URBINO – La sede dell’Archivio di Stato di via Oddi aprirà al pubblico in autunno. Dopo anni di polemiche inizia quindi a schiarirsi la situazione archivistica di Urbino. “Nel frattempo gli spazi di via Oddi sono ugualmente accessibili ma non ‘fisicamente': i documenti contenuti all’interno verranno trasportati dal deposito temporaneo all’attuale sede di Piano Santa Lucia, almeno due volte alla settimana” afferma il direttore dell’Archivio di Stato di Pesaro e Urbino, Antonello De Berardinis.
L’idea di unire diversi archivi in un’unica struttura è ormai datata di qualche anno. “L’Archivio di Stato dovrebbe contenere solo documentazione statale mentre ogni istituzione dovrebbe avere un archivio storico – spiega De Berardinis – ma sarebbe un aumento di costi e di personale”. Così è nata l’idea del Polo Archivistico Territoriale, che raccoglie la documentazione storica proveniente da diverse istituzioni. Il Polo dovrebbe avere la sua sede naturale a Palazzo Gherardi ma per ora tutto è sospeso e la sede resta quella inaugurata nel 2007 in via Piano Santa Lucia mentre gli archivi storici dell’Università rimangono nelle proprie sedi.ù
Negli scorsi anni ci sono state polemiche sullo stato degli edifici adibiti a deposito e idee sulla nuova destinazione del Polo Archivistico Territoriale. “Avevamo proposto di utilizzare gli spazi inutilizzati della Data – racconta il giornalista Francesco Colocci – ma l’amministrazione non ha nemmeno preso in considerazione la nostra idea”. Intanto ci si deve accontentare degli spazi che verranno aperti in via Oddi anche se, prosegue Colocci, “non si sa bene cosa c’è e come è conservato”.
In via Oddi, all’interno del complesso scolastico ‘Volponi’ si trova una sezione dell’Archivio storico del Comune di Urbino con documenti dal periodo napoleonico a oggi che non sono mai stati accessibili a nessuno.
E’ un tesoro quello che si apre agli occhi dello studioso e del curioso. Si può rintracciare tutto quello che riguarda il Comune di Urbino in più di due secoli di storia: dalla realizzazione di opere pubbliche come strade e piazze alle gestione delle farmacie passando per ristrutturazioni e delibere. Senza dimenticare l’espropriazione di terreni per la costruzione della Ferrovia subappennina che avrebbe dovuto collegare Urbino a Santarcangelo e mai ultimata. Ma non basta: si possono anche trovare le delibere che riguardano la realizzazione di industrie e notare come negli anni sessanta a Urbino fosse molto semplice da parte dell’Amministrazione comunale ‘segnalare’ una persona da impiegare all’interno di una grande fabbrica bisognosa di dipendenti.
Tra i fascicoli e le ‘scatole’ non ci sono solo documenti che provengono dall’archivio comunale ma anche da quello sanitario ex Irab: anche qui si possono scovare chicche interessanti. Come le autorizzazioni di abitabilità rilasciate dall’ufficiale sanitario sia per le case ma anche per i loculi cimiteriali. “Poi la terminologia è cambiata – aggiunge De Berardinis – da abitabilità ad agibilità”.
Inoltre è stato acquisito materiale dei 42 comuni della Provincia che fanno capo al comprensorio urbinate. “E’ possibile consultare i documenti dello Stato Civile dal 1876 al 1871 e in alcuni casi anche dal 1808” dice De Berardinis. Tante le richieste da parte di chi deve presentare una domanda per ricongiungimenti familiari oppure solamente per curiosità per vedere il proprio atto di nascita e per ricostruire una parte dell’albero genealogico di famiglia.
Traspare una certa soddisfazione dalle parole del direttore: “Per ora abbiamo sistemato l’archivio storico del Comune e quello dell’Asur e siamo riusciti a digitalizzare le pergamene del fondo del Ducato di Urbino custodito all’Archivio di Firenze”. E le prospettive? “La sistemazione dell’intero patrimonio archivistico del territorio con acquisizione, schedatura e conservazione”. Una storia che ha pure un lieto fine dopo le polemiche negli ultimi anni. “Grazie al trasferimento della sezione dell’archivio comunale in via Oddi siamo riusciti a salvare tutta la documentazione che prima era custodita in via Pozzo Nuovo”. L’archivio infatti sarebbe andato disperso: Palazzo De Rossi che custodiva i documenti di due secoli di storia di Urbino ha subìto un cedimento strutturale del tetto.
Un happy end in attesa del trasferimento ‘ideale’ del Polo Archivistico Territoriale a Palazzo Gherardi: i finanziamenti sono stati stanziati, ma dei lavori nemmeno l’ombra.