Grazie a 433 milioni di lire dei finanziamenti speciali per il Vajont, Attilio Bandiera, Angelo De Paoli e Aldo Pessotto, tre giovani che lavoravano insieme in una fabbrica di sanitari di Pordendone, crearono la Ceramica Dolomite. “Sabato e domenica andavamo in giro in cerca di un luogo dove poter costruire il nostro sogno, un’azienda in proprio”, racconta oggi l’ingegnere De Paoli, il tecnico di Ceramica Dolomite: “Quello di cui avevamo bisogno, era molta acqua: la ceramica è fatta solo di terra e di acqua. E poi, non potevamo stare in un luogo troppo ventoso, perché il vento rovina i pezzi lasciati a essiccare”.

Dopo molti fine settimana, i tre arrivarono a Trichiana, un comune eroso dall’emigrazione, ma lungimirante. La maggior parte dei giovani emigrava: chi a fare strade e gallerie in Svizzera, chi a lavorare nelle miniere del Belgio, in Austria, in Germania, nel resto d’Italia, nelle Americhe. In vent'anni, dal 1951 al 1971, il comune era passato da 4.150 a 3.843 residenti (all’ultimo censimento, del 2001, erano 4.498). Il Comune promise agli aspiranti imprenditori allacciamenti gratuiti ai servizi e un aiuto istituzionale nella mediazione con le famiglie proprietarie dei terreni destinati all’azienda. E Trichiana fu.

Nel 1966 cominciò la produzione in un capannone di 8.600 metri quadrati, con un centinaio di dipendenti. Nel 1968 Ceramica Dolomite raddoppiò: 20.000 metri quadrati. Oggi lo stabilimento si sviluppa su 130.000 metri quadri. Serviva manodopera, e non ce n’era. Molti tecnici specializzati furono “importati” da Pordenone. Ceramica inviò una lettera ai Comuni attorno a Trichiana. Li invitava a richiamare i cittadini emigrati in giro per il mondo: d’ora in poi ci sarebbe stato lavoro “a casa”.

“Lo stipendio – racconta Adelino Canal, che lavora in Ceramica Dolomite dal 1972 – era risibile rispetto a quello che si prendeva all’estero. Mio padre è tornato a casa nel 1965, dopo sei anni in Svizzera. Faceva il minatore, e prendeva 180.000 lire al mese. Nell’aprile 1966 è entrato in Ceramica. Lo stipendio era di 60/65.000 lire al mese. Un terzo. Ci si viveva appena”.

Anche per Dario Tormen, dopo dieci anni in Svizzera a costruire strade e gallerie, il ritorno non è stato facile: “Il primo stipendio nel 1969, ho ancora la busta paga, è stato di 40.000 lire: me ne volevo andare subito. Poi sono rimasto, però. Per 27 anni. Perché avevamo 15 mucche, e vendendo il latte ce la cavavamo”.


Pochi soldi, ma a casa. Nel tempo libero, la gente poteva continuare a curare i campi e ad allevare il bestiame. “Se prima l’agricoltura qui era praticamente l’unica fonte di reddito, poi è diventata un impiego part-time – spiega Pietro Ranon, sindaco di Trichiana dal 1980 al 1986 – I turni hanno consentito alla comunità di cambiare volto senza trascurare il territorio. Negli anni dopo la fondazione della fabbrica, ad esempio, è aumentato il numero di capi bovini allevati”.

Ceramica Dolomite si inserisce subito nel mercato nazionale e internazionale: esporta un terzo delle vendite, soprattutto in Francia e in Germania. Allora in Italia esistevano solo altre tre aziende produttrici di impianti igienici in fire clay. Per un periodo la domanda addirittura supera le capacità produttive di Ceramica Dolomite, grazie anche al boom edilizio italiano degli anni Sessanta. Nel 1971 gli addetti nell’unica grande azienda che lavora minerali non metalliferi in provincia sono ormai 489.

Nel 1982 muore Attilio Bandiera, socio fondatore e consigliere delegato della società. “Bandiera era la Ceramica – racconta Pietro Ranon, in Ceramica per 35 anni, direttore vendite Ideal Standard e Ceramica Dolomite fino al 2005 – in particolare nei confronti delle istituzioni, dei finanziatori, della proprietà. Dagli anni ’80 si cominciò a profilare un organigramma aziendale, con ruoli e responsabilità ben precise. Fino ad allora in Ceramica non c’erano dirigenti. Ma l’azienda era cresciuta molto, sia in termini di quota di mercato che di fatturato, per cui era necessario darle un’impronta manageriale. Negli anni ’80 Ceramica segna l’evoluzione del prodotto igienico-sanitario da bagno in Italia. Le novità sono uscite da Ceramica Dolomite: il lavabo a semincasso, il lavello per cucine componibili, le serie di design”.