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Cus: sporcizia, crepe e niente riscaldamento in via Pozzo Nuovo

di    -    Pubblicato il 8/02/2013                 
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URBINO – Mozziconi di sigarette e bicchieri di plastica buttati sul pavimento impolverato del ‘700. Ragnatele, muffa, crepe e infiltrazioni, un separé di compensato che nasconde un termosifone arrugginito e tante altre cianfrusaglie abbandonate da chissà chi e da chissà quanto. Questo è lo scenario che si presenta all’entrata della sede del Cus, il centro universitario sportivo dell’università di Urbino, in via Pozzo Nuovo 21.

Nello stabile comunale, che dal 2005 ospita la segreteria del centro,  non c’è riscaldamento. Il personale si arrangia con delle stufette e non c’è nemmeno un bagno.

I problemi non sono solo di natura strutturale ma anche relativi alla sicurezza giacché, chi vuole iscriversi al Cus, deve possedere una tessera e deve pagare in segreteria una quota d’iscrizione di 10 o 20 euro, ma tenere i soldi nello stabile è un rischio.  La settimana scorsa dei vandali hanno sfondato il portone principale e adesso anche l’interruttore della luce è impossibile da premere, visto che è nascosto dietro una delle ante bloccate. Per ora l’ingresso viene chiuso con un lucchetto fatiscente.

Quella che doveva essere una sede provvisoria, affittata dal comune alla simbolica cifra di 100 euro al mese, si è trasformata in una sistemazione fissa. Quando poi il Cus si sarebbe dovuto trasferire in Via dell’Annunziata, una delle sedi di Scienze Motorie, è arrivato il nevone di febbraio che ha distrutto parte del solaio del capannone della facoltà.

“L’ufficio tecnico non ha dato l’autorizzazione dal punto di vista strutturale – spiega Gabriella Trisolino, presidente del Cus – lo stabile non era più idoneo. Il tetto, piatto, ha subito gravi danni e infiltrazioni dovute al peso della neve”.

Nella prossima riunione del consiglio direttivo si cercherà di trovare una sistemazione tanto economica quanto dignitosa: “L’università con la spending rewiew ha dovuto tagliare sulle strutture in affitto, quindi gli spazi si sono ridotti e non si è ancora trovata una soluzione adeguata, soprattutto per i disabili”.

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