La
carta vincente? "Copiare la natura"
"La
ricerca sul naso elettronico è iniziata quasi ufficialmente a metà degli
anni ’80 - racconta Corrado di Natale, professore di ingegneria elettronica
all’università di Tor Vergata - quando un ricercatore inglese, Khrisna
Persaud, dell’università di Manchester per primo ha intuito la similitudine
tra i sensori a stato solido e i recettori olfattivi. Questa similitudine
risiede nel fatto che il singolo sensore e il singolo recettore non
sono specifici, cioè sono in grado di sentire più sostanze e ogni sostanza
è sentita da più sensori. Questo è il paradigma di base per realizzare
sistemi olfattivi artificiali". L’odore infatti non è altro che
una serie di sostanze chimiche, basta dunque trovare un "recettore"
in grado di catturarle. Chiaramente rimane il problema della molteplicità
dei recettori. Nell’olfatto naturale ce sono 100 milioni, mentre nei
sistemi sensoriali artificiali non più di qualche decina, e questo può
dare un’idea della differente complessità tra il sistema naturale e
quello artificiale.
"Nasi
rifatti" comunque già esistevano, ce n’erano in commercio specialmente
di produzione giapponese. Ma i sistemi giapponesi avevano bisogno di
essere riscaldati fino a 500 gradi per poter funzionare e questo poteva
limitare le loro applicazioni. Oggi il primo naso elettronico di Manchester
si può vedere al museo della Scienza di Londra, mentre in Italia esistono
quattro realtà universitarie che progettano e fanno ricerche sui nasi
artificiali. Pisa con il professor Paolo Pelosi del Dipartimento di
chimica e Biotecnologie agrarie, che aveva già lavorato con Persaud,
Brescia, il Cnr di Lecce e Tor Vergata a Roma. Una buona risonanza dunque
a livello nazionale. Quella sul naso artificiale è infatti una ricerca
molto polarizzata in Europa: Inghilterra, Italia, Spagna, Germania,
Francia e Svezia. La prima conferenza sul naso elettronico si è tenuta
nel 1990 e da quel momento in poi è andato via via crescendo il numero
delle persone che si sono occupate di questo strumento anche in America.
Il gruppo di Tor Vergata ha iniziato a lavorare sul naso dal ’90 ed
è stato il primo in Italia e tra i primi nel mondo. Ma quali sono gli
obiettivi futuri? Migliorare sempre più una macchina che è ancora agli
inizi del suo percorso. "C’è ancora molto spazio di crescita e
di sviluppo - spiega Di Natale - Siamo riusciti a riprodurre solamente
alcune piccole cose dell’olfatto naturale, non siamo ancora in grado
di riprodurre la complessità della struttura biologica, quindi l'obiettivo
finale è ancora molto lontano. L’olfatto del cane? E’ un punto di arrivo
più che di partenza, con il passaggio intermedio cioè l’olfatto umano".
Fine
ultimo quindi è realizzare un qualcosa che sia il più possibile prossimo
alle scelte che la natura ha fatto, frutto di una evoluzione biologica.
Ma attenzione. Il naso elettronico è uno strumento verso il quale ci
sono grandi aspettative, a volte si immagina che da questa macchina
si possano prendere le stesse informazioni che ci fornisce l'olfatto
naturale. "Dimentichiamo però -come ricorda il professor Di Natale
- che il naso elettronico è solamente il "sottosistema olfatto",
mentre l’individuo nell’ambiente interagisce con tutti gli altri sensi".
Dunque non si abbiano troppe pretese.
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(pubblicazione:
maggio 2002)