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Utopia e teatro, secondo i Motus “la trama è la rivoluzione”

di    -    Pubblicato il 11/05/2011                 
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URBINO – Un viaggio nei mondi utopici e nell’altrove, oltre il teatro di narrazione classico con una prospettiva che distorce la realtà. Con il racconto dei Motus, gruppo capostipite del teatro sperimentale degli ultimi vent’anni, si conclude il ciclo di incontri “I dialoghi dell’utopia” organizzato dal Dipartimento di Scienze della Comunicazione.

Enrico Casagrande e Daniela Francesconi Nicolò, sono i fondatori. Si sono incontrati e hanno iniziato il proprio percorso artistico proprio a Urbino, nei collettivi universitari. “La decisione stessa di fare teatro, di creare questo gruppo, è stata un’utopia. E lo è per tanti altri gruppi teatrali”, spiega Daniela.

E’ anche da queste difficoltà, dalle scarse risorse con cui gli artisti lottano quotidianamente, che il gruppo ha raccolto stimoli: “In questo periodo è facile lasciarsi attrarre da scenari catastrofici, gli esempi sono sotto i nostri occhi nella realtà di tutti i giorni. Fermarsi alla denuncia però finisce per frenare gli slanci”.

Così i Motus creano mondi altri, raccontano la realtà attraverso una trasformazione artistica e propongono scenari alternativi utilizzando spazi inaspettati, dando vita a rappresentazioni irreplicabili. Come in un laboratorio proposto a Ravenna, in cui i partecipanti erano invitati a presentarsi con zaino e sacco a pelo. “Ogni componente del gruppo doveva fabbricarsi una casa con materiali poveri, come cartoni e stoffe”, racconta Daniela. “Abbiamo costruito un villaggio, e lì abbiamo vissuto e dormito. Un piccolo mondo utopico”.

The plot is the revolution
Il prossimo progetto dei Motus anticipa già dal titolo un atteggiamento positivo verso il futuro. Lo spettacolo, in anteprima a luglio al Festival di Santarcangelo, è uno sguardo verso ciò che sta accadendo al di là del mare, con le rivolte nel Nordafrica, “una forza che potrebbe trainare anche noi verso il cambiamento”, spiega Enrico.

Proseguendo il lavoro precedente, ispirato alle ribellioni del 2008 in Grecia, “The plot is the revolution” ne riprende la domanda conclusiva: “cosa succederà adesso”? La risposta è ancora da scoprire ma l’idea che i Motus continuano a portare avanti è che ci sia, ancora oggi, spazio per le rivoluzioni e per l’utopia.

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