raccolti. Un apparecchio utilizzato nel campo agroalimentare,
medico, industriale e nella rivelazione, ancora in fase di affinamento,
di droga e di esplosivi, lavoro questo fino ad ora svolto dai cani con
risultati apprezzabili.
La
tecnologia ha già sostituito l'uomo in molti settori, ora toccherà
anche ai cani? Si pone il problema della scelta tra mezzo biologico
o modelli elettronici? Ma si deve parlare necessariamente di scelta?
La soluzione migliore sembra essere piuttosto l'uso di un sistema integrato.
E di questo si è discusso nel seminario che si è tenuto
il 10 aprile presso la scuola di Polizia di Nettuno dove ha sede il
C.A.A.C.P. (Centro Addestramento
e Allevamento Cani di Polizia). Un seminario a cui hanno partecipato
i professori Arnaldo D'Amico, Corrado Di Natale e Roberto Paolesse,
del gruppo di ricerca dell'università
di Tor Vergata, lo zoologo Vincenzo Monaco, consulente del Cnr,
e il professore Enzo Righi,
medico, ricercatore e studioso di cinologia. Un seminario di aggiornamento
scientifico sulle nuove tecnologie che è servito proprio a illustrare
il naso artificiale e le tematiche parallele (olfatto canino, olfattometria
comparata). Diversi i problemi affrontati, anche perché alcuni
cinofili non vedono molto di buon occhio questo strumento.
Il
confronto si può fare analizzando i vantaggi e gli svantaggi,
l'operatività, i costi e la complessità dei due mezzi.
I cani innanzi tutto hanno bisogno dell'addestramento, si stancano con
una certa facilità (possono essere operativi mediamente per un'ora)
e risentono delle condizioni ambientali, ma come tutti sanno hanno una
sensibilità olfattiva incredibile. Il naso elettronico non ha
bisogno di riposarsi, non è disturbato dagli altri odori presenti
nell'ambiente, ma non interagisce con gli altri sensi perché
rappresenta solo il sottosistema olfatto. Anche così il problema
non si risolve, pro e contro sembrano essere quasi alla pari.
Ma sarebbe poco intelligente non sfruttare un'opportunità che
ci offre il progresso. Allora la soluzione è l'integrazione,
come ha affermato il direttore dell'Istituto di Nettuno, il dottor Giulio
Callini in apertura del seminario. E a portare un esempio già
sperimentato è il professor Righi: "La Mechem, una compagnia
sudafricana - spiega - ha messo a punto il sistema MEDDS (Mechem Explosive
Drug Detection System) per la ricerca e l'eliminazione delle mine antipersona
in Mozambico e Angola. Una macchina, in grado di resistere allo scoppio
delle mine, ma lontana da essere un naso elettronico, estrae campioni
di terreno e aspira odori in filtri che restano utilizzabili per i controlli
per 4 mesi. Altrove i cani in condizioni di tranquillità annusano
i vari filtri e identificano quali sono quelli che contengono esplosivo.
Ogni filtro ha un riferimento spaziale e topografico. In questo modo
il cane non si stressa ed è la montagna ad andare da Maometto".
Nessuno
studioso comunque, fino ad ora, ha avuto la presunzione di annullare
il lavoro dei cani, anche perché i sensori artificiali non sono
ancora così sofisticati. Anzi l'olfatto del cane è il
modello principe nell'elaborazione dei nasi artificiali, l'ultimo, americano,
si chiama non a caso "Fido".
Insomma nell'immediato la soluzione più probabile potrebbe essere
l'integrazione. Ma in futuro?
Hanno detto
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(pubblicazione:maggio
2002)