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Meno acqua più alghe la crisi irreversibile |
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Un lago che muore. Il Trasimeno, quarto bacino d’Italia per estensione (vedi cartina), si sta prosciugando: da quasi 20 anni ogni stagione se ne beve un po’. Con l’ultima ondata di caldo tutto si è complicato: il livello dell’acqua, che dal 1988 non ha mai più raggiunto lo zero idrometrico, ha toccato durante l’estate scorsa i -190 centimetri (la profondità media del lago è di 4,5 metri), con gravi problemi per la navigazione verso le tre isole (una, la Maggiore, è abitata: leggi L'isolano). L’abbassamento del livello dell’acqua è accompagnato dal restringimento delle sponde, ritiratesi di alcune centinaia di metri, e dal progressivo degrado di canali e fossi. Nei fondali, che in certe zone cominciano ad affiorare in superficie (guarda la photogallery), crescono i depositi di melma e di alghe, che riducono ancora di più la profondità del bacino. Secondo Arnaldo Ceccato, esperto di scienze geostrategiche «permanendo le attuali condizioni, il lago rischia il suo totale prosciugamento entro il 2010». L'acqua bolle. La temperatura dell’acqua ha raggiunto in estate i 35 gradi, 10 in più del solito. Alcune specie di pesce, tra cui l’anguilla e il persico reale, un tempo prelibatezze e vanto dei ristoranti della zona, sono in via di estinzione. A causa dell’invasione di insetti seguita all’”impaludamento”, si è costretti a usare luci più fioche nei paesi circostanti. Il Trasimeno è un lago “laminare”, profondo al massimo 6 metri e privo di immissari (solo il lago Balaton, in Ungheria, presenta caratteristiche simili). Anche per questo ha molto risentito del clima particolarmente siccitoso degli ultimi anni: nel 2003 sulla zona è caduto il 43% in meno di pioggia. A ciò si aggiungono un bacino di raccolta delle acque piovane ormai obsoleto e, soprattutto, un regime di prelievi che in molti, da queste parti, definiscono «selvaggio».
Attingimenti selvaggi. I prelievi
vengono concessi da diversi enti e istituzioni senza i necessari controlli
e senza alcun bilanciamento fra loro. Tanto che la Corte di Giustiza europea,
sollecitata da una serie di denunce, si sta occupando del problema. La
Provincia firma ogni anno 150 licenze di prelievo con validità
annuale a singoli agricoltori. L’ex Genio civile fa concessioni
trentennali a privati che esercitano la coltivazione su vaste aree con
sfruttamento intensivo del terreno. Anche i consorzi
privati hanno ricevuto licenze da svariati enti locali. Gran parte delle
terre coltivate intorno al bacino lacustre è destinata alle piantagioni
di granoturco, coltura idrovora per eccellenza. Negli ultimi anni all’agricoltura
sono andati oltre 20 cm di acqua all’anno, fra prelievi legittimi
e illegittimi. Quattro stazioni di pompaggio, con una potenza aspirante
complessiva di 940 litri al secondo, sottraggono acqua per i campi da
primavera fino all’autunno (vai alla sezione Con
l'esperto). A ciò si aggiunge la sete - spesso
appagata senza la licenza necessaria - di ville, casolari, piscine, pozzi
e laghetti artificiali della zona. |
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