Se tutti seguissero il loro esempio, si riuscirebbero a distribuire 70
milioni di pasti all'anno. Vale a dire 560 al
giorno. Senza spendere nulla. Ne guadagnerebbero in molti, ambiente compreso.
Qui all’Ipercoop di Villanova di Castenaso, alle porte di Bologna,
per tutti loro sono “quelli della Last Minute Market”,
l’associazione fondata nel 2001 da sette studenti
della facoltà di Agraria con la spinta del loro professore di Economia
agro-alimentare, Andrea Segrè (per leggere l'intervista clicca
qui). In guardiola li conoscono già, li salutano amichevolmente
e li fanno passare senza problemi. E’ ormai da più di un
anno che uno di loro, tutte le mattine alle 8 in punto,
arriva qui, si infila il camice e controlla in modo minuzioso tutti i
prodotti che i dipendenti dell’ipermercato hanno messo in un angolo
del magazzino. Un angolo distinto dalla scritta LAST MINUTE MARKET fatta
a mano su un cartone appoggiato a scatoloni pieni di cibo.
Dalla teoria nei banchi dell'università alla pratica ci sono voluti
anni di studio e di sperimentazione costante e pignola (per sapere come
si è realizzato il primo studio leggi
qui). Ma adesso il primato è tutto loro. Gli unici in Italia
che recuperano con scrupolo scientifico e spirito imprenditoriale gli
invenduti da un ipermercato - l'1,5 per cento del fatturato annuo
- e li donano ad otto associazioni di volontariato (sei che assistono
uomini e due animali) della primissima periferia bolognese. Senza il loro
progetto, da cui ad agosto è nata la CARPE CIBUM, una vera e propria
cooperativa con due dipendenti (entrambi membri della Last Minute
Market), quintali di cibo, invece che arrivare sulle tavole delle
associazioni che vivono di carità, andrebbero al macero.
Per far sì che i prodotti recuperati, nel giro di quattro
ore siano già riutilizzati dalle associazioni, la sveglia
per i ragazzi della Last Minute Market suona presto. Devono presentarsi
all’Iper alle otto del mattino in modo che il loro lavoro di smistamento
si combini in modo non troppo invasivo con gli orari e i ritmi di una
struttura complessa e organizzata come quella di un centro commerciale
da oltre 100 milioni di euro all’anno di fatturato. «Ci è
voluto un po’ di tempo per inserirci - spiega Luca, presidente dell’associazione
bolognese - ma adesso qui tutti sanno cosa facciamo, perché e soprattutto
come. A volte sono gli stessi dipendenti che mi inseguono con pacchi di
merendine e scatolette di tonno, gridando: “Prendi anche questi,
fai ancora a tempo?”». In un anno di lavoro la Last Minute
Market da corpo estraneo al mercato è diventata un piccolo “non
mercato” interno, efficiente e funzionale quanto la struttura che
la ospita.
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