Le bombe all’iprite: cosa sono e dove furono impiegate


Pubblicato il 8/04/2012                          
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Bombe C-500-T all’iprite installate su un velivolo Ca 101. Guerra italo-etiopica. 1935-36. Credit Museo virtuale dell'intolleranza e degli stermini
Bombe C-500-T all’iprite installate su un velivolo Ca 101. Guerra italo-etiopica. 1935-36. Credit Museo virtuale dell’intolleranza e degli stermini

Libia, Etiopia e Somalia. Queste le zone colpite maggiormente dalle bombe chimiche caricate a gas che sono state impiegate per la riconquista delle colonie pre-fasciste. Le stesse custodite nel 14° deposito della Regia Aeronautica di Urbino, che furono gettate in mare tra Pesaro e Cattolica nel 1944 e che ferirono i pescatori dal dopoguerra in poi.

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L’iprite deve il suo nome a Ypres, la città belga in cui venne utilizzata per la prima volta il 12 luglio 1917 durante la prima guerra mondiale dall’esercito tedesco contro quello inglese.

Nel 1923 il governo Mussolini istituì il Servizio chimico militare centrale. L’iprite prodotta dai laboratori chimici italiani aveva un doppio effetto perché arricchita da vescicanti: soffocante e ‘mangia la pelle’. “Sui corpi seminudi dei partigiani libici o dei guerrieri etiopi questa miscela diabolica scava pieghe orribili: è come se flagellasse le persone mentre le strangola” spiega Gianluca Di Feo in Veleni di Stato.

Le prime bombe all’iprite furono lanciate sul finire del 1935 per bloccare l’avanzata dell’armata di ras Immirù Haile Sellassie, che puntava all’Eritrea, e quella di ras Destà Damtèu, che aveva come obiettivo Dolo, in Somalia. Secondo lo storico, durante il conflitto italo-etiopico del 1935-36, furono sganciate su obiettivi militari e civili 1.597 bombe a gas, in prevalenza del tipo C500-T, per un totale di 317 tonnellate. Altre 524 bombe a gas furono lanciate, tra il 1936 e il 1939, durante le operazioni contro i patrioti etiopici.

Il Museo virtuale dell’intolleranza e degli stermini pubblica un documento proveniente dall’Archivio dell’Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell’Aeronautica (Fondo AOI, cart. 176, fasc.1.) in cui viene spiegata in maniera dettagliata la composizione e l’uso delle bombe c500T.

[p.10]
La bomba C-500 T. è stata realizzata con lo scopo di permettere il tiro da alta quota con aggressivo liquido, contro bersagli di vaste dimensioni. Essa è munita della spoletta “T” la quale, è congegnata in modo tale da provocare l’esplosione della bomba prima che questa raggiunga il suolo. L’esplosione genera una pioggia di aggressivo liquido che va a depositarsi sul terreno sotto forma di gocce di varia grandezza (più grosse al centro della zona colpita, più piccole ai bordi). L’area irrorata da ogni singola bomba e la concentrazione dell’aggressivo sull’area stessa, dipendono, come è ovvio, dalla intensità del vento dal suolo e d’altezza di scoppio della bomba.
[...]

[pp.11-12]  Circa l’efficacia dell’aggressivo liquido si può dire che esso agisce principalmente per contatto delle goccioline sulla pelle degli individui colpiti. Il contatto ha luogo anche attraverso gli indumenti di qualsiasi natura essi siano (lana, tela, cuoio, ecc) (…).

L’effetto dell’aggressivo liquido non è immediato. I primi sintomi si manifestano dalle 6 alle ore 12 dopo che l’individuo è statocolpito. Dopo 12-24 ore si manifestano le prime lesioni che, se la superficie colpita è grande, sono gravissime e che, ad ogni modo sono di lentissima guarigione anche se la superficie colpita è piccola. La persistenza dell’aggressivo sul terreno, varia a seconda della natura di quest’ultimo ed aseconda [sic] della temperatura dell’aria.

Giorgio Rochat ne ‘I gas di Mussolini’ riporta un promemoria destinato a Benito Mussolini del sottosegretario alla guerra, il generale Ubaldo Soddu, del 22 gennaio 1940 in cui spiega che venivano distillate 30 tonnellate al giorno di iprite che nel giro di un anno, secondo il programma di Mussolini, sarebbero diventate 40. Una cifra che sarebbe aumentata in seguito, secondo documenti trovati nei National Archive di Londra e riportati da Di Feo:”Dopo il 1942 con l’occupazione tedesca nelle fabbriche lombarde, la produzione avrebbe avuto un ulteriore incremento”.

Soltanto nel 1996 il ministro della Difesa Domenico Corcione ammise ufficialmente l’utilizzo, rispondendo ad una interrogazione parlamentare, che nel corso del conflitto italo-etiopico del 1935-36  ”furono impiegati bombe d’ aereo e proiettili d’ artiglieria caricati ad iprite ed arsine e che l’ impiego di tali gas era noto al maresciallo Badoglio, che firmò di proprio pugno alcune relazioni e comunicazioni in merito”. L’ ammissione chiuse definitivamente una polemica durata trent’ anni in cui lo storico Angelo Del Boca fu accusato di falso.

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