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Lavoro, art. 18 un falso problema: il rischio a Urbino è la nuova Aspi

di    -    Pubblicato il 28/03/2012                 
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URBINO – Si discute sull’articolo 18 ma nella provincia di Pesaro-Urbino il problema principale della riforma del lavoro, proposta dal ministro Elsa Fornero, è la modifica degli ammortizzatori sociali. In un territorio in cui la maggior parte delle attività sono di piccole dimensioni, perciò sotto la soglia tutelata dall’articolo 18 che riguarda solo le aziende con un numero superiore ai 15 dipendenti (5 per il settore agricolo), ciò che preoccupa maggiormente è come cambierà il sistema riguardante cassa integrazione e mobilità.

SCHEDA La riforma Fornero

La cassa integrazione ordinaria infatti sarà fortemente ridotta nei termini di durata mentre l’indennità di mobilità sarà rimpiazzata dall’ Aspi, l’assicurazione sociale per l’impiego.

AMMORTIZZATORI SOCIALI – Se attualmente tra cassa integrazione ordinaria, straordinaria e in deroga e indennità di mobilità e di disoccupazione un lavoratore può avere una copertura da 1 a 3 anni, con il nuovo ddl il termine massimo sarà di soli 12 mesi (arriverà a 18 mesi per i lavoratori oltre i 55 anni).

Per i lavoratori del nostro territorio, quindi, la situazione potrebbe diventare davvero critica. Dai dati della cassa integrazione in deroga (che riguarda le piccole e piccolissime imprese), nella provincia di Pesaro-Urbino a febbraio 2012 c’è stato infatti un aumento del 900% delle richieste rispetto al gennaio 2011.

“Nell’area di Pesaro-Urbino circa il 90% delle aziende sono con un numero di dipendenti inferiore alle soglia tutelata dall’art.18” afferma Simona Ricci, segretaria della Cgil di Pesaro.

Nel territorio, infatti, secondo i dati della Camera di Commercio, sono solo 1.122 le attività con più di 15 lavoratori contro 30.941 aziende di piccole dimensioni. Per la maggior parte delle imprese della provincia, quindi, la modifica dell’articolo 18 non sarebbe poi così problematica mentre un numero sempre maggiore di dipendenti soprattutto nelle piccole attività rischiano di essere mandati in mobilità.

I DATI - La situazione di recessione delle aziende della provincia è confermata anche dai dati elaborati dalla Confindustria Marche relativi al trimestre ottobre-dicembre 2011. Nell’area di Pesaro-Urbino la produzione industriale è scesa dell’1,6% mentre l’occupazione nelle industrie associate all’organizzazione ha registrato un calo del 4,4%.

ARTICOLO 18 – Anche se in misura minore rispetto al problema della mobilità, la modifica dell’articolo 18 crea comunque preoccupazione tra i lavoratori e i sindacati della provincia. Simona Ricci spiega infatti che “se si tiene conto del numero di dipendenti impiegati in grandi o piccole aziende la percentuale cambia nettamente, parliamo di diverse migliaia di lavoratori esposti al rischio potenziale di licenziamento per cause oggettive”. Per fare un esempio, stando ai dati forniti della Confindustria di Pesaro, nella provincia il numero di dipendenti delle industrie con personale superiore alle 15 unità è di 16.588 ai quali poi si dovranno aggiungere tutti quelli delle imprese fuori dall’organizzazione.

Oggi l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, prevede il reintegro del dipendente nel caso in cui, dopo il ricorso richiesto al tribunale ordinario dal “licenziato”, venga riconosciuta l’illegittimità del licenziamento. Con la proposta di modifica del Ministero del lavoro però le cose cambieranno.

Il punto contestato riguarda la distinzione tra licenziamento di carattere oggettivo (o economico), e il licenziamento di carattere soggettivo (o disciplinare). I datori di lavoro che manderanno a casa un dipendente motivando il licenziamento con ragioni “oggettive” – come potrebbe essere una situazione di crisi – nel caso in cui un giudice stabilisca che la motivazione non era valida (e quindi il licenziamento era senza giusta causa), dovranno pagare solamente un indennizzo da 1527 mensilità ma non sarà più previsto il reintegro del dipendente nel posto di lavoro.

LA CONTESTAZIONE – “Ciò che noi non capiamo è perché il lavoratore non possa essere reintegrato nel proprio posto di lavoro se il giudice non ritiene valido il licenziamento per motivi economici mentre questa possibilità rimane nel caso di illegittimità del licenziamento per motivi disciplinari” afferma la segretaria Cgil di Pesaro mentre dalla Cisl provinciale si avanza la proposta di una riforma dell’articolo 18 su modello tedesco, come spiega il segretario Sauro Rossi: “La nostra paura, soprattutto in un periodo di crisi come questo, è che si faccia un abuso del licenziamento di carattere economico per mascherare altri scopi. Ecco perché abbiamo proposto il modello tedesco che prevede la possibilità che il giudice decida o per il reintegro o per l’indennizzo”.

GLI ALTRI ASPETTI – Nella riforma sono contenuti però anche aspetti visti con favore sia dai sindacati che dai lavoratori della provincia. L’obbligo per le aziende di ricorrere all’apprendistato per facilitare l’ingresso al lavoro dei giovani, la paternità obbligatoria e il divieto di firmare le dimissioni in bianco, spesso utilizzate per licenziare le donne in maternità, sono alcuni dei punti apprezzati dai cittadini oltre alla modifica dei contratti a tempo determinato. Per disincentivare il precariato, la riforma del lavoro imporra ai datori di lavoro un contributo extra dell’1,4% sui contratti a termine.

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