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Tribunale, slitta la chiusura. Il procuratore: “Urbino ha i requisiti”

di    -    Pubblicato il 27/02/2013                 
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URBINO – Quirinale e ministero della Giustizia hanno chiesto al Consiglio superiore della magistratura di rinviare il parere sugli accorpamenti dei tribunali italiani, ma questo non significa che il tribunale di Urbino resterà aperto. La notizia del rinvio, che diluisce i tempi della soppressione, è di questa mattina e non lascia tranquillo il procuratore della Repubblica di Urbino Sandro Cannavale.

“Nessuno sa quello che può succedere, non in questo periodo di grande incertezza istituzionale”, commenta il capo degli inquirenti urbinati. Il rinvio del parere, insomma, non cancella la legge sul ridimensionamento che resta pienamente in vigore. La decisione di richiamare il provvedimento o di rivederlo spetta in ogni caso al nuovo governo.

Il tribunale della città ducale, secondo il procuratore, avrebbe diritto a restare aperto: “Esiste il vincolo della delega: teoricamente dovrebbero restare in funzione almeno tre tribunali per ogni distretto di Corte d’Appello, più quelli dei capoluoghi di provincia”. La sede di Urbino rientra in entrambi i requisiti.

“Per quanto riguarda Urbino in particolare – ha aggiunto Cannavale – va anche detto che le commissioni di Camera e Senato hanno già dato parere contrario alla soppressione del nostro tribunale proprio per il problema del vincolo”.

Oltre agli impedimenti giuridici, secondo il procuratore ci sono risvolti pratici che sconsigliano il “matrimonio” tra la sede di Urbino e quella di Pesaro: “Pesaro – ha spiegato – potrebbe non essere pronta per accogliere i nuovi uffici perché mancano i locali. A Urbino tre giudici sono andati via l’anno scorso, due in pensione e uno trasferito, e non sono stati sostituiti perché il tribunale deve chiudere. In queste condizioni è difficile persino arrivare a comporre il collegio giudicante”.

“Andrebbe rivista tutta la logica del provvedimento”, conclude Cannavale, “ha senso accorpare due piccoli tribunali per formarne uno medio, i tribunali di medie dimensioni sono quelli che funzionano meglio. Ma fondere un piccolo tribunale a uno grande o medio-grande ha poco senso, si va soltanto a intasare quest’ultimo, prolungando i tempi della giustizia perché i procedimenti, nel frattempo, sono costretti a fermarsi. In più c’è da calcolare i costi perché le operazioni di trasferimento hanno un prezzo: può essere che coi ridimensionamenti si risparmi in futuro, ma nell’immediato avremo degli oneri abbastanza pesanti”.

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