Armi chimiche, dopo 60 anni ancora dubbi: i pescatori contestano le bonifiche


Pubblicato il 30/03/2012                          
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Da quasi settant’anni il fantasma delle bombe chimiche avanzate dalla guerra in Etiopia infesta il mare davanti alla costa tra Pesaro e Cattolica.

La costa da Pesaro a Cattolica. Foto Pedalando in Romagna

Ce le buttarono i tedeschi dopo l’8 settembre, dovrebbero essere state tutte eliminate sin dal 1950, ma racconti di pescatori e alcune foto testimoniano di una preoccupazione che non scema.

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I vecchi pescatori di Cattolica ricordano quanto fossero frequenti gli incidenti quando le bombe si impigliavano tra le reti. Di quell’epoca sono rimasti in pochi e quei pochi preferiscono non parlare pubblicamente, ma Colombo Gaudenzi, 97 anni, non sembra aver dubbi: “Io ne ho raccolte quattro di bombe all’iprite: erano a tre miglia dal porto di Pesaro”. Almeno una decina di pescatori di Cattolica nel dopoguerra hanno riportato ustioni agli arti dopo essere venuti a contatto con le bombe all’iprite.

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Gli ordigni erano contenuti in un deposito di Urbino e nel 1944 dal comando generale di Hitler venne l’ordine di gettare in mare tra Pesaro e Cattolica 4.300 bombe all’iprite e 84 tonnellate di arsenico perché non cadessero nelle mani degli alleati. Da quel momento le bombe hanno continuato a infestare quel tratto di Adriatico.

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Nel 1951 l’allora sottosegretario alla Marina mercantile FerdinandoTambroni diede le coordinate delle sei discariche sottolineando la pericolosità delle armi chimiche e i punti esatti dove erano concentrate. Sessant’anni dopo, nel 2010, il suo successore Giuseppe Cossiga, alla richiesta di bonifiche dei fondali, ha sostenuto che il territorio era stato già bonificato tra il 1945 e il 1950.

A Pesaro le risposte del Ministero non soddisfano. Alessandro Lelli del Coordinamento nazionale bonifica armi chimiche chiede un monitoraggio e una bonifica per vedere in che stato sono le bombe davanti alle coste pesaresi. E anche il sindaco, Gianluca Ceriscioli, si è mosso per avere risposte sulle bombe inabissate.

Per ora di certo c’è l’istituzione di una commissione permanente composta dall’Agenzia regionale protezione ambiente di Pesaro e dall’Università di Urbino che si occuperà di controllare i livelli di arsenico presenti nel tratto di mare tra Pesaro e Cattolica.

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Ceriscioli si attiene ai documenti del Ministero della difesa, ma Lelli è sicuro che siano necessari monitoraggio e bonifica. Delle bonifiche citate da Cossiga, in effetti, non ci sono testimonianze e non c’è documentazione, solamente di quelle effettuate tra il 1945 e il 1950. Comunque non sono state effettuate al meglio: il pescatore Ivo Magi racconta di averne raccolte diverse nel 1954 e anche negli anni settanta. E’ del 1969 la fotografia del sub Piero Masi che ritrae una bomba contenente gas tossico.

La bomba di gas tossico recuperata a Gabicce da un sub nel 1969

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Ma i ritrovamenti sono stati più di quelli ufficialmente noti. Il signor Gaudenzi, il vecchio pescatore, ammette per esempio di aver rigettato alcune bombe in mare, forse per paura che la sua imbarcazione venisse sequestrata, e dice che la stessa cosa facevano altri pescatori: “Davanti a Cattolica – racconta – c’è una specie di scogliera che qualcuno diceva fosse stata una città affondata, la città di Valbruna, noi le buttavamo lì, e nessuno ci pescava, almeno non disturbavano nessuno”.

Ma i ritrovamenti sono stati più di quelli ufficialmente noti. Il signor Gaudenzi, il vecchio pescatore, ammette per esempio di aver rigettato alcune bombe in mare, forse per paura che la sua imbarcazione venisse sequestrata, e dice che la stessa cosa facevano altri pescatori: “Davanti a Cattolica – racconta – c’è una specie di scogliera che qualcuno diceva fosse stata una città affondata, la città di Valbruna, noi le buttavamo lì, e nessuno ci pescava, almeno non disturbavano nessuno”.

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Nei primi mesi del 2012 tutta la vicenda delle armi chimiche italiane è tornata di attualità con la pubblicazione di un dossier di Legambiente  che segnala quanto il territorio nazionale sia ‘invaso’ di residui bellici chimici. E la vicenda è tornata anche in Parlamento: “Ci impegniamo affinché si faccia il più presto possibile ad avere un’indagine conoscitiva e mappare il sito per capire dove e in che stato sono le bombe all’iprite di Pesaro”, ha promesso il deputato dell’Italia dei valori, David Favia, mentre il deputato dell’Udc Roberto Rao ha proposto la istituzione di una commissione d’inchiesta.

 

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