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Un artigianato in crescita, dinamico, ma ancora
con grandi problemi, in particolare sull’accesso ai finanziamenti
e il reperimento di immobili produttivi: è questo il quadro
che emerge da una analisi dell’artigianato romano
effettuata dalla Cna di Roma e aggiornata
al mese di ottobre 2003.
“Un artigianato in buona salute – dichiara
Lorenzo Tagliavanti, direttore della Cna di Roma
– che sta contribuendo in maniera significativa al buon andamento
dell’economia romana. Tuttavia bisogna intervenire per correggere
alcune situazioni di contesto che impediscono all’artigianato,
e più in generale alle piccole imprese, di crescere e competere
sul mercato”. Tra queste, la necessità di ottenere
dal sistema bancario i finanziamenti necessari alla crescita
e dalla Pubblica Amministrazione (la Regione innanzitutto
per le sue competenze) contributi e agevolazioni destinati
a sostenere gli investimenti. “L’altra grande
emergenza vissuta dalle imprese - prosegue Tagliavanti - è
quella delle aree insediative. Se infatti il numero
delle imprese è in continua crescita, l’offerta di
spazi dove insediarsi è estremamente bassa”.
Le domande di iscrizione e cessazione ricevute
dallo sportello dell’artigianato del comune di Roma nel periodo
febbraio-ottobre 2003 registrano una crescita delle imprese
artigiane di 758 unità. La media degli addetti nelle
imprese artigiane di Roma è di circa due per impresa.
Il settore che evidenzia il saldo più negativo
fra iscrizioni e cessazioni è quello dell’autoriparazione,
con –20 imprese artigiane. Il settore che cresce maggiormente
è quello dell’edilizia, con +177 imprese
artigiane.
Molto dinamismo si registra nella iscrizione di imprese
gestite da stranieri. Il 20% delle nuove imprese artigiane
ha un titolare straniero, effetto questo della loro continua integrazione
in città.
Dall’analisi dei dati di Artigiancassa, tratti
dalla Banca d’Italia, emerge l’aspetto più critico
per l’artigianato romano: gli artigiani sono finanziati
poco (una media di 17.300 euro a impresa contro i 33.000
della media italiana) e male: il rapporto tra i
finanziamenti a breve, normalmente più cari
e rischiosi, e i finanziamenti a medio/lungo termine,
migliori per sostenere gli investimenti, è a Roma del 66,7%
contro un 55% registrato in Italia.
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