URBINO – E’ stata chiesa e convento, asilo e scuola, poi carcere. Ora potrebbe diventare una mega biblioteca, degna di un prestigioso campus universitario anglosassone. San Girolamo cambia sempre volto, e nella sua storia si rispecchiano i mutamenti della società e dei costumi della città. L’edificio nacque all’inizio del ‘400 come convento per opera dei Gerolamini, un ordine monastico ispirato alla spiritualità di San Girolamo.
Nel 1427 la confraternita ricevette in dono dal cardinale Ottaviano degli Ubaldini un terreno che è quello dove si trova l’edificio attuale, inaugurato nel 1474. Giuseppe Tosi, l’architetto ed ebanista urbinate ampliò il convento, con una ristrutturazione integrale nel 1780. In epoca napoleonica, dal 1808 al 1814, furono soppressi gli ordini monastici e chiusi i conventi. Con l’arrivo dei piemontesi, i Gerolamini rientrarono come precettori e il convento si trasformò in asilo d’infanzia e scuola primaria e normale fino al 1887.
Poi un evento straordinario: nel 1883 ci furono le celebrazioni raffaellesche a Palazzo Ducale, dove, al piano terra, c’era il carcere. Uno scandalo, di sopra le celebrazioni di Raffaello con le massime autorità ducali, di sotto i detenuti dietro le inferriate che imprecavano contro i ministri e i ricchi della città, come scrisse quei giorni un caustico Corrado Ricci, storico dell’arte e giornalista dell’epoca. Iniziò una campagna di stampa di letterati e intellettuali, tra i quali anche Giosuè Carducci, per spostare i carcerati, imprigionati nel piano terreno di Palazzo Ducale.
“Dopo l’unità d’Italia – racconta l’architetto Sergio Feligiotti – fu stabilito che l’area di San Girolamo fosse destinata all’accademia delle Belle Arti, che allora si trovava nell’attuale sede di Economia e Commercio in via Saffi. Intanto la scuola Gerolamina era stata trasferita al convento di San Benedetto”. Poi il dibattito sui giornali deviò la decisione: l’accademia venne trasferita a Palazzo Ducale e il 9 maggio 1884, il carcere fu trasferito nel convento di San Girolamo dove rimase per un secolo intero, fino al 1987.
I segni patinati degli anni Ottanta erano evidenti fino a poco tempo fa: “Quando abbiamo iniziato i lavori, in quelle che erano celle, erano attaccati poster di Senna e Piquet, e di donnine osé, le prime pornostar come Cicciolina”- parla divertito l’architetto. Nel 1999 il manufatto passa dal ministero di Grazia e Giustizia a quello delle Finanze. Nel 2000 il desiderio di Carlo Bo è fare dell’edificio di San Girolamo, di fronte alle finestre di casa sua, una sede universitaria. Riesce così ad ottenere il comodato d’uso gratuito perpetuo in concessione all’ateneo. Ora la struttura ospita il centro di restauro di Belle Arti, e gli architetti stanno portando avanti il recupero di due piani dell’edificio.
Questo è il passato. In futuro, l’ex convento ed ex carcere potrebbe trasformarsi nella più grande biblioteca di Urbino. L’idea dell’università è, infatti, quella di trasferire qui tutti i libri del polo umanistico che oggi si trovano nelle varie facoltà. “Vorremmo che questo spazio fosse aperto anche ai cittadini – dice il Prorettore Vilberto Stocchi – e non solo agli studenti, magari prolungando l’orario di apertura fino alle 23”.
Oltre a scaffali carichi di libri, computer con l’accesso alle principali riviste elettroniche, sale lettura e aule attrezzate per workshop, l’edificio dovrebbe ospitare anche il sistema informatico d’ateneo. Nel giardino poi, quello che si affaccia su via delle Mura, verrebbero ricavate alcune aule, ma senza alterare la struttura. Il risultato sarebbe, quindi, delle architetture a terrazza letteralmente ricoperte di verde che potrebbero essere destinate all’internazionalizzazione. “Abbiamo stipulato una convenzione con l’università di S. Antonio del Texas – dice Stocchi – che prevede che alcuni dei loro studenti di architettura vengano a Urbino per un semestre. Quello spazio potrebbe essere l’ideale per svolgere lezioni di italiano per gli studenti stranieri”.
Le idee, quindi, ci sono. Il resto dovrà arrivare. “Dovremmo fare un bando pubblico – spiega il Prorettore – in cui venga chiesto il progetto operativo e la commissione, costituita da Università, Sovrintendenza e ufficio Urbanistica, dovrebbe poi valutare le proposte. I lavori dovrebbero, quindi, essere assegnati nel giro di 60 giorni”.Ma a mancare sono anche i soldi. Per realizzare l’intero complesso ci vorranno circa sei/sette milioni di euro. L’ipotesi dell’Università è quella di vendere tre collegi (Vela, Aquilone e Serpentine) alla Regione e ottenere, così, 12 milioni di euro. In questo modo potrà azzerare il mutuo con Banca Marche e potrà essere libera di stipularne un altro per questo e altri lavori.
[…] cui mancano completamente i fondi e non è chiaro come l’Università cercherà di reperirli. Come anticipato dal nostro giornale una soluzione potrebbe essere quella di vendere i collegi Tridente, Vela e Aquilone. A dire queste […]