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La scuola dei cronisti venti anni dopo

di    -    Pubblicato il 16/04/2010                 
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La Scuola di giornalismo di Urbino ha vent’anni. In verità, già subito dopo la guerra, il rettore Carlo Bo insieme con Enrico Mascilli Migliorini, nell’università (Sociologia) misero le radici che oggi  arrivano nella palazzina di via della Stazione (senza treni)  da dove, dopo diciotto mesi di vita monacale, escono pronti trenta cronisti.

Solo nel 1990 l’Ordine dei giornalisti ha messo nero su bianco la svolta: il famoso “praticantato”, che si porta a termine nelle aziende giornalistiche e  apre le porte, con l’esame, alla professione, poteva essere fatto anche in questa forma di Scuola. Ma Urbino era già preparata da tempo, e al massimo livello.

Durante il primo biennio, venne a Urbino per ricevere dalle mani di Carlo Bo la laurea honoris causa Ralf Dahrendorf. Nel pomeriggio, Mascilli lo portò alla Scuola per un incontro con gli allievi. Dahrendorf, ormai più inglese che tedesco per scelta, si meravigliò non poco a sentirsi fare le domande nella sua lingua madre. Fu in questa fusione di cultura e professione che il direttore Silvano Rizza, storico capocronista, condirettore e uomo-chiave  del “Messaggero”, creò anche “il Ducato”, con Pino Geraci grande uomo-macchina rimasto nel ricordo di tutti.

Condizioni singolari dunque: non rapporto di dipendenza con gli editori presso i quali gli allievi fanno pratica con gli stage, autonomia anche dal proprio editore, l’Università. “Il Ducato” presto diventa il giornale degli urbinati. 4500 copie ogni quindici giorni quando la Scuola è aperta.

La città lo sente che il giornale è suo, risponde alla comunità. Le “autorità” lo vivono con rispetto, talvolta con un garbato fastidio. E questo non guasta. Un libero giornale è lo strumento dei cittadini per essere loro a governare.
Proprio in coincidenza con i vent’anni, la Scuola ha messo in cantiere una sperimentazione innovativa  che discende dai grandi cambiamenti in corso nel giornalismo. Una forma di integrazione totale.

Come molti di voi già sanno, “il Ducato” non esce solo dalle storiche rotative delle  “Arti grafiche editoriali”. Si legge anche su internet, all’indirizzo http://ifg.uniurb.it. E,  su quel sito dinamico, c’è  “il Ducato online” che offre informazioni e servizi in più (come avviene per il “Corriere.it” e per “Repubblica.it”). Sempre lì, si ascolta anche il giornale radio dopo che è andato in onda  e si  vede il settimanale tv “Insider” dopo la trasmissione via etere. Sullo stesso sito, i lettori trovano, appena sono lanciate dagli allievi giornalisti, le “agenzie” di “Ducato notizie”.

Tutte queste produzioni dei diversi media finora sono state realizzate in tempi separati. (Questo spiega peraltro perché “il Ducato” non esce ogni settimana). Gli allievi alternano una settimana di carta stampata e una di radio-televisione.

Quest’ultima settimana, la novità è stata la produzione contemporanea e integrata di tutti i media. Operazione non semplice, ma una bella sfida di allievi e docenti. Un tentativo in linea con i cambiamenti che in tutto il mondo non hanno ancora trovato modi certi, ma che già sono evidenti. Oggi un giornalista dall’Afganistan manda in rapida successione una intervista audio, un articolo, un video.

Anche in questa occasione si scopre che Urbino ha qualcosa in più: viene da lontano, dalla cultura, dagli uomini e dalla città, ma prende corpo oggi. E’ dentro le mura, ma può anche andare fuori. Dipende.

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