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Al
pianoterra del civico 55 di via Garibaldi a Trastevere,
dopo aver oltrepassato un pesante portoncino in ferro, ci si ritrova
improvvisamente davanti a Diana, la dea della caccia, che solleva
elegantemente la sua preda, un grosso volatile, e la guarda con
soddisfazione, mentre con l’altra mano brandisce un arco.
Non si tratta di un dipinto, né di una scultura, bensì
di una splendida vetrata, tutta sui toni del verde acqua e in stile
liberty. Un’immagine che spinge anche il passante più
distratto a soffermarsi ed ammirare.
E’ questo l’ingresso all’antica bottega
artigiana di vetrate d’arte Giuliani – fondata
nel 1900 dal pittore e chimico Giulio Cesare Giuliani –
una delle ultime in Italia ad adoperare la tecnica
medievale delle vetrate a piombo, secondo la consuetudine degli
antichi artigiani. Una tecnica rara e preziosa che si arricchisce
dell'uso di vetri soffiati a bocca provenienti dalla Germania e
dell'apporto di artisti e architetti di fama internazionale.
Tradizione, prestigio e mole di lavoro notevole, a soddisfazione
di una clientela
nazionale e internazionale, sono controbilanciati, alla vetreria
Giuliani, da un grosso problema che mina la sua stessa sopravvivenza:
l’assenza
di personale specializzato. Mancano montatori, tagliatori,
bozzettisti, operai. E non si trovano ragazzi disposti a fare l’apprendistato.
L’unico spiraglio di luce, al momento, è un bando
del Comune di Roma che potrebbe invertire la tendenza e garantire,
alla bottega Giuliani come ad altre imprese artigiane della capitale,
una continuità alla loro antica arte. Affinché anni
e anni di esperienza, tramandatasi di padre in figlio, non vadano
perduti.
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