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Stranieri in patria: cronisti italiani in redazioni non italiane

di    -    Pubblicato il 25/03/2009                 
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Parlano almeno due lingue, hanno meno di 35 anni e sono quasi tutti titolari di un contratto a tempo indeterminato. Sono le “bestie rare” del giornalismo italiano, in tutto una cinquantina. Unico particolare: non lavorano per le testate italiane, ma per le grandi agenzie di stampa internazionali che operano nel nostro Paese.

Bloomberg, Reuters, Associated Press, lavorano in Italia con personale misto, espatriato e locale. Nel nostro mercato vendono soprattutto informazione finanziaria in lingua inglese, ma la Reuters produce anche informazione generalista in lingua italiana, facendo concorrenza all’Ansa e le altre agenzie nostrane. Alcuni giornalisti vengono proprio da quelle redazioni, ma spesso sono riusciti a ottenere il praticantato e iscriversi all’Ordine come professionisti, solo dopo averle lasciate. Alessandra Migliaccio, 32 anni, è una di queste.

Laureata in Storia alla Sapienza di Roma, ha vissuto fino ai 18 anni negli Stati Uniti e adesso lavora nella redazione milanese di Bloomberg che conta sette italiani su 15. “All’inizio ho lavorato per Milano Finanza – racconta – ma avevo un contratto da borsista a 800 euro al mese. Alla scadenza della borsa mi mandavano a casa per un mese e poi mi riprendevano di nuovo: impossibile in quelle condizioni farsi riconoscere il praticantato”. Poi è venuto il colloquio a Bloomberg e da subito l’assunzione a tempo indeterminato con un contratto americano che le ha permesso, due anni dopo, di farsi riconoscere il praticantato “d’ufficio”.

Come Alessandra, molti dei giornalisti di questa nicchia di mercato del lavoro sono stati reclutati con percorsi contrattuali piuttosto lineari. In genere, se l’azienda pensa di assumere, offre quasi sempre contratti a tempo indeterminato. Le competenze, soprattutto linguistiche e la conoscenza dei mercati finanziari, sembrano essere l’unico elemento determinante per un’assunzione. Non centrale, invece, sembra essere il peso della formazione nelle scuole di giornalismo. A Reuters, ad esempio, su 30 giornalisti – quasi tutti con contratto a tempo indeterminato – sei vengono da una scuola di giornalismo. Di questi, Antonella Cinelli, che ha ottenuto il praticantato frequentando la scuola di Giornalismo della Luiss, spiega che lo stage alla Reuters se l’è trovato da sola.

Diverso il caso di Marta Falconi e Ariel David, due giovani redattori di Associated Press, entrambi di 28 anni e ancora freschi di praticantato. “Mi sono laureato in Scienze della comunicazione alla Sapienza di Roma – racconta Ariel – e ho cominciato ad Ap con uno stage. Poi sono piaciuto e mi hanno fatto un contratto di praticantato”. Da qualche mese ha sostenuto l’esame di Stato per diventare professionista e adesso ha un contratto a tempo indeterminato. “Non ho mai avuto esperienze nel giornalismo italiano, ma non me ne pento perché trovo le regole del giornalismo anglosassone e americano molto più trasparenti”.

Alla Associated Press lavorano tre redattori di news, dieci fotografi e cinque giornalisti televisivi, tutti inquadrati con il contratto nazionale di lavoro dei giornalisti. Cosa che invece manca a Bloomberg che produce come Ap la sua informazione interamente in inglese e fa contratti americani che possono causare problemi per il riconoscimento del praticantato e sono più facili da sciogliere. “Alcuni giornalisti italiani – racconta ancora Alessandra Migliaccio – hanno rifiutato contratti [di Bloomberg] economicamente molto vantaggiosi, perché non si sentivano abbastanza protetti. Spesso tra gli italiani c’è una concezione del lavoro molto distante rispetto a quella del mondo anglosassone”.

Molto più italiana invece è la “nostra” Reuters, che oltre ad avere quasi tutti giornalisti inquadrati con il contratto di lavoro nazionale, produce informazione interamente in italiano. L’inglese viene usato quasi esclusivamente per comunicare con le altre redazioni sparse per il mondo e per tradurre in italiano le notizie che vengono dall’estero.

Il segmento di mercato italiano più redditizio per Reuters è tuttavia quello dell’informazione finanziaria, dove le maggiori concorrenti sono proprio le americane Bloomberg e Dow Jones. Rispetto a queste ultime però Reuters “è più vicina nel modo di lavorare alle agenzie italiane, con cui a volte si stabiliscono anche rapporti di collaborazione informale – afferma Claudia Belillo, 38 anni, laureata in economia e con un passato professionale nel settore bancario – Bloomberg invece, corre sempre da sola” E gli stipendi? Reuters paga meglio delle italiane? “Non credo – spiega – prima c’erano delle differenze, ma adesso è praticamente la stessa cosa”.

Guida alla rete

Contratto di lavoro giornalistico 2001-2005
Reuters Italia
Associated Press Italia
Bloomberg

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