Quando Urbino poggiava su una polveriera chimica


Pubblicato il 8/04/2012                          
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L'ingresso del deposito di Urbino: ne è rimasta solo la colonna

Pensare che sotto la città ducale ci fosse un arsenale chimico è strano. Se poi si pensa che Urbino sarebbe potuta saltare in aria non ci si può credere. Ma i documenti ritrovati nell’Archivio di Urbino parlano chiaro: nella Galleria del Pallino, quella che collega Trasanni a Schieti, oltre ad altre migliaia di bombe vi erano 100.000 ordigni caricati a gas. Proprio da questo deposito e dalle gallerie partirono le 4.300 bombe all’iprite e le 84 tonnellate di arsenico che furono gettate in mare tra Pesaro e Cattolica.

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Nel 1939 la Regia Aeronautica trovò ideale il luogo tra Trasanni e Urbino per realizzare il proprio deposito munizioni, esplosivi e bombe caricate a gas. Questo perché la posizione è vicina alle galleria Trasanni-Urbino e Trasanni-Schieti che facevano parte del tratto mai ultimato dell Ferrovia Subappennina realizzata per collegare Santarcangelo di Romagna, Urbino e Fabriano.

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Il tratto Urbino – Santarcangelo di Romagna lungo 66,7 km avrebbe dovuto completare la linea che collegava gli appennini marchigiani e romagnoli. Nel tratto romagnolo i lavori ebbero inizio nel 1909 mentre in quello che collegava Urbino e Casinina di Auditore nel 1915. La costruzione ebbe momenti di stallo a causa dello scoppio della guerra e la crisi degli anni successivi. Nel 1923 è stata ultimata la linea tra Urbino e Casinina di Auditore. Proprio in questo tratto è stato necessario costruire la galleria di Urbino-Trasanni lunga 3.516,19 metri e quella del Pallino, che collega Trasanni e Schieti, di 3.448,13 metri.

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L'ingresso della galleria Trasanni Urbino

LA GALLERIA URBINO TRASANNI Costruita negli anni venti, la galleria è ancora agibile nonostante i due bombardamenti subìti nel 1944 che hanno provocato due frane all’interno. Il deposito era localizzato a circa 1 chilometro dall’imboccatura di Trasanni. Sono ancora visibili quelli che presumibilmente erano i contenitori delle bombe o esplosivi.

La presenza dei soldati è testimoniata anche dai graffiti, ancora visibili, con scritte quali ‘W chi diserta’ e ‘W la democrazia’. La parte finale della galleria è ostruita in quanto inglobata nel complesso industriale della Benelli Armi, realizzata nel 1968. All’interno della galleria non sono mai state effettuate bonifiche.

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L'ingresso della galleria Trasanni Schieti

LA GALLERIA TRASANNI SCHIETI La galleria, conosciuta anche come ‘del Pallino’ collega il centro abitato di Trasanni con Schieti. Fu anch’essa utilizzata come deposito di armi.

Anche questa galleria ha subìto bombardamenti. Negli anni ’80 venne utilizzata come fungaia nel primo tratto. Come la ‘gemella’ Urbino Trasanni, non ha subìto bonifiche.

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Documenti inediti ritrovati all’Archivio di Stato di Pesaro, sede di Urbino riportano un inventario dell’arsenale contenuto all’interno della galleria.

Prefettura di Pesaro e Urbino 9 ottobre 1943

In riferimento a precedente corrispondenza e per ultimo al Ministero n. 10/0372/XV.B. Comunico che il capitano E.Maggiulli comandante del 14° deposito R. Aeronautica di Urbino ha fornito stamane migliori precisazioni sulla consistenza d’altri esplosivi ed aggressivi chimici depositati nelle diverse gallerie del territorio d’Urbino. Nel deposito Galleria del Pallino esistono:

1)n 908.040 di tritolo in casse

2)Bombe per alcune decine di migliaia cariche di nitrato d’ammonio miscelato come tritolo (amatolo) esplosivo di pronto impiego. Ogni bomba ha una carica di esplosivo del peso di Kg. 50;

3)Circa 100.000 bombe miste cariche ad esplosivo ed aggressivo chimico (annotato a penna 300 gr d’esplosivo)

4)Le bombe C.A.F. (cloroacetofenone, gas lacrimogeno, nda) Sono in numero di circa 30.000 e non pochi elementi come è accennato nella Ministeriale n.10/02351 del 23 settembre u.s. E che costituiscono un pericolo immancante per la possibilità di autoaccensione che determinerebbe la formazione di nubi di aggressivo la cui condensazione potrebbe essere letale per le zone attraversate secondo l’influenza della corrente

 

La preoccupazione del Podestà di Urbino era talmente alta che autonomamente il 25 novembre 1943 incaricò l’Università di Ferrara di eseguire uno studio sulle conseguenze di un’ipotetica esplosione di tutto il materiale bellico contenuto all’interno della galleria.

Nel caso dello scoppio totale e simultaneo di tutti gli esplosivi della galleria si avrebbero:

a)proiezione in alto dei materiali argillosi

b)ricaduta sul posto dei detti materiali

c)un’onda sismica dovuta allo scoppio

d)un’onda tellurica dovuta al contraccolpo e allo spostamento dei materiali

e)un violento spostamento d’aria

f)eventuali slittamenti di montagne circostanti

Conseguenze per la città di Urbino: la distanza media di circa 5 km è troppo piccola per escludere che le conseguenze di cui alle lettere c), d) ed e) e forse anche f) si possano far sentire.

 

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