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Le prime pennellate del Sanzio: fa discutere il Raffaello “perugino”

di    -    Pubblicato il 6/04/2011                 
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Lo sposalizio della vergine di Raffaello

URBINO – Raffaello ha imparato a dipingere a Perugia e non, come sostiene qualcuno, a Urbino. La tesi, peraltro riconosciuta dalla maggior parte del mondo accademico, l’ha ribadita ieri a gran voce Francesco Federico Mancini durante la conferenza “Urbino o Perugia? I primi passi di Raffaello pittore” a Palazzo ducale. Il professore dell’università di Perugia ha criticato il modo in cui è stata concepita la mostra “Raffaello e Urbino” del 2009. Non si faceva alcun cenno al periodo trascorso dal Sanzio a Perugia e si riconduceva la prima formazione dell’artista ai pittori della corte urbinate e soprattutto al padre, Giovanni Santi, e alla sua bottega.

L’unica fonte sulla vita del Sanzio è Giorgio Vasari, pittore e architetto del Cinquecento. Proprio alla testimonianza del pittore e architetto cinquecentesco si rifà Mancini. Nelle sue “Vite”, infatti, il Vasari scrive che Raffaello è stato allievo del Perugino nella città umbra dopo il 1494, anno della morte del padre.

Oltre alle evidenze che offre il testo del Vasari, Mancini ha anche fornito un’analisi stilistica delle opere dell’urbinate:”La tesi della mostra andava contro l’evidenza dei fatti figurativi, stilistici ed estetici – ha spiegato – Raffaello, fino al 1504, imitò il suo maestro Perugino per poi superarlo”.

Ascolta l’intervista

Tra le opere nelle quali si vedrebbe con più evidenza l’influenza del maturo Perugino sul giovane Raffaello – secondo  Mancini – ci sarebbe lo “Sposalizio di Brera” e, soprattutto, la “Pala di san Nicola da Tolentino”.

La mostra urbinate del 2009 ha sorvolato su questo aspetto essenziale della formazione di Raffaello – ha aggiunto Mancini- per portare avanti una tesi filo-urbinate secondo la quale Raffaello fece tutto a Urbino senza confrontarsi con il mondo. Questo è inaccettabile”.

Non sono intervenuti alla conferenza i sostenitori di questa tesi “filo-urbinate”, a partire dalla curatrice della mostra del 2009, Lorenza Mochi Onori, ex Soprintendente delle Marche, fino a un gruppo di studiosi americani e inglesi, che hanno collaborato alla sua organizzazione. Questi pensano che Raffaello, tra 1494 e 1499, sia rimasto a Urbino e sia stato influenzato fortemente dal Bramante e da altre personalità artistiche presenti nella città ducale, come Girolamo Genga e Timoteo Viti, fino a diventare “Magister” a soli 17 anni, nel 1500.

A 528 anni dalla nascita del pittore urbinate, il dibattito è ancora aperto tra gli studiosi su molti punti oscuri della sua vita. Perché i grandi artisti come Raffaello, destinati all’immortalità con le loro opere, non smetteranno mai di far discutere.

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